UN PO’ DI STORIA
“…il fondo detto Lauretum (ad duas lauros) con le terme e tutta la campagna dalla porta Sessoriana (porta Maggiore) fino alla Via Prenestina, dalla Via Latina al Monte Gabo (l’attuale Monte Cavo) proprietà di Elena Augusta…”.
Questa era secondo il Liber Pontificalis la tenuta donata da Costantino alla basilica dei Santi Marcellino e Pietro. Questa si estendeva ad oriente dalle Mura Aureliane ed era compresa tra la Via Latina e la Via Prenestina fino al Monte Cavo (è possibile che il Mons Gabum sia da intendersi il Monte Cavo).
L’area era quindi vastissima e giustifica l’istituzione di una apposita diocesi suburbana, documentata nel V e nel VI secolo, con il nome di Subaugusta evidentemente in ricordo dell’appartenenza ad Elena Augusta.
In un documento del 1065 sopravvive il toponimo Loreto (derivante da lauretum), nella terra quae dicitur de Sancta Helena (cosiddetta di S.Elena).
Tutta l’area era annessa alla residenza imperiale urbana del Sessorio, la grande villa urbana, in parte occupata dalla basilica di Santa Croce in Gerusalemme, a ridosso delle Mura.
La tenuta, almeno per la parte distinta con il toponimo ad duas lauros lungo la Via Labicana, che costituisce il centro di tutto il sistema, testimonianza di una città di circa 80.000 abitanti chiamata Helenae Civitas Augusta,dovette entrare per tempo nella proprietà imperiale e la denominazione deriva certamente dall’uso, instaurato da Augusto, di ornare la porta della residenza imperiale con due piante di alloro.
Della villa rimaneva, fino a qualche anno fa, il ricordo del nome nel cinema di quartiere “Due Allori” oggi rimangono solo resti sotterranei.
In questa località, infatti, risultano insediati già nel II secolo, con il campo di addestramento ed il sepolcreto gli Equites singulares, ossia il corpo di cavalleria addetto alla guardia dell’imperatore che aveva i suoi accampamenti (castra) al Celio ed al Laterano.
Massenzio venne qui acclamato imperatore dai militari della guardia, equites e pretoriani. L’anonima epitome de Cesaribus dà infatti una informazione precisa: Massenzio fu fatto imperatore in una villa al sesto miglio da Roma sulla Via Labicana. Tale villa viene definita da Eutropio villa pubblica.
Dopo la battaglia di Ponte Milvio Costantino sciolse sia il corpo dei pretoriani che gli equites, ma il campo ad duas lauros continuò ad essere usato per le esercitazioni militari.
I resti monumentali più cospicui del fundus ad duas lauros lungo il primo tratto della Via Labicana sono rappresentati dalle costruzioni costantiniane al III miglio, presso le catacombe dei Santi Pietro e Marcellino, dalla necropoli lungo la Via Labicana costituita da catacombe e mausolei come quelli lungo la sede ferroviaria Roma-Pantano e comprendenti il sito della necropoli degli Equites singulares, dalla grande villa dei Flavi Cristiani, dalla “Rotonda di Centocelle”, dalla villa rustica a Sud della grande villa, verso la attuale Via Papiria, dall’Acquedotto Alessandrino.
In epoca augustea, la zona oggi denominata Quadraro, ricadeva in un’area particolarmente ricca di acquedotti, erano presenti: l’Alessandrino, il Claudio, l’acqua marcia, l’anio vetus e l’anio novus, in questi confluiva poi l’Aqua Iulia Tepula.
Il toponimo “Quadraro” deriva da storia più recente e si riferisce ad una antica tenuta agricola di proprietà dei monaci di S. Alessio che l’avevano concessa in enfiteusi ad un certo Guadralis dal quale, per corruzione, è derivato Quadraro.
Secondo altri: a 4 Km. da Porta S. Giovanni, quartiere presso Porta Furba sulla V. Latina, deve il nome alla tenuta om., che così chiamavasi da un acquedotto non pubblico ma consorziale, destinato ad un gruppo di 4 utenti, dei quali ci è venuta memoria epigrafica nelle condotture.
Sappiamo inoltre che nella tenuta era un castello detto pure Quadraro, che appartenne a Giacomo degli Arcioni, ad Annibaldo degli Stefaneschi, poi ad Alessio dei Cenci e alla famiglia Della Valle” come riportato nello “Stradario romano” pubblicato nella prima metà degli anni ’30.
Occorre precisare che la denominazione, fino a pochi anni fa si riferiva alla zona ora denominata Cinecittà, oggi per Quadraro si intende un quartiere di circa 270.000 metri quadri che si estende fra Via Tuscolana, Via di Centocelle ed il Quartiere Cinecittà.
Negli anni del primo dopoguerra la crisi italiana fu principalmente causata dalla scarsezza di manodopera, dal ristagno negli affari.
Nell’area romana i motivi principali della crisi erano però più localizzati, il grande afflusso di immigrati provenienti dalle campagne e dal meridione ingrossavano le file dei disoccupati con presenze prive di mestieri qualificati. Di fronte a queste emergenze il governo di allora cercò provvedimenti che si rivelarono, più tardi controproducenti: si abolirono le tasse sulle aree fabbricabili, e si fecero continue deroghe al piano regolatore del 1909 con locali piani particolareggiati.
Tutto questo doveva consentire ai privati ed allo Stato, di creare nuovi alloggi per l’aumentata popolazione, in realtà si rivelò un ottimo punto di partenza per cieche speculazioni spesso perpetrate dallo Stato stesso.
In pratica si credeva di rimediare alla crisi del dopoguerra favorendo le costruzioni, nel 1920 vennero costruiti ben 24.000 vani, contro i 12.000 vani annui prebellici.
La Roma borghese si allontanava sempre di più dalla Roma popolare, a questo distacco culturale seguirà, negli anni del fascismo, l’allontanamento topografico, attuato con la demolizione dei quartieri poveri nel centro della città.
Gli abitanti di questi quartieri si trasferiscono in quelle zone dove già da decenni sorgevano quà a là, nei terreni abbandonati della campagna romana, numerose baracche.
Nuclei di case vennero edificati lungo le vie consolari: Centocelle e Torpignattara sulla Casilina, il Quadraro sulla Tuscolana, lontanissime dai confini del Piano Regolatore, queste prime “borgate” romane sorgono favorite dalla presenza delle ferrovie per Fiuggi e per i castelli romani.
A differenza dei baraccamenti di fortuna, Torpignattara, Centocelle, Quadraro sono vere e proprie lottizzazioni, anche se povere nell’impostazione e nelle costruzioni, nella loro realizzazione intervengono piccoli imprenditori ed i proprietari sono ben contenti di guadagnare qualche lira.
Nato da una lottizzazione sanata dal P.R.G. del 1931, il Quadraro cresce nei primi decenni del secolo con palazzine di due piani stile liberty su lotti di circa 1.000 metri quadrati.
Nel secondo dopoguerra il grande fenomeno dell’immigrazione povera coinvolge l’area, solo parzialmente edificata, producendo il frazionamento e l’edificazione spontanea sui lotti rimasti liberi e su alcuni di quelli già edificati; si tratta di abitazioni ad un piano con orto e giardino e solo in qualche caso a due o tre piani.
Il quartiere del Quadraro si salvò, fra le due guerre, dalla speculazione edilizia e lo stesso destino lo ebbe negli anni sessanta, mentre le amministrazioni presiedute da Petrucci, Santini, Darida, distruggevano la via Prenestina, le grandi opere di notevole importanza come acquedotti, ponti, monumenti, venivano demoliti per far largo a nuove urbanizzazioni, per aprire cave di pietrisco, sulla Tuscolana la devastazione partiva da Don Bosco e si fermò, miracolosamente, alle porte del Quadraro.
Negli anni ’70 alcune palazzine a 5-6 piani sorgono nelle zone più vicine alla Tuscolana, mentre prosegue il processo di abbandono delle abitazioni più piccole e fatiscenti da parte degli abitanti.
Il vincolo dell’inedificabilità assoluta, insito nel progetto del Sistema Direzionale Orientale (S.D.O.) ha quindi sostanzialmente congelato l’edilizia del Quadraro favorendo l’abbandono dei lotti minori e scoraggiando interventi di riqualificazione edilizia.
Frutto di questa stratificazione, l’attuale mix edilizio del Quadraro vede la prevalenza delle villette inizio secolo e delle case basse (prevalenza assoluta nella metà a nord di via Columella), che realizzano un paesaggio caratteristico ed originale; quello del borgo urbano degli anni ’50-’60.
Le costruzioni ad 1, 2 piani, raramente a 3, si susseguono a bordo strada senza un regolare ordine geometrico, affiancate o intervallate da passaggi e piccoli giardini privati, mentre nelle zone interne porzioni di verde intervallano abitazioni ed altre costruzioni, oggi in alcuni casi abbandonate ed in stato di degrado. Le dimensioni del costruito, gli spazi ed i volumi che questo produce mostrano i segni dello sviluppo spontaneo, ‘in proprio’ ed a misura d’uomo, ricordando per questo le forme dei paesi di campagna e l’origine dei borghi medievali.
Oggi, interventi di riqualificazione conservativa realizzati da quanti hanno voluto rischiare investendo sulle proprie abitazioni, mostrano la qualità edilizia ed urbana che è possibile ottenere con l’intervento diretto dei proprietari a partire dall’esistente.
La qualità della posizione del Quadraro (data dalla vicinanza dei due grandi parchi archeologici di Centocelle e dell’Appia Antica, dalla Metropolitana e dall’area commerciale della Tuscolana fra Porta Furba e Cinecittà) prospetta infatti una potenziale domanda, e quindi un’edificazione, di livello medio-alto.
Zone
Quadraro Vecchio (immediatamente a sinistra della Tuscolana, scendendo dalla Porta Furba)
Quadraro Nuovo, o Quadraretto (immediatamente a destra, scendendo dalla Porta Furba)
Ina Casa 49 a ridosso della Tuscolana, all’altezza della fermata della metropolitana Linea A Numidio Quadrato)
Cecafumo (in corrispondenza della fermata della metropolitana linea A Lucio Sestio)
Torre del Quadraro
Si trova a Roma in piazza dei Consoli e veniva usata anticamente per controllare il primo tratto della via Tuscolana e doveva essere verosimilmente in contatto visivo con la Torre di Centocelle.