Tor Marancia

Tor Marancia è il nome della zona urbanistica 11e dell’XI Municipio del comune di Roma. Si estende sul quartiere Q.XX Ardeatino.

Il nome di Tor Marancia deriva dal latino Praedium Amaranthianus, cioè fondo di Amaranthus, un liberto della famiglia dei Numisii Proculi del II secolo d.C..
La torre originale, oggi scomparsa, si trovava a breve distanza dall’Ardeatina.

Quella presente attualmente, che si trova sulla strada omonima è, in realtà, la Torre delle Vigne (o di San Tommaso).

Su via delle Sette Chiese si trova il Casale di Tor Marancia, nella proprietà degli Horti Flaviani.

Storia

I primi insediamenti risalgono agli anni 30′ dell’ottocento.

Alla fine degli anni venti, su terreni prevalentemente paludosi e nelle vicinanze della zona Garbatella (Roma Sud), i cittadini espulsi dal centro di Roma (a seguito dei primi sventramenti) e gli immigrati provenienti dal Sud-Italia costruirono il primo insediamento di Tormarancia (conosciuto anche come Tor Marancio), una sorta di ghetto composto da casette in muratura o in legname; in parte fu anche l’I.C.P. a realizzare delle case (catalogate come “case minime”) composte da una sola stanza, dove vivevano famiglie fino a 10 persone.
Ciò che accomunava le casette rapidissime spontanee e quelle I.C.P. erano i pavimenti in terra battuta, i servizi igienici in comune, e piccoli giardini-orti.
Shanghai (questo il nomignolo della borgata a causa dei periodici allagamenti e dei frequenti fatti di sangue causati dalla miseria) venne demolita a partire dal 1948, a seguito della legge De Gasperi sul risanamento delle borgate, per costruire le attuali case popolari, quindi i recenti quartieri della Montagnola e Grotta Perfetta.
Oggi la tenuta di Tor Marancia e di proprietà privata, quindi non a disposizione dei cittadini, tranne alle visite che vengono organizzate periodicamente dalle associazioni locali.

Tenuta di Tor Marancia

Il percorso proposto parte da Via dei Numisi, imboccando la vecchia Via Ardeatina, dove sulla sinistra si possono notare i resti della villa dei Numisii. Procedendo il percorso si arriva alla salitella che propone un panorama suggestivo che arriva fino all’Appia Antica. Proseguendo verso la Via Ardeatina si arriva all’area dei ‘bagni’ dove sono ancora visibili alcuni cunicoli idraulici scavati nel tufo. La visita prosegue tra i caseggiati di epoca ottocentesca, e una tomba risalente alla fine del I secolo d.C. scavata nel tufo.
Il sentiero continua in un bosco di pioppi dove si nota una rete idraulica di età romana, proseguendo, il percorso finisce di nuovo su Via dei Numisi

Per quanto riguarda il quadro storico, le prime tracce di insediamenti umani risalgono al periodo preistorico e sono state individuate nell’area prospiciente via di Grotta Perfetta.

 

PERIODO ROMANO

Numerose testimonianze, peraltro scarsamente indagate, documentano che questo territorio suburbano era destinato allo sfruttamento agricolo fin dall’epoca augustea mediante il sistema della villa rustica: vere e proprie aziende di proprietà di importanti personaggi dell’aristocrazia romana, efficientemente organizzate per la produzione agricola intensiva, in cui lavoravano gli schiavi del dominus. Al proprietario era riservata la parte residenziale dell’insediamento in cui non mancavano mai i bagni e le terme private, con importanti impianti di raccolta e conduzione delle acque. Alla classe aristocratica sicuramente apparteneva la famiglia dei Numisii, proprietaria di una di queste ville, nel cuore della Tenuta.

Esisteva quindi una estesa viabilità che aveva come assi principali le antiche vie Ardeatina e Laurentina con tutta una serie di strade minori a collegamento delle ville rustiche, tra cui l’attuale via di Grotta Perfetta. Di tali antichi percorsi rimane traccia diretta solo in alcuni punti (le “tagliate” stradali) e indiretta per la presenza di numerose necropoli che, come è noto, si trovavano ai margini delle importanti vie di collegamento al di fuori della città. L’uso sepolcrale dell’area ebbe inizio in età repubblicana (tombe a camera); invece tipiche del I sec a. C. sono le sepolture ad inumazione in fosse o incinerazione in olle. La necropoli venne utilizzata fino all’età di Traiano (II sec.d.C.). Questo intenso uso del territorio si mantenne tale anche con l’avvento del Cristianesimo, basti citare il complesso delle Catacombe di Domitilla, ai margini settentrionali della Tenuta e la catacomba scoperta nei pressi della Chiesa dell’Annunziatella, non ancora del tutto indagata. Testimonianze si trovano anche a metà fra le due catacombe che, se studiate, potrebbero restituire altre interessanti sorprese.

 

URBANISTICA MODERNA E CONTEMPORANEA

Nel sec. XIX la vasta area della Tenuta era divisa in appezzamenti coltivati a vite, cereali e prati adibiti a pascolo. L’abitato, costituito da casali, mantenne sempre un carattere sparso. I proprietari erano Enti religiosi e famiglie nobili che manifestarono vivo interesse per le collezioni di opere dell’antichità. Dal brogliardo coevo alla mappa del Catasto Gregoriano redatta nel 1818 si descrive la tenuta essere a pascolo e seminativo e di proprietà della duchessa Marianna di Chablais (pur affidata in enfiteusi perpetua al conte Giuseppe Conti). La nobildonna di Casa Savoia (figlia e sorella rispettivamente dei re di Sardegna Vittorio Amedeo e Carlo Felice) era un’appassionata di antichità e fu incoraggiata all’acquisto della Tenuta dall’archeologo Luigi Biondi. Furono avviati degli scavi che si protrassero dal 1816 al 1823. Furono recuperati mosaici, affreschi, numerose epigrafi soprattutto funerarie. Alla morte della duchessa il materiale più pregiato confluì per testamento nelle raccolte vaticane, una ventina di cippi ed epigrafi restarono presso la casa della nobildonna (Palazzo Guglielmi di piazza Paganica 50 a Roma) dove sono murati in un cortile. Altri andarono dispersi. Lo scavo, finalizzato alla ricerca di opere di valore, fu piuttosto grossolano; ciononostante l’architetto Giuseppe Marini rilevò una pianta della sontuosa villa.
La rete viaria seguiva l’orografia del terreno e ricalcava percorsi più antichi. Costante era il flusso di pellegrini verso la Chiesa dell’Annunziatella e al Santuario del Divino Amore. Dopo il 1870 venne ripresa e protratta fino al periodo fascista la bonifica dell’Agro Romano e Pontino, ma ciò non compromise l’aspetto del nostro territorio: infatti esistevano zone paludose solo lungo i fossi; anzi l’opera di bonifica dette nuovo impulso all’attività agricola. Maggiori alterazioni invece furono causate dallo sfruttamento, ripreso nell’800, delle cave di pozzolana che hanno in parte distrutto i resti degli insediamenti antichi e medievali fino a modificare l’originaria morfologia. Le carte I.G.M. (Istituto Geografico Militare) dei primi decenni del‘900 mostrano ancora intatto il grande bacino imbrifero, articolato in tre fossi, che costituiva uno dei principali affluenti di sinistra del Tevere a sud di Roma. Ma l’urbanizzazione dell’area era già cominciata!

Subito a Nord della Tenuta è visibile il nucleo storico della Garbatella, già realizzato. Sono i palazzi della Garbatella i primi a sorgere all’inizio del secolo; al periodo fascista risalgono i primi lavori per la costruzione della via Cristoforo Colombo che doveva collegare il quartiere dell’ E.U.R. all’ area sud -occidentale del suburbio. La zona dell’attuale quartiere di Tor Marancia era originariamente occupata da un terreno paludoso su cui fin dal 1930 i poveri si costruirono una sorta di ghetto fatto di baracche. Queste vennero abbattute nel 1948 per costruire le attuali case popolari. L’espansione è poi proseguita lungola via Cristoforo Colombocon il quartiere della Montagnola e lungo via di Grotta Perfetta con i comprensori congestionati e senza qualità di Roma 70 e Rinnovamento, a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80, e del Sogno, a fine anni ’80. Ormai (1999) sono completati gli imponenti edifici tra via di Grotta Perfetta e via Benedetto Croce

Dunque nel giro di pochi decenni l’area ha radicalmente cambiato il suo aspetto, da abitato sparso, ad una serie di grandi insediamenti realizzati lungo le principali vie, le quali però hanno conservato l’aspetto e la portata originaria. D’altronde non potrebbe essere altrimenti, visto che per la maggior parte si tratta di vie di comunicazione storiche che non possono essere alterate. Allo stesso tempo sono stati cancellati gli sbocchi al Tevere dei tre fossi, ed uno di essi è sparito completamente.