Torre di Mezzavia

La Tor di Mezzavia di Frascati (da non confondere con la Torre di Mezzavia d’Albano, sulla via Appia), sorge sul margine destro della Tuscolana, all’altezza del km 11,400, poco dopo il bivio con la via Anagnina (l’antica via Latina).

Storia

L’importanza della torre è data dalla sua particolare posizione a cavaliere delle due strade, entrambe molto sfruttate nel Medioevo. La denominazione di Tor di Mezzavia, è presumibilmente post-medioevale e indica la posizione intermedia lungo il percorso per Frascati.

Nel Medioevo la vasta tenuta in cui era compresa la torre appartenne nel XIII secolo alla famiglia Mardoni, cui spetta probabilmente la costruzione della torre.
Le notizie della famiglia dei Mardoni risalgono al 1140, quando un Pietro Mardoni è nominato in una bolla d’Innocenzo II del 1140, mentre un Andrea Mardone fu syndicus del senatore di Roma nel 1256, al tempo di Brancaleone degli Andalò. Alla fine del XII secolo il Casale quod dicitur Crypta de Mardonibus risulta di proprietà della famiglia Annibaldi (come risulta  da un atto nel 1296), mentre nel sec. XIV è delle monache di S. Lorenzo in Panisperna, proprietarie anche della vicina Torre dei  Ss. Quattro; da un elenco di casali dell’inizio del XVII secolo risulta che la torre era all’epoca ancora delle monache di S. Lorenzo.

La Torre di Mezzavia fu eretta nel XIII secolo sulle rovine di una villa suburbana di età imperiale (I-II sec. d.C), il cui resto più cospicuo è costituito da una cisterna  contraffortata, restaurata di recente, che fu reimpiegata nel Medioevo come abitazione.

Struttura

La torre, di forma quadrata, misura circa 7 metri di lato ed è alta circa 19 metri fino alla sommità del tetto moderno, che sostituisce il coronamento originario. La torre è in muratura a sacco con riempimento in spezzoni di selce, fino ad un’altezza di 3,6 metri. Tutta la parte superiore è in tufelli parallelepipedi di peperino, con alcuni inserti in laterizio e marmo.

Una scala moderna in pietra sul lato Nord-Ovest conduce agli ingressi del piano terra e del piano superiore, mentre subito al di sotto un’altra rampetta di scale scende in ambienti sotterranei, forse ricavati riutilizzando vani dell’edificio antico. La camera al piano terreno, in cui si apre una finestra moderna, è coperta da una volta a crociera, mentre i piani superiori sono impostati su armature lignee e presentano due ordini di finestre rettangolari con stipiti marmorei, alcune murate già in tempi antichi. Sono visibili anche feritoie a vari ordini di fori per le impalcature dei singoli piani.

La torre è posta al centro è racchiusa in un recinto antemurale in peperino, presumibilmente coevo alla torre (anche se rimaneggiato posteriormente) aperto sull’esterno tramite un arco probabilmente secentesco e un recente taglio del muro; all’interno, oltre la torre sono dislocati un cortile, una casupola (entrambi d’età moderna) e, a sud, un antico pozzo, oggi sepolto. Alto quasi 3 metri, il recinto presenta alla base dei canali di scolo e, a metà altezza, fori d’impalcatura che furono utilizzati anche per impostare un camminamento di ronda in legno.

Cisterna romana

La cisterna, probabilmente d’eta augustea o flavia, è posta a circa 50 m. dalla torre ed è la struttura più significativa, appartenente alla villa romana, rimasta visibile; è di forma rettangolare e ha un lato di circa 9 m. per 8 m. mentre sale in altezza per circa 6 m. Il vano interno misura invece circa 5,7 m. x 5 m. La cisterna si presentava su due livelli, come quella della poco lontana Fattoria di Gregna, che venne trasformata in casale solo in epoca successiva. L’interno presenta una volta a botte (con il foro per l’immissione dell’acqua al centro del lato S.E.) e conserva ancora gran parte dell’intonaco di rivestimento. Essendo stata adibita nei secoli passati ad uso abitazione, la cisterna conserva ancora le bucature relative ad una porta e una finestra.
La tecnica edilizia del monumento è riconoscibile dalle murature in calcestruzzo di tufo, con paramento in opera reticolata, alternato a fasce laterizie, sul corpo quadrangolare, mentre gli speroni sono in tufelli regolarmente disposti su piani orizzontali. Gli archi sono in laterizio e così la piattabanda ed il timpano della porta posta di fronte alla scala. Il tufo impiegato nel reticolato è prevalentemente il peperino, alternato a filari in tufo giallo litoide; ma la composizione dal punto di vista cromatico, appare tuttavia abbastanza libera, con l’inclusione anche di tufi rossi.