Romanina

Romanina è il nome della zona urbanistica 10g del X Municipio del comune di Roma. Si estende sulla zona Z.XVI Torrenova.
È situata a sud-est della capitale, esternamente e a ridosso del Grande Raccordo Anulare, tra la via Tuscolana e l’A1 Autostrada del Sole, e dal quale è direttamente accessibile tramite uno svincolo.
Collega la città con gli abitati di Vermicino e Frascati.

Nata come zona rurale (zona “O” 60A-B), è oggi caratterizzata da una forte espansione urbanistica residenziale e, soprattutto, direzionale e commerciale, con un’alta concentrazione di centri commerciali.

La zona cominciò ad essere abitata dopo un po’ dalla Delibera del Comune di Frascati del 1946, la quale assegnava a cittadini frascatani Combattenti e Reduci dell’ultima guerra degli appezzamenti di terreno agricolo di 2.500 mq, al fine di promuovere lo sviluppo dei suoi abitanti.

Questi terreni pur essendo nel territorio del Comune di Roma, erano tuttavia, da tempo immemorabile, di proprietà del Comune di Frascati, come d’altronde l’area attuale del parcheggio della metropolitana, tutto Gregna di Sant’Andrea, Passolombardo, Campo Romano ecc.
Con la delibera, Frascati lottizzava quei terreni anche se,a loro dire, erano vincolati da usi civici.
Accadde però che molti beneficiari di quei terreni trovarono scomodo utilizzare il lotto a loro assegnato e così lo vendettero, anche se in modo improprio, ma a prezzi abbordabili, ad immigrati delle varie regioni italiane ed a subentranti romani espulsi dal centro dalle precarie condizioni economiche.

Questo fatto ha aperto un annoso contenzioso con Frascati sulla proprietà dei terreni, che ha spesso frenato lo sviluppo dell’allora borgata e che è stato superato solo recentemente dopo una lunga e dura lotta legale. Insomma, cominciava a popolarsi e formarsi un primo nucleo abusivo con strade di cinque metri in terra battuta, senza luce nelle case, figuriamoci sulle strade, senza scuole, ne fogne, niente di niente: una borgata come altre cento che sorgevano attorno alla cinta della città, che in quegli anni di selvaggia urbanizzazione, aumentava mediamente di 90.000 abitanti all’anno.

Cominciavano gli anni del boom economico, ma anche di sacche di miseria e di emarginazione, come le baracche del Mandrione e di Tor Fiscale; siamo già intorno al 1950, tutti conducevano una vita sobria, difficile, ma con grandi speranze di crescere e di migliorare.
La socialità, di tipo rurale, era serena e gioiosa, i bisogni semplici, i rapporti umani molto solidali.

Così arriviamo agli anni sessanta con una borgata già delineata e abbastanza popolata, ma ancora senza nome.

Di notevole da ricordare: i primi allacci di energia elettrica nel 1953 e la costruzione della prima carreggiata del Grande Raccordo Anulare nel 1954, che divise in due la borgata. Poco dopo l’inizio dell’altra lottizzazione, quella di Parmeggiani, che costituisce l’altra faccia della Romanina.
Infatti i circa 70 ettari della originaria lottizzazione del comune di Frascati erano circondati da latifondi abbastanza importanti, con nomi altisonanti e con grandi proprietà: i Gerini, nella cui area in seguito è sorto il quartiere di Cinecittà Est, quello di Viale Antonio Ciamarra per intenderci; i Parmeggiani appunto; i Picara, che diedero luogo alla lottizzazione di Giardini di Tor di Mezza Via, attorno a Via Gasperina; ed infine gli 80 ettari dell’area Italcable, fino a Ponte Linari, dove fra poco sorgerà la cosiddetta Centralità Romanina, con importanti centri direzionali, commerciali e residenziali con una nuova chiesa e grandi arterie interquartiere.

A cavallo degli anni ’50 ed i primi anni ’60 il nuovo insediamento urbano, sempre più popoloso, cominciava ad assumere un aspetto di borgata (si chiamavano così tutti gli agglomerati di edilizia abusiva e di tipo familiare che cominciarono a sorgere a decine intorno a Roma).

La borgata, le cui strade coincidevano con quelle della lottizzazione agricola di Frascati e poi di Parmeggiani ed erano larghe 5 metri di terra battuta, polverose d’estate, fangose d’inverno; cominciava a reclamare al Comune di Roma una sistemazione urbanistica e soprattutto la fornitura di servizi primari come le fogne e servizi sociali, come la scuola o la farmacia.

Il nome è nato quasi per scherzo ad opera di lavoratori abruzzesi pendolari. Tutti infatti avevano l’abitudine, quando si recavano al lavoro ed a fare la spesa nel nuovo quartiere Tuscolana, di rispondere:“Vado a Roma!” a chi avesse chiesto:“Dove vai?”. Con un pizzico d’orgoglio i pendolari in questione, quando tornavano a casa e pagavano il biglietto della Stefer, dichiaravano al bigliettaio che andavano alla Romanina, cioè alla piccola Roma. E così il nome rimase e fu adottato dal Comune e dall’Anas, che per prima piantò un cartello stradale con su scritto: Borgata Romanina.

Siamo già nel 1962, anno fondamentale per la storia della Romanina, infatti, in quell’anno il Comune di Roma approvò il Nuovo Piano Regolatore della città, che prendeva in considerazione la borgata destinandola ad una ristrutturazione e ad un recupero urbanistico. Nel contempo cominciavano i primi tentativi per il riscatto dei terreni da Frascati.

Un’altra data importante fu l’anno in cui fu promulgata la cosiddetta Legge Ponte, cioè la Legge Mancini, la quale consentiva di mettere in regola le case costruite abusivamente entro l’agosto del 1967: questo fatto diede un poderoso impulso all’edificazione ed al completamento di opere già avviate. La Romanina cominciava a farsi grande e i suoi confini già delineati entro il quadrato formato dal GRA, dall’Autostrada per Napoli, dall’Italcable e dalla Tuscolana.
Anche il 1968 è una pietra miliare per la storia della Romanina. Infatti, il Comune di Roma, anche per merito di pressioni politiche e sociali dei suoi abitanti, adottò il primo Piano Particolareggiato in esecuzione del Piano Regolatore Generale; il primo strumento urbanistico in assoluto che venne approvato in tutta la città e questo è un record di cui vantarci, poiché da quel momento iniziò la trasformazione di Romanina da borgo semi agricolo ad un grande ed importante quartiere (20 anni fa, se dicevi di abitare alla Romanina la faccia dell’interlocutore assumeva un’aria perplessa e interrogativa, oggi conoscono la Romanina anche nella Regione, per via dell’università e per i tanti, forse troppi, Centri Commerciali).

L’unica ex borgata ad avere strade decenti e dotata, per esempio, di tutte le scuole, di ogni ordine e grado, dalla scuola dell’infanzia fino all’università.

Romanina A e B

L’area del Piano Particolareggiato zona “O” n.60 A-B “La Romanina” ricade nel territorio del X Municipio, nel quadrante sud-est della città, a cavallo del G.R.A., tra l’autostrada Roma-Napoli e la Via Tuscolana.

Dati

La borgata ha una superficie complessiva, pari a 29,21 ettari, per una densità territoriale pari a 72,88 ab/ha.