Casal de’ Pazzi

Casal de’ Pazzi è il nome della zona urbanistica 5h del V Municipio del comune di Roma. Si estende sul quartiere Q.XXIX Ponte Mammolo.

Storia

Deve il suo nome al casale che fu restaurato e dove vi abitò l’omonima famiglia nel Rinascimento dalla famiglia fiorentina dei Pazzi nel XV secolo.

Il casale, già preesistente, a quanto pare di origine ghibellina (a notare dalla merlatura delle torri), fu abitato dalla famiglia Pazzi all’incirca dal periodo della Congiura de’ Pazzi (circa dal 1474). La famiglia trasformò ed adeguò il casale, secondo le proprie esigenze ed i propri gusti sotto il pontificato di Sisto IV.

L’aspetto esterno è quello di un casale fortificato medievale-rinascimentale. Due torri, probabilmente torri di avvistamento, di altezza differente, una posta a nord, l’altra posta ad ovest, sono realizzate in tufello misto con selce. Delle finestre, una cornice marcapiano e merlatura ghibellina completano le torri.

Un edificio quadrangolare a due livelli racchiude il casale dal retro formando così un cortile interno sul cui centro è sito un pozzo marmoreo su cui vi sono delle raffigurazioni di cervi e fiori. Alcuni frammenti di sculture e brandelli di opere architettoniche sono conservati all’interno del casale.

Al XVI secolo risalgono, almeno a quanto pare a prima vista, il corpo di fabbrica e la torre sita a nord. All’inizio del XX secolo fu intrapreso un recupero del casale con susseguente restauro. Attualmente è utilizzato come villino signorile ad uso privato.

La zona tutto intorno a questo casale è abbastanza recente, sorta intorno agli anni anni ’80 ed è composta da palazzi e palazzoni in stile moderno.

IL GIACIMENTO PLEISTOCENICO DENOMINATO DI “VIA CASAL DE’ PAZZI.”
Nei pressi di via Casal de’ Pazzi, ma per esser e più precisi alla confluenza tra via Ciciliano e via G. Palombini fu scoperto nel 1981, mentre si stavano effettuando gli scavi per la costruzione di un collettore, un giacimento pleistocenico.

Gli scavi condotti fino al 1985 hanno permesso di individuare il corso dell’antico fiume Aniene ed oltre 2.000 reperti ossei appartenenti a mammiferi (elefante antico, bue, ippopotamo, cervo, daino, capriolo, lupo), uccelli acquatici e rettili. Tra queste citiamo le zanne, i denti, le costole e l’omero di un Palaeoloxodon (Elephans) antiqus.

Nello strato di tipo fluviale posto a maggiore profondità è stato rinvenuto un frammento di un cranio umano collocabile tra le forme arcaiche di “Homo sapiens” (fasi finali del Pleistocene medio).