Tor Bella Monaca

Tor Bella Monaca è una frazione del comune di Roma, situata in zona Z.XIII Torre Angela, nel territorio del Municipio VIII.

Sorge sul lato nord della via Casilina, all’esterno del Grande Raccordo Anulare, su una zona ondulata, solcata dal “fosso (marrana) di Tor Bella Monaca”.

Storia

Dopo la caduta dell’Impero romano, progressivamente la Chiesa romana subentra in possesso dei patrimoni imperiali, ma bisognerà giungere al medioevo per vedere rifiorire  le abitazioni e le coltivazioni del territorio, favorite dalle fondazioni di papa Zaccaria (711-752), che incentivò la nascita delle domuscultae o villaggi sparsi. Nel 946 c’è il primo atto di concessione di un territorio da parte della Chiesa ad una famiglia, incaricata di costruirvi un castello e di difenderlo dagli invasori.

Nel 1115 iniziarono a sorgere nell’agro romano le caratteristiche torri, segni della giurisdizione dei baroni e degli enti ecclesiastici: la zona di cui ci interessiamo apparteneva all’epoca alla famiglia Monaci, che nel XIII secolo fece erigere la torre tuttora esistente.

Il 7 maggio 1319 Maria, vedova di Pietro Monaci  vendette il territorio a Landolfo Colonna. Era costume nella campagna romana che una volta venduto un bene immobiliare esso prendesse il nome del vecchio proprietario; pertanto la zona, dal giorno in cui venne venduta alla famiglia Colonna, fu denominata “Turris Pauli Monaci”. La tendenza  nella traduzione  dal latino al volgare, di femminilizzare i nomi delle cose fece si che essa venisse corretta in “Palo Monaco”, ”Pala Monaca” fino a che assunse l’attuale nome  sul quale la fantasia popolare ha costruito una leggenda legata al personaggio di Santa Rita da Cascia.

In seguito i Colonna donarono alla Basilica di S. Maria Maggiore la torre “Pala Monaca” e 100 ettari di terreno attorno; la Chiesa conserverà questo patrimonio fino all’800. Nel seicento appaiono i nomi di “Torre Bella monica” e “Torre Belle monache” ma nei secoli seguenti s’impone quello di “Tor Bella Monaca”. Poi i possedimenti, intorno al XVI secolo, furono acquistati dal cardinale Borghese, già proprietario del latifondo di Torre Nova al quale si annettono i nuovi territori. Nel 1797 per far fronte alla crisi finanziaria dovuta all’invasione francese nello Stato Pontificio, Papa Pio VI  chiese agli enti ecclesiastici di vendere la sesta parte dei beni per venire incontro alle necessità economiche, così i canonici di S. Maria Maggiore decisero di mettere in vendita insieme alle altre tenute la tenuta di Tor Bella Monaca. La comprò Giovanni Giacomo Acquaroni  che la restituì dopo poco tempo per debiti contratti con i canonici a cui non aveva potuto far fronte.

Il 23 marzo 1869 i Borghese permutarono la loro tenuta Casa Calda con il territorio di Tor Bella Monaca, ma una crisi economica nell’ultimo decennio del secolo costrinse i Borghese a vendere le proprietà e nel 1919 furono completamente smembrate.

Nel 1923 Romolo Vaselli acquistò la tenuta di Tor Bella Monaca e fino alla seconda guerra mondiale la zona acquistò una certa stabilità anzi si ingrandì con l’acquisto di Torre Angela.

Egli fece incorporare la vecchia torre in una moderna villa sui muri della quale perpetuò la leggenda di S. Rita con una scritta ed un affresco. A lui pure è dovuta la costituzione dietro la villa di una “zona archeologica” artificiale ove sono raccolte statue e vari pezzi di antichità.

Nel 1937 la Società Ernesto Breda comprò una tenuta nell’agro adiacente a  Tor Bella Monaca e dall’anno successivo iniziò la costruzione dei primi reparti dello stabilimento Breda. La società cedette all’istituto autonomo fascista per le case popolari il terreno sul quale verrà edificato il Villaggio Breda e già nel 1941 furono stipulati i contratti di affitto con i primi inquilini.

Finita la guerra iniziarono le nuove vendite  e le lottizzazioni che dettero origine alla borgata.

Nel 1946 Romolo Vaselli vendette a Marino Giobbe e Pietro Moro 44 ettari di terreno che lottizzato negli anni successivi darà vita all’attuale borgata di Tor Bella Monaca. Il terreno venne frazionato in piccoli lotti che subito trovarono acquirenti. L’edificazione venne attuata da persone che avevano avuto rapporti con il territorio. Infatti gli abitanti della zona presenti sin dalle prime fasi dello sviluppo sono i contadini dell’azienda liquidati da Vaselli con terreni e case coloniche.

Tra i primi abitanti vi sono quelli del  vicino Villaggio Breda che  acquistarono  dei lotti per ampliamento del nucleo familiare. I primi edifici costruiti erano delle casette appena sufficienti alle esigenze della famiglia, la zona era priva non solo di servizi commerciali, sanitari, scolastici ecc, ma anche di quelli come l’acqua, l’illuminazione elettrica, le fognature, strade asfaltate.

Negli anni 50 la zona cominciò a popolarsi e i protagonisti della nuova edificazione furono gli immigrati dei castelli romani e del frusinate in quanto per essila via Casilina costituiva il collegamento ideale tra città e luogo di origine.

Molti di questi immigrati riproducevano nella nuova zona  modi di vita, tradizioni del paese di origine; altri immigrati provenivano da altre zone della città colpiti da sfratti, sgomberi, oppure privi di una sistemazione accettabile ricorsero all’autocostruzione abusiva per l’impossibilità di trovare un alloggio a basso costo.

Negli anni ’60 la zona si popolò di altri immigrati  originari delle Marche, dell’Abruzzo e delle altre regioni del centro sud. Ma il vero e proprio boom  edilizio si verificò negli anni sessanta, infatti vi è una ripresa dell’attività edilizia da parte dei vecchi abitanti con le prime sopraelevazioni ed ingrandimenti degli edifici per ampliare le abitazioni e assicurare l’alloggio alla discendenza. I costruttori non erano più autocostruttori ma si avvalsero di manodopera esterna  ed anche di ditte costruttrici. Le costruzioni vennero realizzate con una tipologia diversa: non più la casetta bassa ma le prime palazzine sorte con i criteri dell’edilizia ufficiale.

Comparvero le nuove figure sociali degli inquilini a cui vennero affittati gli appartamenti realizzati in funzione dell’ingrandimento del nucleo familiare, infatti l’ingresso in quegli anni di molti immigrati nei posti pubblici fu garanzia di stabilità economica che consentì nuovi investimenti nell’edilizia .

Negli  anni 70 si assistette ad una terza fase del fenomeno: quello dell’attività edilizia avviata da promotori esterni che  edificarono costruzioni con la tutta la caratteristica  di abitazioni di medio lusso.

Tor Bella Monaca Nuova: il piano di zona

Il quartiere di Tor Bella Monaca, nel quale era prevista la costruzione  della nuova chiesa, ha una storia antica. Alcuni scavi eseguiti nel corso della realizzazione di opere di urbanizzazione hanno messo in luce resti di ville romane del IV secolo a.C., con tracce di frequentazione fino al III secolo d.C., parti di una fattoria e trecento metri di lastricato, residuo di un probabile collegamento tra Roma e Gabii. E’ inoltre ancora visibile la torre duecentesca nella quale, secondo la leggenda, nel 1450 avrebbe pernottato con alcune compagne una bella religiosa, che sarebbe poi divenuta S. Rita da Cascia e che in quell’occasione era in viaggio verso Roma per il giubileo.

A partire dagli anni Sessanta, come già evidenziato nel precedente paragrafo quella zona dell’agro romano, rimasta per secoli più o meno inalterata e ormai alle porte della città, ha subito la spinta tumultuosa di un’espansione urbana incontrollata, che ha allargato a macchia d’olio gli insediamenti, per lo più aggravati dal vistoso fenomeno dell’abusivismo edilizio.

Al degrado ambientale le autorità comunali hanno tentato di far fronte attraverso  un piano di urbanizzazione legato alla legge che nel 1980 hastanziato mille miliardi per la costruzione di alloggi nelle aree  con elevata tensione abitativa. Di questo stanziamento, Roma ha ottenuto 175 miliardi, destinati in gran parte al finanziamento del piano di Zona di Tor Bella Monaca, che prevedeva la realizzazione  di alloggi per un insediamento previsto di circa 30.000 abitanti, edifici scolastici adeguati, servizi commerciali essenziali.

Tuttavia come spesso accade quando l’intervento pubblico giunge in ritardo ed è costretto a sovrapporsi a realtà già radicate , la fisionomia del quartiere appare caratterizzata da squilibri profondi, contrasti, problemi umani e sociali. Le nuove costruzioni che si allineano lungo i tracciati previsti con la regolarità propria dell’edilizia programmata, si contrappongono alla grigia marea delle costruzioni abusive.  

La formazione dell’insediamento e il ruolo della pianificazione urbanistica.

Per meglio comprendere le caratteristiche insediative del comprensorio di Tor Bella Monaca – Torre Angela è utile ripercorrere le tappe storiche della sua costituzione. Il primo insediamento comincia a sorgere intorno agli anni ’20-’30 aridosso della Via Casilina, asse radiale lungo il quale era da poco stata realizzata la linea ferroviaria che collegava la città con la vicina Fiuggi. Elementi di attrazione del primitivo insediamento furono il complesso industriale della Breda (molto attivo in quegli anni a causa della produzione bellica) e la stazione del Dazio posta in prossimità del Castello di Torrenova che rappresentava, dal punto di vista dei commercianti, la porta della città in quanto luogo di controllo di tutte le merci che vi accedevano.

A ridosso di quei luoghi iniziarono a stabilirsi numerose persone provenienti dalla provincia, parte dalle regioni meridionali e parte, per effetto degli sventramenti che avvenivano in quegli anni, dalla città storica. Il primo nucleo si costituì con malsani baraccamenti ai quali si sostituirono lentamente le case con orti a seguito dei frazionamenti delle grandi proprietà fondiarie. Nel 1934 un primo nucleo già consistente fu legalizzato, dall’allora governatorato nel quadro di un più generale provvedimento di riconoscimento della edilizia spontanea sorta nelle campagne e nell’Agro Romano con il nome di “Nuclei Edilizi”.

Solo con il piano regolatore del 1962 quest’area ebbe definita  una organica previsione pianificatoria. Il contiguo e vecchio nucleo edilizio di Torre Nova e quello più recente di Torre Angela divengono zone di “Ristrutturazione Urbanistica” e la parte di territorio tra essi compresa, Tor Bella Monaca, viene definita come zona di “Espansione”.

Nelle previsioni urbanistiche fu mantenuta la presenza del vicino nucleo industriale della Breda, vi fu localizzata una parte dei servizi generali per la città e fu salvaguardata dall’edificazione l’area dei casali agricoli anche al fine di tutelare il bacino idrogeologico sottostante dell’acquedotto Vergine e la zona archeologica caratterizzata dalla presenza dell’acquedotto di epoca romana. Il piano del ’62 si sarebbe attuato, secondo le prescrizioni, attraverso dei piani particolareggiati.

Tra il 1972  e il 1977 vennero redatti e adottati i Piani Particolareggiati di Torre Angela e di Torre Nova; il Piano dell’area industriale di Villaggio Breda e il Piano di Zona di Tor Bella Monaca. Attraverso l’attuazione di questi piani si sarebbe dovuto realizzare la ristrutturazione urbanistica delle varie zone e il loro collegamento. Le vicende urbanistiche degli anni ’80, la mancata sintonia tra gli organi istituzionali (Regione e Comune) preposti alla pianificazione, hanno prodotto il risultato di non far mai approvare i piani delle tre borgate, con la conseguenza di attuare l’iniziativa privata mentre tutta la parte di iniziativa pubblica rimaneva non realizzata. Questi piani hanno ora perduto efficacia giuridica essendo oramai decaduti e pertanto non più attuabili.

Diversa sorte ha invece avuto il Piano di Zona di Tor Bella Monaca che è stato interamente attuato, anche grazie alle semplificazioni procedurali previste dalla legge 167/62, e probabilmente anche a causa della pressante domanda di edilizia pubblica che negli anni ’80 costrinse l’amministrazione comunale a interventi straordinari. Lo sviluppo è stato attuato con piani di edilizia economica e popolare negli anni ottanta: in
particolare le “torri” a quindici piani, individuate con le lettere M
o R seguite da un numero.

Le aree precedentemente destinate a tutela ambientale hanno invece subito una violenta aggressione edilizia spontanea, fuori da ogni regola, vengono legalizzate dall’amministrazione comunale nel 1978 con una apposita variante urbanistica che comprendeva complessivamente 86 nuove borgate, (le zone “O” de P.R.G.)

A parere dei sociologi qualsiasi sistema urbano è distinguibile in tre sottosistemi.

Il primo è il sistema di localizzazione delle attività. Questo rappresenta lo spazio come una molteplicità di siti  per l’insediamento di soggetti ed agenti (edifici, macchine, mezzi di comunicazione ecc.);

Il secondo è un sistema di comunicazioni fisiche. Comunicazioni che danno luogo a flussi che si sovrappongono, legati alle attività umane e che richiedono infrastrutture proporzionate al numero degli interscambi;

Il terzo è un sistema di comunicazioni sociali. Cioè tutte quelle interazioni dei soggetti che operano in uno scenario urbano e che sono attribuibili alla sfera delle attività quotidiane.

Il sistema urbano di Tor Bella Monaca per quanto riguarda il primo punto risulta essere all’avanguardia per molteplicità dei siti e per le belle speranze riposte nella realizzazione di un quartiere modello. Non volendo riprendere l’annosa polemica ben descritta  da  Cervellati sulla “inutilità” dell’architettura nel mondo moderno, si sottolinea però l’incompiutezza di tale faraonico progetto che per quanto riguarda il secondo e terzo punto si è rivelata una debacle precoce.

Le comunicazioni fisiche che sono le infrastrutture di un sistema urbano, lasciano molto a desiderare. Pochissimi sono infatti i mezzi messi a disposizione per avvicinare tale quartiere al centro di Roma; per quanto riguarda invece le comunicazioni sociali l’assenza di un vero centro, di una piazza, di un punto d’incontro riconosciuto dalla popolazione rappresenta l’anello mancante di un processo che, nelle intenzioni dei progettisti, doveva ( ..e poteva..) rappresentare un grande esperimento di architettura sociourbanistica.

In teoria i vari comparti sono stati costruiti per essere autosufficienti, ma nella realtà lo sviluppo incompleto della zona (mancano cinema, teatri, fast food, discoteche ecc.) ha fatto sì che la popolazione (specie quella giovanile) avesse comunque come riferimento ludico, storico ed identificativo sempre il Centro di Roma. A onor del vero in questi ultimi anni, grazie  anche alle attività promosse dal Programma URBAN” finanziato in parte dalla Unione Europea, nel quartiere è nata una ludoteca, sono state riqualificate aree verdi e attrezzate alcune piazze (vedi ad esempio: Piazza Castano, la ristrutturazione del Teatro Municipale e dell’arena adiacente, infine la realizzazione di una sala cinema presso il Liceo Amaldi.
Un nuovo sistema di viabilità collega Tor Bella Monaca alla frazione di Tor Vergata, sede della seconda università della capitale, costituendo, di fatto, un ulteriore elemento di sviluppo dell’area.

Resti antichi e opere moderne

Durante le opere di urbanizzazione furono rinvenuti resti
di epoca romana (una villa di cui vennero scavati alcuni ambienti termali, che ebbe varie fasi di vita tra il IV secolo a.C. e il III secolo DC.; resti di un porticato aperto su un piazzale pavimentato con basoli, pertinenti ad una fattoria romana e, infine, un tratto dell’antica via Gabina, presso piazza Castano.

Recentemente vi è stata costruita la chiesa di Santa Maria Madre del Redentore, dell’architetto Pierluigi Spadolini.
Il 9 dicembre 2005 vi è stato inaugurato il “Teatro Tor Bella Monaca”, con la direzione artistica di Michele Placido.

Progetto di demolizione 2012

Nel 2012 partirà la demolizione del quartiere Tor Bella Monaca. Il progetto di abbattimento di Tor Bella Monaca, alla periferia sud-est di Roma, adiacente la ss6 Casilina, prende forma. Anche se non tutti i suoi abitanti sembrano convinti, i tempi di realizzazione del progetto, presentato il 04 novembre 2010, dell’architetto Leon Krier prevedevano due anni per risolvere l’iter burocratico. Per la fine 2012 si procederà quindi all’abbattimento delle 14 torri. Che stile avrà il nuovo quartiere?

Secondo il masterplan si elimineranno progressivamente le 14 torri, per restituire agli abitanti borghi, verde, piazze all’italiana e percorsi pedonali. Durante la presentazione si sono però sollevate le proteste, con il sindaco Gianni Alemanno contestato e Renata Polverini, presidente della Regione Lazio che – come lei stessa ha precisato – ha voluto mettere la faccia in questa operazione.

L’apertura dei cantieri delle nuove case potrebbe avviarsi per l’inizio del 2013, dando un nuovo volto alla zona delle torri in quattro anni per un’operazione che costerà 1.045.000.000,00 di euro. Quanto al reale rischio di speculazione edilizia è stato lo stesso presidente del municipio VIII le torri, Massimiliano Lorenzotti, a rassicurare i cittadini sottolineando che il progetto verrà realizzato in housing sociale.

Secondo Gianni Alemanno “Nessuno resterà senza casa perché prima di buttar giù vogliamo ricostruire”. Gli abitanti di Tor Bella Monaca potranno esprimere la loro opinione e chiarirsi i dubbi in un ufficio appositamente allestito dal comune di Roma Capitale