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San Giusto-Podere Zara

L’area del Piano Particolareggiato zona “O” n.68 “San Giusto – Podere Zara” ricade nel territorio del XIX Municipio, al margine settentrionale della Via Boccea, in prossimità dell’innesto della medesima strada sul G.R.A.

Casalotti-Mazzalupo

L’area del Piano Particolareggiato zona “O” n.12 “Casalotti – Mazzalupo” ricade nel territorio del XVIII e XIX Municipio, nel settore nord – occidentale della città, appena fuori del G.R.A.

Balduina

La Balduina è un’area urbana del XIX Municipio di Roma. Si estende nel quartiere Q.XIV Trionfale.

Situata sul versante meridionale di Monte Mario, la Balduina, con i suoi 139 metri, è il punto più alto di Roma. È delimitata a sud dalle pendici della collina che formano un ingresso naturale all’angolo con via Antonio Labriola e via Gualtiero Serafino attraverso il viale delle Medaglie d’oro in un punto detto all’inizio del Novecento dogana della Balduina; a ovest dalla ferrovia FR3 Roma-Cesano-Viterbo scavallata però dagli abitati nella zona del cosiddetto Monte Ciocci che qui si affaccia sulla Valle Aurelia, chiamata anche “valle dell’Inferno” (dal latino “inferius”, cioè: “posta più sotto”); a nord è marcata dall’orografia del luogo, dagli istituti religiosi e dalle ville ai bordi della via Trionfale che qui passa in un profondo avvallamento non lontano dal Borgo Clementino della zona di S. Onofrio; a est dalla via Trionfale stessa, partendo dalla villa Stuart giù fino al Borghetto S. Lazzaro ai confini coi Prati di Castello.

La Balduina si divide in tre aree riconoscibili: la “Balduina” vera e propria, nel mezzo del quartiere e che ruota attorno alla piazza omonima; il “Belsito“, la zona di piazzale delle Medaglie d’oro e delle pendici verdi del parco della Vittoria, di villa Stuart e delle aree attorno l’hotel Cavalieri Hilton, fino a piazza Socrate; “Monte Ciocci“, vicino l’omonimo casale (forse peruzziano) prospiciente il colle Vaticano, appena sopra piazza Giovenale, nonché area più vecchia del quartiere, limitrofa ai prati di Castello e alle fornaci per la cottura dei mattoni destinati alla fabbrica di San Pietro. I nomi delle strade di quest’ultima zona sono quasi tutti di scrittori latini.

Sino all’inizio del Novecento i nomi Balduina e Monte Mario erano praticamente omonimi, essendo le zone retrostanti a campagna aperta e così non meglio identificabili; il nome Monte Mario è andato poi mano mano urbanisticamente “arretrando” verso S.Onofrio e la zona delle ‘Case Nostre’, individuando meglio il quartiere nell’altopiano ove si trova l’omonima stazione ferroviaria.

Storia

Il nome “Balduina” discende da quello del fratello di papa Giulio III del Monte (1550-1555), Baldovino, che possedeva vasti terreni su queste pendici di Monte Mario. La più antica via della Balduina ricalcava l’attuale via San Tommaso d’Aquino, staccandosi dalla via Trionfale nei pressi del Borghetto San Lazzaro, ultima tappa della via Francigena dei pellegrini diretti verso S. Pietro. Gli altri due assi principale del quartiere degli anni venti, viale delle Medaglie d’oro e viale Tito Livio, non erano stati ancora tracciati, così che la primigenia strada girava a destra sotto la collina argillosa dell’attuale fortilizio militare di viale delle Medaglie d’oro per entrare dentro i terreni di Baldovino all’altezza dell’edicola della Madonna del Pozzo (all’angolo con la omonima strada e via Elio Donato), edicola che conteneva un’immagine sacra poi spostata negli anni cinquanta del XX secolo nella adiacente chiesa di Santa Paola Romana.

Il quartiere si è sviluppato con un primo intervento a villini in base a una convenzione urbanistica approvata con delibera del consiglio comunale di Roma del 26 gennaio 1920 con la società dell’ing. Carlo Pomilio proprietaria dei terreni. La zona, infatti, era posta all’esterno del Piano Regolatore di Roma del 1909. Preesistenze erano le dimore disposte lungo la via Trionfale, villa Monte Mario, villa Stuart, casini e casali quali il Casino degli Spiriti, la succitata edicola votiva della Madonna del Pozzo nell’area omonima, alcuni edifici religiosi. Già con le modifiche apportate nel 1920 al regolamento speciale edilzio del 1911 e con la variante generale al piano regolatore messa a punto negli anni 1925-’26 e in gran parte recepita dal nuovo piano regolatore del 1931, si passa ad una edificazione più intensiva della zona, divenuta di proprietà dal 1940 della Società Generale Immobiliare. Il piano particolareggiato di esecuzione e le numerose varianti hanno incrementato notevolmente i pesi insediativi, portando al completamento dei prospetti sul viale Tito Livio e sul viale delle Medaglie d’oro, passando poi alle aree circostanti che hanno visto completare l’intervento all’incirca agli inizi degli anni ottanta, con la congiunzione di via della Balduina con la via Trionfale per mezzo di via Alfredo Durante.

Negli anni cinquanta (ma già dal ’47) si iniziano a formare cooperative edilizie per la realizzazione di palazzine condominiali nel quartiere. Le cooperative erano omogenee per categoria professionale dei soci (i giornalisti, i magistrati, gli ufficiali, i dipendenti dei vari Ministeri) iscritte all’elenco del Ministero dei Lavori Pubblici, sotto forma di società per azioni o a responsabilità limitata finanziate dai soci stessi e integrate con un contributo statale variabile e l’accensione di un mutuo agevolato (ad esempio con la Cassa dei Depositi e Prestiti). L’estinzione del mutuo, in genere trentacinquennale, portava infine allo scioglimento della cooperativa.
Le prime cooperative operarono nei lotti rimasti vuoti tra i villini dell’anteguerra sui viali delle Medaglie d’oro e Tito Livio, poi sulla nuova via della Balduina che ancora in quel decennio si fermava all’incrocio con via Ugo De Carolis proseguendo da lì con uno sterro, o ancora partendo dalla lottizzazione di piazza della Balduina, lambendo anche i casali e le piccole fattorie di agricoltori che ancora lavoravano nella zona, alcuni di essi vendendo le loro merci nel mercato (ancora all’aperto) di piazza Mazzaresi o in quello di via Vegezio.

Negli anni sessanta le palazzine si espandono su tutto il versante della collina, attestandosi da un lato al tracciato della ferrovia umbertina Roma-Viterbo e dall’altro alla dorsale segnata dalla via Trionfale che qui inizia a perdere la sua numerazione cardinale per assumere quella indicante la distanza metrica progressiva dalla piazza del Campidoglio.
Le tecniche costruttive dell’epoca, insieme all’orografia del luogo e alla disponibilità di argilla, hanno caratterizzato molti progetti del tempo con l’esecuzione di grandi muri perimetrali in tufelli scuri (ad esempio in via Friggeri, via Appiano, via Morpurgo) a tenere il terrapieno sul quale poi sorgeva in quota la palazzina dando talora ai piani terra la conformazione di giardini pensili. Altra caratteristica è divenuta poi l’abbondante presenza di scalinate, scalee o rampe in travertino a unire strade a quote diverse o a terminare le stesse (come in via Elpide).

Negli anni settanta il quartiere si è caratterizzato per un’intensa attività politica svolta dai residenti e dalla sezione del Movimento Sociale Italiano nella sede prima in via Valerio Scarabellotto e dopo, in viale delle Medaglie d’oro, 128. Questa si trovò coinvolta insieme a militanti di sinistra e polizia negli scontri a fuoco che il 30 settembre 1977 portarono alla morte del giovane comunista e militante di Lotta Continua Walter Rossi, freddato all’incrocio del viale con via Marziale, nei pressi di un distributore di carburante il cui titolare si salvò da un colpo solo perché il proiettile, forse di rimbalzo, si bloccò nella trama del suo maglione. Nei mesi seguenti la sezione fu, con quelle di via Ottaviano a Prati e via Assarotti a S. Onofrio, chiusa di forza dalle autorità senza poi, unica, riaprire.

Negli anni ottanta il riflusso dalla politica e da certe passioni civili ha visto il quartiere trasformarsi ancora, con la chiusura, insieme a tanti altri della città, dei due cinema presenti: nel 1988 il Balduina sulla omonima piazza e già nel 1985 il Belsito in piazzale delle Medaglie d’oro. Quest’ultimo è un lavoro del 1954 di Alberto Ressa, già progettista della Società Generale Immobiliare, ha una capienza di 720 posti (una gran platea da 558 posti e una galleria da 172). Fu recuperato negli anni ottanta come sala congressi per il PSI e dopo il 1993 come sala spettacoli, chiamato Bal Tabarin, sul modello del Moulin Rouge parigino, avventura conclusasi pochi anni dopo per il basso riscontro dell’iniziativa.

Negli anni novanta, con lo spostamento degli studi di Telemontecarlo (TMC) nei locali dell’ex cinema Balduina, (frazionati però per creare nell’area della vecchia uscita di sicurezza della sala alcuni locali Telecom) e l’arrivo della grande distribuzione, la zona ha ripreso una certa vitalità, per lo più legata allo shopping e a servizi legati al terziario.

Luoghi rilevanti

Presso la sommità del colle, sopra la via Trionfale, sono presenti alcuni luoghi celebri dello skyline della città: l’albergo Hilton Rome Cavalieri, l’antenna televisiva e l’Osservatorio astronomico, posto da Giuseppe Armellini nella villa Mellini, con annesso Museo Copernicano, dal quale passa il meridiano di Roma, con coordinate 41°54’N 12°30’E. Istituito nel 1923, dopo la chiusura degli antichi osservatori del Campidoglio e del Collegio Romano fu ufficialmente inaugurato nel 1938. L’Osservatorio è dotato di due cupole principali e di una torre solare. Quest’ultima contiene un celostato (strumento a specchi atto a seguire il Sole nel suo moto diurno) con il quale si effettuano studi di fisica solare. Del complesso facevano parte anche una palazzina trasformata nell’Ottocento in un neogotico villino denominato villa Falconieri che ospita la struttura “Piccolo rifugio” delle volontarie della carità e i due edifici all’angolo tra la via Trionfale e viale dei Cavalieri di Vittorio Veneto. Uno di questi, fino al restauro del 1999, conservava visibili i resti dell’abside della vecchia chiesetta della Santa Croce abbattuta nel 1849. Ivi già insisteva un oratorio eretto per il Giubileo del 1350 e riscoperto nel 1971.

Alla sua base, a guardare la sottostante piana del Tevere, si apre per un’estensione di 120.000 m² il parco di Monte Mario, istituto nel 1990 con la messa a dimora di 16.000 essenze verdi che affiancano la tradizionale vegetazione mediterranea dal marcato profilo di pini domestici (Pinus pinea). La sua esecuzione è stata attuata nel 1993.

Santa Maria di Galeria

Santa Maria di Galeria è il nome della quarantanovesima zona di Roma nell’Agro Romano, indicata con Z.XLIX.

Il toponimo indica anche una frazione di Roma Capitale e la zona urbanistica 19h del Municipio Roma XIX.

Si trova nell’area nord-ovest di Roma, a ridosso del confine con i comuni di Fiumicino e Anguillara Sabazia.

Storia

Nei pressi del vecchio borgo di Santa Maria di Galeria, vicino al fiume Arrone, si trovano le rovine della antica città di Galeria Vecchia.
Questa si formò in epoca etrusca, trovando il suo massimo sviluppo nel periodo che va dal medioevo fino al XVII secolo, quando la popolazione cominciò a trasferirsi nel vicino casale Celsano (Celisanum) e nel borgo di Cesano, fino a svuotarla completamente verso il XIX secolo.
A ridosso del casale Celsano vi è la chiesa di Santa Maria in Celsano [2] che, tramite un accordo definito con Bolla del 30 novembre 1860 del Cardinale Mario Mattei con la Compagnia di Gesù, venne eretta a parrocchia e ridenominata in Santa Maria di Galeria.

L’8 ottobre 1951 fu siglato un accordo [3] tra lo Stato italiano e la Santa Sede per l’assegnazione di una vasta area (424 ettari) nel territorio di Santa Maria di Galeria, per la costruzione di un nuovo Centro Trasmittente per la Radio Vaticana. I lavori cominciarono nel 1954 e il centro fu inaugurato il 27 ottobre 1957 da Papa Pio XII.

L’area di Santa Maria di Galeria, ampia quasi dieci volte il territorio dello Stato della Città del Vaticano, gode del privilegio dell’extraterritorialità a favore della Santa Sede. Ciò significa, come per le altre zone “immuni” a Roma o nelle vicinanze (Castelgandolfo, Castel Romano), che in dette aree, che pur rimangono territorio italiano, a seguito di speciali accordi tra le parti, la sovranità è riservata ad altro stato. Proprio la stessa situazione che esiste, in tutto il mondo, per le ambasciate di Paesi stranieri nelle capitali delle varie Nazioni.

Il caso elettrosmog

Dal luglio 2000 è stata istituita una Commissione bilaterale tra l’Italia e la Santa Sede per la soluzione dei problemi legati all’intensità delle emissioni elettromagnetiche della stazione radio.

Il 4 giugno del 2007 la Corte d’appello di Roma ha assolto i due imputati, padre Pasquale Borgomeo, dimessosi da direttore generale di Radio Vaticana l’11 novembre 2005 e il cardinale Roberto Tucci, all’epoca presidente della Radio, dall’accusa di “getto pericoloso di cose”.

In seguito al ricorso presentato dalla Procura di Roma, da alcune associazioni ambientaliste e dalle famiglie di Santa Maria di Galeria interessate dalle emissioni, il 13 maggio 2008 la Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione dei due imputati.

Il 14 novembre 2010 si è concluso l’incidente probatorio richiesto nel 2006 dalla Procura della Repubblica di Roma nell’ambito del procedimento penale nei confronti dei responsabili della Radio Vaticana. I risultati indicano una associazione «coerente, importante e significativa» di rischio di morte per leucemia o di rischio di ammalarsi di leucemia, linfoma e mieloma per lunga esposizione residenziale ai ripetitori dell’emittente della Santa Sede fino a12 chilometridi distanza da questa. L’accertamento è stato condotto da Andrea Micheli, dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Responsabile dell’inchiesta è il pm Stefano Pesci.

Galeria

Nei pressi del vecchio borgo di Santa Maria di Galeria, vicino al fiume Arrone, si trovano le rovine della antica città di Galeria.
Questa si formò in epoca etrusca, trovando il suo massimo sviluppo nel periodo che va dal medioevo fino al XVII secolo, quando la popolazione cominciò a trasferirsi nel vicino casale Celsano (Celisanum) e nel borgo di Cesano, fino a svuotarla completamente verso il XIX secolo.
A ridosso del casale Celsano vi è la chiesa di Santa Maria in Celsano che, tramite un accordo definito con Bolla del 30 novembre 1860 del Cardinale Mario Mattei con la Compagnia di Gesù, venne eretta a parrocchia e ridenominata in Santa Maria di Galeria.

Per la totale assenza di costruzioni moderne il borgo di Santa Maria di Celsano è stato scelto talvolta come set cinematografico. Galeria Vecchia nelle vicinanze è una città fantasma anch’essa visitata in passato dai registi, e oggi riconosciuta come Monumento Naturale dalla Rete Natura 2000, seppure si trovi in stato di degrado per problemi di attribuzione dei lavori di ripristino.

Primavalle

Primavalle è il nome del ventisettesimo quartiere di Roma, indicato con Q.XXVII.

Il toponimo indica anche la zona urbanistica 19b del XIX Municipio.  

Si trova nel quadrante ovest-nord-ovest della città, all’interno del Grande Raccordo Anulare (GRA), tra la via di Boccea e via Trionfale.

Dal punto di vista dell’offerta culturale e sportiva, nella zona si contano circa 9 società calcistiche, 23 palestre private, 6 piscine, due grossi impianti sportivi polivalenti (di cui uno pubblico, gestito dal Comune), 31 associazioni culturali registrate, 5 teatri e 24 sale cinematografiche attive.

Storia

Primavalle è una delle dodici borgate ufficiali edificate durante il periodo fascista per accogliere la popolazione allontanata dal centro storico a seguito dell’attuazione del PRG del 1931, per la realizzazione delle grandi arterie stradali del centro storico. Gli abitanti di Primavalle provenivano dalle zone dove vennero realizzate via della Conciliazione e via dei Fori Imperiali. L’edificazione del nuovo insediamento fu iniziata a partire dal 1936 dall’allora IFCP (Istituto Fascista Case Popolari). La borgata venne inaugurata nel 1939 e si sviluppava lungo l’asse viario centrale di via di Primavalle (oggi via Federico Borromeo).

La borgata viene completata negli anni cinquanta. Il nucleo originario del quartiere andrà sempre più ad assumere un ruolo di centralità nei confronti delle aree limitrofe, in parte caratterizzate da uno sviluppo edilizio abusivo, soprattutto nella parte nord del quartiere. Tra la fine degli anni settanta e la prima metà degli anni ottanta si assiste ad uno dei primi interventi di riqualificazione che determineranno l’attuale assetto del quartiere.

Il quartiere veniva soprannominato “la montagna del sapone” per via dell’estrema povertà del quartiere e degli abitanti.

Torrevecchia

Torrevecchia è un’area urbana dei municipi XVIII e XIX del comune di Roma. Si estende sul quartiere Q.XXVII Primavalle.

La via principale è via di Torrevecchia, da cui prende il nome.

Storia

Il nome “Torrevecchia” è, presumibilmente, dovuto alla originaria esistenza di una vecchia “torretta” settecentesca, andata distrutta nel corso degli anni e oggi non più visibile.
La zona, fino agli anni ’60, era essenzialmente parte dell’Agro Romano, con piccole casupole sparse qua e là, ma nel corso degli anni ’60 e, soprattutto, agli inizi del decennio successivo, la zona fu interessata ad una forte urbanizzazione e si saldò con la vecchia borgata di Primavalle a sud, andando a formare l’odierno quartiere.
Torrevecchia ancora risente di questa sua origine “rurale”.

Caratteristiche geografiche

La superficie del quartiere è delimitata a sud da via di Boccea, a ovest da via di Casal del Marmo, a est da via Mattia Battistini e a nord da via Trionfale.
La zona può essere considerata come l’estrema propaggine occidentale del territorio di Monte Mario, di cui condivide alcune caratteristiche idrogeologiche.
Nonostante numerose distese verdi, ancora non intaccate dall’urbanizzazione a macchia di leopardo tipica di questa parte della città, il quartiere è di fatto sprovvisto di parchi pubblici veri e propri (essendo le uniche due zone di verde attrezzato quelle della Riserva naturale dell’Insugherata e del Parco regionale urbano del Pineto, piuttosto fuori dai suoi confini).
La zona di Torrevecchia conserva, tutt’ora evidenti, i segni della passata vocazione agreste. La vallata compresa tra il complessi IACP (scherzosamente denominato “Bronx” dai suoi stessi abitanti, per via del suo aspetto poco aggraziato) e il Quartaccio, si presenta comunque come la parte meno urbanizzata del quartiere (qui è ancora visibile l’ultimo tratto scoperto del Fosso dei Fontanili, un tempo alimentato da alcune risorgive naturali ed oggi ridotto a canale di scolo).
Nella vecchia cartografia IGM è comunque possibile constatare direttamente quali radicali modificazioni hanno via via interessato il quartiere nel corso degli ultimi decenni.

Trionfale

Trionfale è il nome del quattordicesimo quartiere di Roma, indicato con Q.XIV. Il toponimo indica anche la zona urbanistica 19edel XIX Municipio. Si trova nell’area ovest della città, a ridosso delle Mura Vaticane

Trionfale è il nome del decimo suburbio di Roma, indicato con S.X, ed è omonimo del quartiere Q.XIV.

Fra i sei suburbi rimasti, il Trionfale è l’unico che non è più contiguo al suo quartiere omonimo, in quanto, nel secondo dopoguerra, la porzione ad esso confinante venne a formare il quartiere Q.XXVII Primavalle. Ancora molte strade del nucleo storico riportano le targhe stradali originali con l’indicazione del suburbio S.X, invece di quella del quartiere di pertinenza, Q.XXVII.

Prende il nome dalla via Trionfale, sulla quale passavano i guerrieri romani, a seguito di una vittoria sul nemico, per riscuotere gli onori del popolo.

Storia

Il Trionfale è fra i primi 15 quartieri nati nel 1911, ufficialmente istituiti nel 1921. Prende il nome dalla via Trionfale, che lo attraversa. Questa era la strada attraverso la quale, i generali romani vincitori, entravano a Roma dopo le loro battaglie.

Durante tutto il Medio Evo, attraverso questa stessa via, i pellegrini provenienti dalla via Francigena arrivavano nella città eterna. A testimonianza di questo passato è rimasta la piccola chiesa rettoria di San Lazzaro in Borgo del XII secolo dove i pellegrini dovevano sostare prima di essere ammessi nella città.

I palazzi popolari di via Andrea Doria furono teatro di un’accesa lotta partigiana comunista, azionista e soprattutto anarchica. Già da prima dell’avvento del fascismo in zona si era formata una banda degli Arditi del Popolo, gruppi di difesa proletaria, che avevano il compito di contrastare le azioni squadriste.

Parco di Monte Ciocci

 Il “Parco Urbano attrezzato di Monte Ciocci” è un’area demaniale compresa tra via delle Medaglie d’Oro, via Simone Simoni, via Anastasio II, via Baldo degli Ubaldi, via di Valle Aurelia, Ferrovia Roma Viterbo. Il Parco prende il nome dall’omonimo colle il cui toponimo è con ogni probabilità derivante dal Casal Ciocci, appartenuto alla famiglia Ciocchi Del Monte. Monte Ciocci è legato, nell’immaginario collettivo, alle scene della baraccopoli del film di Ettore Scola “Brutti, sporchi e cattivi”. In questa area è previsto un importante intervento di riqualificazione di verde urbano, che dovrà portare ad un “continuum” di aree verdi fino al Pineto.

Nel parco è presente un trasmettitore della RAI.

Quartaccio

Quartaccio è il nome del piano di zona 13V del XIX Municipio di Roma. Fa parte del suburbio S.X Trionfale.

Storia

Il quartiere “Quartaccio” nasce negli anni ottanta come piano di zona di Edilizia Economica e Popolare (lg.167/69).

Secondo i propositi iniziali, il quartiere sarebbe dovuto sorgere con edifici non superiori  ai 4 piani per un totale di 649 alloggi, circondato da una vasta area verde, fornito di una chiesa, un mercato ed una serie di attività commerciali che si sarebbero sviluppate lungo l’arteria principale del quartiere, l’attuale via Andersen. Il progetto originario è però naufragato e la nascita di un ulteriore insediamento urbano noto come Nuovo Quartaccio, ha aggiunto difficoltà in una zona di Roma già afflitta da problematicità ataviche.

Torresina

Torresina è un piccolo comprensorio del XIX Municipio di Roma. È situati a nord-ovest della capitale all’interno del Grande Raccordo Anulare, a nord delle zone di San Giusto/Podere Zara e Quartaccio, nel suburbio S.X Trionfale.

Prende il nome dalla omonima via di Torresina, al fianco della quale è stato costruito.

Storia

Il comprensorio è stato ufficialmente definito il 27 gennaio 2003.
Il primo insediamento è sorto sull’altipiano del Fico (Torresina 1). Nel febbraio 2006, è stato realizzato il piano di zona B32 “Torresina 1” per un totale di circa 3300 abitanti, in attesa della realizzazione del piano di zona B44 “Torresina 2”, di circa 2200 abitanti.

Il primo albero piantato è stato un abete nel periodo di Natale 2004.

Parco

Torresina ha un parco protetto dal WWF. È una zona protetta che collega il quartiere con Ottavia in cui il passaggio, fino ad ora, è consentito a tutti i pedoni. Tra la flora troviamo soprattutto querce e pini, mentre nella fauna troviamo: volpi, istrici, ricci, bisce, biacchi, vipere, rane, rospi, orbettini e molte specie di uccelli come aironi, germani reali, piccoli falchi e altri uccelli di città.