Ponte Galeria

Ponte Galeria è il nome della quarantunesima zona di Roma nell’Agro Romano, indicata con Z.XLI.

Il toponimo indica anche una frazione di Roma Capitale e la zona urbanistica 15g del Municipio Roma XV.
A Ponte Galeria è situato un centro di identificazione ed espulsione (CIE).

Si trova nell’area sud-ovest di Roma, a ridosso ed esternamente al Grande Raccordo Anulare

Storia

Ponte Galeria, oltre al fiume Tevere, è attraversata da un piccolo fiume che per la dimensione ridotta viene classificato come ‘rio’ e ha dato il nome alla valle che attraversa, il rio Galeria, appunto.
Oggi di questo corso d’acqua non ci accorgiamo quasi più, chiuso com’è tra argini poderosi. E’ comunemente definito ‘marana’, declassazione o confidenza che ignorano le vetuste origini ed antiche vestigia e funzioni, quando era solcato da barche, o quando era temuto per le inondazioni o quando era usato come barriera naturale alle invasioni.

Il rio Galeria era chiamato dagli etruschi ‘Careiae’ o ‘Careia’ o ‘Cereja’, e veniva utilizzato per il trasporto del sale fin sotto le mura di Veio. Il nome ‘Careja’ venne poi trasformato in Galeria (=abitanti del rio Careia), quando Roma venne divisa in 16 tribù nella riforma dell’agro ad opera di Servio Tullio (quarto re di Roma).
Il nome fu poi esteso a tutta la valle del rio. Il nome Galeria appare in numerosi testi classici, fra cui Tito Livio e Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia.

Il rio e la valle Galeria erano noti per la loro importanza strategica, militare e alimentare.
Ciò risulta dall’opera di Papa Adriano I (772-795), che volle qui una domusculta, cioè una grande masseria ‘con campi e casali, vigne, mulino, ..’ per dare rifornimento di grano alla città.
Dopo cinquant’anni, un altro Papa, Gregorio IV (827-844) fece costruire qui un castello adibito a villa e fortilizio. Era una torre a tre piani, circondata da un robusto antemurale. Tra le varie vedette che difendevano il castello, una era di particolare importanza, per il fatto che racchiudeva il ponte con cui si superava il rio Galeria.

Anche i Papi successivi ebbero a cuore il ponte sul Galeria. Papa Benedetto VIII, nel 1018 ordinala restaurazione. Stessa cosa fece il 12 agosto 1526 Papa Clemente VII, incaricando il prefetto dell’alveo e delle sponde del Tevere a restaurare il ponte sul Galeria. Lo stesso Papa gli ingiunge poi di mantenerlo in buono stato e, per trovare i fondi per la manutenzione, lo autorizza a riscuotere una tassa dalle navi che risalgono il Tevere.

Nell’arco della storia la valle Galeria vede un alternarsi di periodi floridi con periodi di abbandono; di fioritura o di squallore, come agli inizi del 1900.
Con l’espansione verso il mare voluta dal fascismo e con la costruzione della vetreria, inizia l’urbanizzazione della valle Galeria.
Ponte Galeria non era una tenuta, ma un piccolo centro, nodo di due importanti arterie stradali (via Portuense e via Magliana) e di due vie fluviali (Tevere e Rio Galeria).

Sin dall’antichità fu un centro abitato. Ciò è dimostrato anche dalle tombe neolitiche (cioè dell’età della pietra e del bronzo) rinvenute.
E’ durante il paleolitico che i primi uomini arrivarono in questa zona. Trecentomila anni fa nella zona si aggirava l’elefante, l’ippopotamo, il rinoceronte il cavallo il bue, il cervo, il cinghiale, ed altri animali di taglia minore, prede della caccia utile al sostentamento della popolazione.

La valle, in via di formazione, era ingombra di acquitrini e paludi, e nel suo insieme appariva come una steppa nella quale si distendevano, senza argini, il fiume Tevere ed il Galeria.
Proprio la presenza dei due fiumi riduceva il bisogno idrico del centro, perché a quel tempo l’acqua del fiume si beveva.