Monti Tiburtini

Monti Tiburtini è una delle zone del quinto municipio: da Ponte Lanciani, a via Filippo Fiorentini e alla via Tiburtina.
Dai modesti rilievi montuosi che si trovano nel Lazio, a est di Roma, prende il nome quest’area della Capitale. L’Aniene che li delimita a nord, li separa dai monti Lucretili; il Fosso d’Empiglione, li separa, a sud, dai monti Prenestini; mentre a est, è la valle del fiume Giovenzano (o Fiumicino), affluente dell’Aniene a separarli dai monti Ruffi. Essi, poi si sviluppano nel territorio dei Comuni di Vicovaro, Tivoli, Castel Madama.
La via omonima, che riguarda Roma, accoglie una stazione della linea metropolitana B.
Presso il Km 7 di via Tiburtina, all’angolo con via dei Monti Tiburtini, c’è una struttura muraria con direzione nord – sud in opera quadrata di tufo: ciò che rimane di una villa rustica, distrutta dalla cava di pozzolana.

Pietralata

Pietralata è il nome del ventunesimo quartiere di Roma, indicato con Q.XXI.
Il toponimo indica anche la zona urbanistica 5g del V Municipio.
Si trova nell’area nord-est della città.

Storia

Il nome del quartiere deriva dal latino pietra grande, a causa delle cave di tufo e altri materiali pietrosi.
Le vie più antiche del quartiere, quelle della vecchia borgata, prendono il nome di materiali di origine minerale o vegetale.

Nasce come una delle 12 borgate ufficiali, realizzate dal Governatorato di Roma per trasferirvi, tra il 1935 e il 1940, gli sfrattati degli “sventramenti edili” operati da Mussolini al centro di Roma, in particolare delle zone intorno al Campidoglio, via del Teatro di Marcello, Fori Imperiali, San Giovanni, Porta Metronia e di viale Castrense.
Attraversa varie fasi in particolare gli anni del fascismo con le casette da “sette lire”, chiamate così per via del loro costo, costruite in quel periodo prive di bagni, cucine ed acqua corrente.
Nel 1940, la borgata appariva come un grande prato rigoglioso punteggiato qua e là da nuclei di case bianche e rosa, a due piani; dovunque, poi, distese di campi coltivati dagli abitanti stessi della borgata. Erano circa duecento case ed era suddiviso in due zone, dai nomi di due grandi proprietà della zona: Pietralata Truzzi e Pietralata Ranucci.

A seguire, nel 1953, vengono sostituite le vecchie casette con abitazioni più moderne. A partire dal 1957, fino al 1964, i vecchi lotti vengono sostituiti dai palazzi.
Tutto questo s’intreccia con la profonda identità di borgata degli abitanti che, isolati dal contesto cittadino, trovarono nella Chiesa, che contribuì con la scolarizzazione, e nel Partito Comunista, con l’organizzazione politica e le lotte per la casa, le principali istituzioni di riferimento.

Negli anni cinquanta fino alla fine degli anni settanta frequenti erano gli allagamenti dovuti alla costruzione del piano stradale al di sotto del livello del vicino fiume Aniene.

Successivamente sono stati realizzati lavori che hanno rialzato il piano stradale. L’effetto di queste opere è tutt’ora visibile; infatti alcuni esercizi commerciali sono al di sotto di via di Pietralata e i primi piani delle case sono divenuti pian terreni.
Gli unici punti di aggregazione erano un solo cinema, il mercato con la sua piazza, la parrocchia e la Casa del Popolo costruita nel 1967.
All’inizio degli anni settanta si combatte ancora contro l’analfabetismo: c’è soltanto una scuola elementare, non esiste una scuola media né tanto meno una scuola superiore, ci sono i doppi turni e molti ragazzi interrompono presto gli studi.

Si accentua la distinzione tra la parte alta di Pietralata e la parte bassa (storica), sia dal punto di vista economico che da quello politico.

La borgata di Pietralata viene promossa nel 1961 da suburbio Nomentano a quartiere Pietralata.

Pietralata ha mutato il suo aspetto solo sul finire degli anni settanta quando la Giunta Luigi Petroselli ha iniziato a fare interventi sul territorio, ad esempio il già citato rialzo stradale di via di Pietralata nel dicembre del 1979.

Nel 1990 verrà inaugurata, nel quartiere, la linea B della metropolitana e in seguito l’Ospedale Sandro Pertini.

Nel 1998, recuperando i fondi rubati per la costruzione della metropolitana, la giunta dell’allora sindaco Francesco Rutelli promosse la costruzione di un piazza dove prima c’era una discarica di rottamazione, chiamata in primo momento Piazza Risarcimento in seguito alle proteste degli abitanti del quartiere, che la volevano intitolata a Pier Paolo Pasolini, venne chiamata Largo di Pietralata.

Inoltre sul suo territorio è presente la stazione ferroviaria di Roma Tiburtina e il quartiere è servito da numerose linee di autobus.

Tiburtino Nord
Tiburtino Nord è il nome della zona urbanistica 5c del V Municipio del comune di Roma. Si estende sul quartiere Q.XXI Pietralata.

 

Casal de’ Pazzi

Casal de’ Pazzi è il nome della zona urbanistica 5h del V Municipio del comune di Roma. Si estende sul quartiere Q.XXIX Ponte Mammolo.

Storia

Deve il suo nome al casale che fu restaurato e dove vi abitò l’omonima famiglia nel Rinascimento dalla famiglia fiorentina dei Pazzi nel XV secolo.

Il casale, già preesistente, a quanto pare di origine ghibellina (a notare dalla merlatura delle torri), fu abitato dalla famiglia Pazzi all’incirca dal periodo della Congiura de’ Pazzi (circa dal 1474). La famiglia trasformò ed adeguò il casale, secondo le proprie esigenze ed i propri gusti sotto il pontificato di Sisto IV.

L’aspetto esterno è quello di un casale fortificato medievale-rinascimentale. Due torri, probabilmente torri di avvistamento, di altezza differente, una posta a nord, l’altra posta ad ovest, sono realizzate in tufello misto con selce. Delle finestre, una cornice marcapiano e merlatura ghibellina completano le torri.

Un edificio quadrangolare a due livelli racchiude il casale dal retro formando così un cortile interno sul cui centro è sito un pozzo marmoreo su cui vi sono delle raffigurazioni di cervi e fiori. Alcuni frammenti di sculture e brandelli di opere architettoniche sono conservati all’interno del casale.

Al XVI secolo risalgono, almeno a quanto pare a prima vista, il corpo di fabbrica e la torre sita a nord. All’inizio del XX secolo fu intrapreso un recupero del casale con susseguente restauro. Attualmente è utilizzato come villino signorile ad uso privato.

La zona tutto intorno a questo casale è abbastanza recente, sorta intorno agli anni anni ’80 ed è composta da palazzi e palazzoni in stile moderno.

IL GIACIMENTO PLEISTOCENICO DENOMINATO DI “VIA CASAL DE’ PAZZI.”
Nei pressi di via Casal de’ Pazzi, ma per esser e più precisi alla confluenza tra via Ciciliano e via G. Palombini fu scoperto nel 1981, mentre si stavano effettuando gli scavi per la costruzione di un collettore, un giacimento pleistocenico.

Gli scavi condotti fino al 1985 hanno permesso di individuare il corso dell’antico fiume Aniene ed oltre 2.000 reperti ossei appartenenti a mammiferi (elefante antico, bue, ippopotamo, cervo, daino, capriolo, lupo), uccelli acquatici e rettili. Tra queste citiamo le zanne, i denti, le costole e l’omero di un Palaeoloxodon (Elephans) antiqus.

Nello strato di tipo fluviale posto a maggiore profondità è stato rinvenuto un frammento di un cranio umano collocabile tra le forme arcaiche di “Homo sapiens” (fasi finali del Pleistocene medio).

 

Tiburtino III

Tiburtino III, ex borgata conosciuta con il nome di Santa Maria del Soccorso, è un zona del V Municipio del comune di Roma, situato nel quadrante est in prossimità di Colli Aniene e Pietralata.
Storia
Nasce come una delle borgate ufficiali di Roma verso la metà degli anni 1930. I confini erano via di Grotta di Gregna, piazza Santa Maria del Soccorso, via Tiburtina.
La borgata è stata successivamente inserita nel quartiere Q.XXII Collatino.
La zona è stata oggetto di una drastica ristrutturazione urbanistica avvenuta tra il 1981 e il 1990 fortemente voluta dalla popolazione residente.
Attualmente l’area del Tiburtino III nasconde le tracce della borgata ufficiale IACP costruita nel 1936 per dare alloggio a quota parte degli abitanti del centro storico sfrattati durante l’operazione di “risanamento” attuata tra il 1930 e il 1938 dal Governatorato di Roma.
Al Tiburtino III andarono in prevalenza gli abitanti della Ferratella (zona San Giovanni – Porta Metronia), via delle Botteghe Oscure, Borgo Pio.
Della vecchia borgata non resta che qualche edificio esemplare, mentre la semi totalità dei “lotti” popolari di color giallino pallido che disegnavano l’ambiente extraurbano sono stati abbattuti e sostituiti con edifici in linea di colore grigio, alti dai 4-8 piani, costruiti in cemento armato e tamponati con pannelli prefabbricati di gesso. Attualmente il quartiere è inglobato nel tessuto urbano di Roma, e ha perduto quei caratteri di riconoscibilità morfologica che sono propri delle 11 borgate ufficiali dello stesso periodo storico; in compenso la qualità degli alloggi è decisamente migliorata, in linea con lo standard contemporaneo

Casal Bruciato

Casal Bruciato è il nome della zona urbanistica 5b del V Municipio del comune di Roma. Si estende sul quartiere Q.XXII Collatino.

Storia

Negli anni dal 1950 a 1954 fu costruito il quartiere dell’INA-Casa che prese l’omonimo nome di Tiburtino, tra la via Tiburtina km 7, via D. Angeli, Via E. Arbib, via L. Cesana, Via dei Crispolti, via Lucatelli. Questa opera realizzata fu un progetto di un gruppo di architetti; è considerata uno degli interventi più significativi del Razionalismo italiano del dopo guerra, nella sua corrente detta del Neorealismo architettonico, una delle diverse espressioni del Movimento Moderno in Italia.
La zona è sorta negli anni ’60-’70 su terreni lasciati a prato, eccezion fatta per alcuni nuclei preesistenti, ed è oggi compresa tra la via Tiburtina a nord e il tratto urbano dell’autostrada Roma-L’Aquila a sud, e tra le zone di Casal Bertone a ovest e Verderocca a est.
Via di Galla Placidia ne costituisce il confine occidentale, mentre ad est via Filippo Fiorentini lo separa da Verderocca.

La zona gravita intorno a piazza Riccardo Balsamo Crivelli, situata sul punto più elevato dell’area.

Interessanti sono la villa Fassini, oggi sede delle Società Autostrade, il casale della Cacciarella (il “Casale Bruciato”) e gli scavi archeologici romani di via di Casalbruciato.
Interessante la riscoperta di grotte adibite a fungaie durante gli scavi sotto un campetto da calcio per la realizzazione di parcheggi coperti in via Bergamini. La presenza di queste grotte non era comunque mai stata del tutto dimenticata, come dimostrato da racconti circolanti tra i ragazzi del quartiere riguardo a “gallerie segrete” che avrebbero collegato il campo alla villa Fassini (detta “del Barone”).

Podere Rosa

L’area che si chiama Podere Rosa, dal nome dell’omonimo Casale, costruito agli inizi del secolo scorso, sorge intorno agli anni Quaranta come un insieme di case sparse nel quartiere di Ponte Mammolo. È raggiungibili dalla via Nomentana, ma anche percorrendo a piedi il Parco di Aguzzano che gravita intorno ai quadranti di San Basilio e San Cleto.

Dalla via Nomentana possiamo prendere via Diego Fabbri che ci conduce in un sito, posto non lontano dal Casale Podere Rosa, in cui si colloca una villa romana ad uso rustico databile al periodo di età tardo repubblicana, ma con rifacimenti che si protrassero fino al IV-V secolo d.C. Tra le ville menzionate quest’ultima presenta i resti più consistenti. Sono visibili dei tratti murari in opus reticulatum relativi ad ambienti termali ed alcune stanze con pavimentazione a mosaico. Dall’ambiente termale si poteva accedere con una scala ai piani superiori. Le terme erano alimentate da una grande cisterna che si trova nel settore occidentale del complesso. In uno degli ambienti è presente un pavimento a mosaico con motivi geometrici a forma di reticolo ortogonale con tessere di colore bianco su fondo nero La villa fu rinvenuta durante gli scavi compiuti nel 1982. 
Il Casale, immerso nel verde di una piccola collina, è oggi di proprietà del Comune di Roma ed è stato ristrutturato dopo diversi anni di abbandono secondo tecniche bio-compatibili.

Nel 1993, si costituì l’associazione Casale Podere Rosa, nelle vicinanze del Parco regionale urbano di Aguzzano. Ambientalismo radicale, tutela dei diritti sociali e del lavoro, sensibilizzazione verso uno stile di vita meno consumistico sono i concetti fondamentali intorno a cui si è costituita l’Associazione.

Tra i numerosi progetti portati avanti dal Casale Podere Rosa, sono tra i più significativi, oltre alla valorizzazione del Parco di Aguzzano, l’Università, che offre una serie di seminari e dibattiti di approfondimento di diverse tematiche ambientali, proiezione di documentari, eventi teatrali musicali;la “Festa cittadina per l’Ambiente”, che si svolge in estate; il ripristino ambientale, il risparmio energetico e la riqualificazione del territorio; un progetto socio-riabilitativo che comprende la coltivazione di un orto biologico curato da giovani disabili, la realizzazione di un percorso sensoriale per le persone non vedenti e la creazione di un gruppo di falegnameria dedicato alla manutenzione del giardino: il Giardino delle Meraviglie, dove sono stati istituiti un impianto fotovoltaico, una stazione di compostaggio, sistemi per il riutilizzo dell’acqua piovana e collettori solari. Non mancano due locali di ristorazione bio e il commercio di prodotti equo solidali.

San Cleto

Negli anni Cinquanta, la parrocchia di San Cleto, dedicata al terzo papa della chiesa cristiana Anacleto I, dà il nome alla omonima borgata, nata su lottizzazione abusiva (il lottizzatore di queste aree, fu l’avvocato Pace), tra il fosso di San Basilio e la via Nomentana. Senza un piano regolatore, senza strade, senza fogne né scuole, la borgata fu costruita specialmente da emigranti edili umbri e marchsigiani, immigrati
a Roma di recente che, pur non avendo la prescritta licenza edilizia, costruirono le loro case approfittando del tacito assenso dell’amministrazione capitolina.

San Cleto ospita i ruderi della torre del Coazzo e un casale del sec. XIII costruito su resti di un’antica villa romana.

Ruderi di Coazzo
I ruderi di Coazzo sono un sito archeologico con resti di edifici in rovina, presso il chilometro 10,200 della via Nomentana in una zona adibita a parco pubblico lungo la via Bernandini.

Descrizione
I resti di murature visibili sono da ascrivere ad un casale-torre del XIII secolo sorto su una preesistente villa romana. La struttura medioevale è stata realizzata con materiali riutilizzati provenienti da tombe, laterizi e blocchi di travertino, provenienti dalla zona limitrofa alla via Nomentana.
I “ruderi” comprendono un edificio conservato per circa 3 m circa d’altezza con 2 ambienti a volta e due tronconi della torre in opus mixtum.
Storia
La torre permetteva di controllare la via Nomentana all’altezza dell’odierno quartiere di San Basilio e fino a dove oggi sorge il Grande Raccordo Anulare. Nel 1428 era in possesso ai Frangipane, che vendettero metà del casale alla Basilica di San Pietro; quest’ultima, nel XVI secolo vendette la proprietà a Cola Iacobacci. Il toponimo di “Coazzo” potrebbe derivare da una storpiatura del nome della famiglia Iacobacci (scritto talvolta Jacobacci o Jacovazzi).

Rebibbia

Rebibbia è un’area urbana di Roma sita sulla via Tiburtina prima del Casale di San Basilio nella periferia nord-est della città.
Fa parte del quartiere Q.XXIX Ponte Mammolo.
Il nome richiama il casato del cardinale Scipione Rebiba, proprietario di una grande tenuta che costituiva l’attuale quartiere attorno a Ponte Mammolo.

Cominciata a costruire agli inizi del XX secolo, è costituita da case quasi completamente familiari composte principalmente da pochi piani e piccoli giardini, in stile quasi rurale.

Il Carcere
L’omonimo carcere è a forma pressoché quadrangolare con accesso da via Bartolo Longo e dalla via Tiburtina. È stato consegnato nel 1972, si tratta di un vero e proprio complesso, una piccola città. Dalla prima cinta, entro cui si trovano una mensa, un bar, uno spaccio alimentare, uno sportello bancario, un campo sportivo per gli agenti, palazzine di alloggi per il personale e al centro la palazzina centrale per gli uffici, si passa alla seconda cinta, quella dell’area della reclusione.
Rappresenta uno dei principali carceri italiani a livello di sicurezza e di reintegrazione nel sociale dei detenuti, grazie a piani di recupero molto specifici e accurati.

Archeologia

Sepolcri e magazzini di Via Tiburtina. Dei ruderi di un sepolcro sono siti presso un ristorante, mentre al chilometro 10,300 vi sono dei sepolcri di età imperiale al lato settentrionale e dei magazzini di età tardo repubblicana al lato meridionale della via stessa.

Casale di Rebibbia o de la Vannina.

È sito in via di Ponte Mammolo. È documentato dal VI secolo è posto su una rupe alla destra dell’Aniene. È composto di due edifici delimitati da un recinto con un cortile interno su cui si appoggiano degli edifici moderni. Una cornice marcapiano era una separatrice fra il corpo principale ed una torre ora inglobata in una struttura. Al recinto si addossa la cappella di San Giuseppe. Presso il casale vi sono delle cave di tufo sfruttate fino ai primi decenni del XX secolo.
Strutture antiche via Tiburtina. Delle strutture di servizio per la Via Tiburtina sono state trovate a Via Cannizzaro

Torre di Rebibbia

Torre di vedetta medioevale costruita sopra antiche sostruzioni di origine romana. Si trovava posta sulla confluenza del fiume Aniene e di una antica strada che da Ponte Mammolo raccordava la via Tiburtina con la Nomentana.

Colli Aniene

Colli Aniene è un’area urbana del V Municipio compresa fra via Tiburtina e il tratto urbano dell’autostrada A24, a cavallo di viale Palmiro Togliatti.

Si estende nel quartiere Collatino a ovest e nella zona Tor Cervara a est.

È delimitata a ovest dalla vecchia borgata di Tiburtino III, a nord dal nodo di scambio di Ponte Mammolo e dal fiume Aniene, a est dal parco della Cervelletta, a sud dall’autostrada A24 e dalla ferrovia Roma-Pescara.

Storia

La storia del quartiere comincia nel 1970, quando l’Associazione Italiana Case (AIC) usufruendo delle facoltà previste dalla legge 167/1962 sull’edilizia economica e popolare acquista una vasta area nel Piano di zona Tiburtino Sud.

Negli anni ’70 e ’80, l’AIC e altre cooperative urbanizzarono, lasciando largo spazio al verde pubblico, un territorio fino ad allora ondulato (da cui il nome “Colli Aniene”, sebbene oggi il quartiere sia pianeggiante) e in parte paludoso per la vicinanza del fiume.

Nell’ambito del nuovo Piano regolatore generale romano, è ancora da pianificare la centralità urbana prevista nei pressi del nodo di scambio di Ponte Mammolo e del fiume Aniene.

Le realtà storico-archeologiche del territorio sono quindi poche, a causa dell’urbanizzazione recente:

• Resti del vecchio Ponte Mammolo romano, ricostruito più a valle da papa Pio IX nel 1853.
• Casale della Cervelletta, realizzato come fortificazione medievale su rovine romane, costituito da una torre circondata da edifici di tipo residenziale e agricolo, di proprietà della famiglia Borghese dal 1629.
• Casale Bocca di Leone, con torre ghibellina del XVII secolo.
• Casale Nardi, costruito a cavallo del 1900 su strutture di epoca romana, e dalla fine del 2009 sede di una biblioteca del circuito Biblioteche di Roma.

Fontanile di Benedetto XIV lungo la via Collatina antica, alimentato dall’acquedotto dell’Acqua Vergine e restaurato nel 1753.

Tiburtino Sud

Tiburtino Sud è il nome della zona urbanistica 5d del V Municipio del comune di Roma. Si estende sul quartiere Q.XXII Collatino.
La parte edificata del Tiburtino Sud, a nord del tratto urbano della A24, è chiamata “Colli Aniene”.

Casale Caletto

Il quartiere di Casale Caletto, nel territorio del V Municipio e contiguo a La Rustica, è stato edificato all’80% con edilizia popolare (legge 167), ma il piano di zona non è ancora stato completamente realizzato.

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