Torre Maura è il nome della quindicesima zona del comune di Roma nell’Agro Romano, indicata con Z.XV.
Il toponimo indica anche la zona urbanistica 8b dell’VIII Municipio.
Confini
Si trova nell’area est del comune, a ridosso ed internamente al Grande Raccordo Anulare.
Storia
Il territorio oggi corrispondente a Torremaura era anticamente posto al quinto miglio della via Labicana (od.Casilina) e compreso in quell’area del cosiddetto Lazio Antico, diviso fra le prime tribu’ dell’età Regia fra cui era la Pupinia, da molti collocata nell’area di Torrenova.
Non conosciamo il nome o i vocaboli antichi con cui erano indicati questi luoghi sebbene il geografo Stradone indichi col nome di FESTI, una località “fra la quinta e la sesta pietra da Roma” che coincideva con il primitivo confine dell’agro romano e dove ogni anno si tenevano specifici riti detti ambarvalia.
L’antica Labicana, partendo dall’ Esquilino raggiungeva dopo XV miglia, l’antica Labico (presso Montecompatri) mantenendo un percorso pressappoco simile alla moderna via Casilina sino al Castello di Torrenova.
Nell’area fra la caserma di Torrespaccata ed il G.R.A., manteneva un percorso leggermente a Sud della consolare ancora riconoscibile in alcune foto aeree degli anni ’20.
Il tracciato, costellato da costruzioni e sepolture in piu’ tempi emerse e distrutte durante la costruzione e crescita della borgata; era pressappoco coincidente con le attuali via dei Verdoni, Piazza degli Alcioni, Via dell’Airone.
Questo spiega come mai lungo queste strade non vi sia stata famiglia o costruttore che non abbia rinvenuto nello scavo delle fondazioni della propria palazzina di elementi archeologici a carattere funerario e non, quali : sarcofagi, iscrizioni, frammenti statuari, basoli dell’antica strada, mosaici e strutture murarie.
La borgata Torre Maura, venutasi a costruire intorno al 1920, deve la sua denominazione ad un’antica costruzione i cui ruderi sono ancora visibili in via di Torre Spaccata, poco dopo l’incrocio con via Casilina. Dei resti, che consistono in un’abside orientata a sud-est compresa tra due brevi tratti di muri, si è potuta ricostruire la pianta, di tipo basilicale a tre navate, larga 17,6 metrie lunga 14,8 metricirca, divise da archi impostati su pilastri. Nella copertura della volta sono inserite alcune anfore che, secondo l’uso già notato in altri monumenti, avevano lo scopo di alleggerire la massa del conglomerato cementizio. La muratura, in opera listata (cioè costituita da filari alternati di mattoni e tufelli) presenta alcuni elementi decorativi, eseguiti con una particolare disposizione dei laterizi, che appaiono tipici dell’età alto-medioevale e permettono di inquadrare il monumento nell’ambito del VI-V secolo d. C.
Il nome della località sembra derivare dal fundus Mauricius della massa Varvariana, ricordata nel Patrimonio Labicano.
Sempre a Torre Maura, in località S. Maria, al centro di un complesso di case popolari, si rinvennero nel 1983 le strutture di una villa in uso dalla tarda età repubblicana fino alla tarda età imperiale. Da qui proviene un sarcofago con scene di caccia di notevole livello artistico tra il 310 ed il 330 d. C. Interventi di spoliazione e di riutilizzo sono qui testimoniati dalla costruzione di una struttura databile al XII secolo, forse identificabile con l’oratorio di S. Erasmo, ricordato al VI miglio della Labicana in un elenco coevo di chiese sublacensi.
Poco oltre, all’incrocio di Via dell’Airone con Via dei Fagiani sorge il cosiddetto Muraccio di S. Maura, un sepolcro in laterizio, completamente decontestualizzato dalle moderne costruzioni che lo circondano. Il monumento, in origine posto sulla via Labicana, ha pianta quadrata e, sulla base dei mattoni bollati rinvenuti, è databile al 123 d.C. Un altro monumento isolato dal suo contesto originario si trova in un cortile delimitato da moderne costruzioni, su Via dell’Aquila Reale: si tratta di un sepolcro a pianta circolare, di 8,8 di diametro, con basamento in blocchi di travertino, da riferire alla fine dell’età repubblicana o ai primi anni dell’impero.