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Colle del Sole

Colle del Sole, già Tavernelle, è una frazione del comune di Roma, situata in zona Z.XIV Borghesiana, nel territorio del Municipio VIII.

Sorge sul lato sud della via Prenestina, tra le località di Prato Fiorito a ovest e Lago Regillo a est.

Prato Fiorito

Prato Fiorito è una frazione di Roma Capitale (zona “O” 17), situata in zona Z.XIII Torre Angela, nel territorio del Municipio Roma VIII.

Sorge all’angolo fra via Prenestina a nord e via Borghesiana a est, tra le frazioni di Colle Monfortani a ovest e Colle del Sole a est.

Il parco

Il parco di Prato Fiorito è il primo, e per ora l’unico, parco pubblico a Roma in cui è ancora presente la campagna produttiva. Infatti il parco, esteso circa 7 ettari, comprende al suo interno una vigna di un ettaro che, adeguatamente ripristinata e curata, possiede una capacità produttiva di 10.000 bottiglie all’anno di Lazio bianco IGT.

Nell’ambito del parco è stato riqualificato il fosso di Prato Lungo, un piccolo corso d’acqua che sfocia nell’Aniene, particolarmente significativo per le rete ecologica in quanto si trova in stretta connessione con le aree del parco dell’ “Acqua Vergine”, creato a protezione delle sorgenti dell’acquedotto romano.
La piazza, il parco e il corso d’acqua si integrano in un disegno paesaggistico in cui i filari della vigna si intrecciano con filari di rose. Accanto a queste aree trattate con obiettivi produttivi e di paesaggio, si sviluppano aree a carattere naturalistico come un piccolo bosco e una fascia di vegetazione umida.
L’acqua è ancora protagonista all’interno del parco; i tre piccoli bacini presenti sono alimentati dalla raccolta delle acque meteoriche e dall’acqua delle fontanelle e verranno utilizzati per la fitodepurazione delle acque reflue dell’insediamento circostante.
Il miglioramento locale della qualità della vita e della biodiversità, sarà monitorato attraverso l’utilizzo di un set di indicatori riferiti ad acqua, suolo, vegetazione, fauna. Il progetto è stato sviluppato con il coinvolgimento degli abitanti attraverso un percorso partecipativo che ha facilitato la condivisione delle decisioni. Il WWF ha lavorato con i bambini delle scuole presenti nel territorio con un progetto di educazione ambientale finalizzato a seguire tutte le fasi di costruzione del parco. Alla definizione di alcune scelte progettuali sulla vegetazione ha collaborato il Dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università “La Sapienza” di Roma.

 

Colle Prenestino

Colle Prenestino, già Colle Mentuccia, è una frazione (zona “O” 15) del comune di Roma, situata sulle zone Z.IX Acqua Vergine e Z.XIII Torre Angela, nel territorio del Municipio VIII.

Sorge a cavallo della via Prenestina, oltre l’incrocio con via dell’Acqua Vergine a nord e via di Torrenova a sud.

Storia

Sorge come borgata spontanea nei primi anni sessanta-settanta, inizialmente come zona agro-industriale, poi come zona abitata.
Il suo primo nome fu “Colle Mentuccia”, per l’allora abbondante presenza della mentuccia, un’erba aromatica.
Con il piano regolatore generale, la borgata crebbe demograficamente in maniera vertiginosa, abusivamente, con un’edilizia disordinata ai lati della via Prenestina, che taglia in due la frazione.

Con il piano regolatore generale, la borgata crebbe demograficamente in maniera vertiginosa, con un edilizia disordinata ai lati dell’arteria principale,la via Prenestina, che taglia in due il quartiere.

Reperti storici

Oltre ai resti romani dell’acquedotto dell’Acqua Vergine, che ha sorgente proprio in zona, dagli scavi per la costruzione della chiesa di San Patrizio, sono state portate alla luce alcune tombe etrusche, attualmente site sotto il basamento della chiesa e visibili da un’apertura vetrata posta sul pavimento a destra all’entrata.
Una villa Romana, ancora interrata, si trova vicino al comprensorio scolastico “Maria Grazia Cutuli”.

Acqua Vergine

Acqua Vergine è il nome della nona zona di Roma nell’Agro Romano, indicata con Z.IX.

Il toponimo indica anche la zona urbanistica 8d dell’VIII Municipio.

Confini

Si trova nell’area est del comune, a ridosso ed esternamente al Grande Raccordo Anulare.

Storia

La presenza delle sorgenti dell’Aqua Virgo, da cui da Marco Vipsanio Agrippa, nel 19 a.C. fece raccogliere le acque per l’acquedotto omonimo, giustifica il nome della zona.

L’acquedotto

L’acquedotto dell’Aqua Virgo, l’unico ad essere tuttora funzionante, è stato il sesto acquedotto romano.

Come quello dell’Aqua Iulia, fu costruito da Marco Vipsanio Agrippa, fedele amico, collaboratore, generale e genero di Augusto, e venne inaugurato il 9 giugno del 19 a.C. La sua principale funzione doveva essere quella di rifornire le Terme di Agrippa, nella zona del Campo Marzio.

Capta acqua da sorgenti nei pressi del corso dell’Aniene, al km 10,5 (VIII miglio) della via Collatina (nella località attualmente chiamata “Salone”). Non si tratta di una vera e propria sorgente, ma di un sistema piuttosto vasto (tuttora funzionante ed ispezionabile) di vene acquifere e polle le cui acque, grazie ad una serie di cunicoli sotterranei con funzione di affluenti, vengono convogliate nel condotto principale, o in un bacino artificiale, esistente fino al XIX secolo, che alimentava il canale regolando l’afflusso con una diga. Durante il tragitto l’acquedotto acquisiva poi altre acque provenienti da vari bacini secondari.

L’intero percorso misurava 14,105 miglia romane(20,471 km), ed era quasi completamente sotterraneo tranne l’ultimo tratto di 1.835 m. che correva all’aperto o su arcuazioni nella zona del Campo Marzio.

Il tragitto compiva un arco molto ampio che, partendo da est, entrava in città da nord. Costeggiava infatti la via Collatina fino alla zona di Portonaccio, poi fino a Pietralata e da lì raggiungeva la via Nomentana e poi la via Salaria, per piegare quindi a sud ed attraversare le aree dell’attuale Villa Ada, del quartiere dei Parioli, di Villa Borghese, del Pincio e di Villa Medici, dove una scala a chiocciola in perfetto stato di conservazione conduce tuttora al condotto sotterraneo.

Un giro così lungo è giustificato sia dal fatto che l’acquedotto doveva servire la zona del suburbio nord della città, fino ad allora priva di approvvigionamento idrico, sia dal fatto che trovandosi la sorgente ad un livello piuttosto basso (solo 24 metri s.l.m.) era necessario evitare quei forti dislivelli che l’ingresso per la via più breve avrebbe incontrato. Probabilmente l’ingresso in città da quel lato consentiva anche di raggiungere il Campo Marzio senza attraversare zone cittadine densamente popolate.

Dopo la piscina limaria (bacino di decantazione) nei pressi del Pincio, iniziava il tratto urbano vero e proprio, su arcuazioni parzialmente ancora visibili, importanti resti delle quali (tre arcate in travertino) rimangono in via del Nazareno, dove è anche conservata un’iscrizione relativa al restauro dell’imperatore Claudio. La struttura passava poi per la zona di Fontana di Trevi e quindi scavalcava l’attuale via del Corso con un’arcata che fu successivamente trasformata in un arco di trionfo per celebrare i successi militari di Claudio in Britannia. Proseguiva poi per via del Caravita, piazza di Sant’Ignazio e via del Seminario, dov’era l’ultimo castello, per terminare, nei pressi del Pantheon, alle Terme di Agrippa. Un ramo secondario raggiungeva la zona di Trastevere.

Il condotto sotterraneo è largo in media 1,50 metri, ed è in diversi tratti navigabile. Poiché le sorgenti si trovano ad un livello basso, la profondità della galleria, nella zona extraurbana, era di circa 30-40 metri (ma in corrispondenza di viale Romania raggiunge i 43 m). Scavato direttamente nella roccia di tufo quando attraversava terreni compatti, in zone meno consistenti il condotto era costruito in muratura.

Aveva una portata giornaliera di 2.504 quinarie, pari a 103.916 m3 e 1.202 litri al secondo. La distribuzione era abbastanza capillare: secondo Sesto Giulio Frontino, 200 quinarie erano riservate al suburbio, 1.457 erano riservate alle opere pubbliche, 509 alla casa imperiale, e le restanti 338 alle concessioni private, il tutto distribuito attraverso una rete di 18 castella (centri di distribuzione secondari), sparsi lungo il percorso.

Il nome deriva probabilmente dalla purezza e leggerezza delle acque che, in quanto prive di calcare, hanno consentito la conservazione dell’acquedotto per 20 secoli. Varie fonti forniscono altre spiegazioni: lo stesso Frontino riferisce che nei pressi della diga del bacino iniziale fosse presente un’edicola con l’immagine della ninfa delle sorgenti, da cui il nome, mentre un’altra leggenda narra di una fanciulla che avrebbe indicato ai soldati di Agrippa il luogo dove si trovavano le sorgenti, fino ad allora sconosciute.

Numerosi furono ovviamente gli interventi di manutenzione succedutisi nel tempo: Tiberio nel 37, Claudio tra il 45 e il 46, poi Costantino I e Teodorico. Dopo i danni arrecati dai Goti di Vitige nel 537 venne restaurata da papa Adriano I nell’VIII secolo e poi dal Comune nel XII secolo; in tempi più recenti diversi papi provvidero ad operazioni di rifacimento e restauro: Niccolò V, che oltre ad aver incrementato la portata con la captazione di nuove sorgenti affidò l’incarico del restauro a Leon Battista Alberti, Paolo IV, Sisto IV, Pio IV, Pio V, Benedetto XIV e Pio VI. Un ampliamento si ebbe nel 1840, e nel 1936 venne prolungato fino al Pincio.

Attualmente una buona parte delle antiche strutture è stata sostituita da tubazioni in cemento, mentre l’elevata urbanizzazione ha gravemente inquinato sia il canale originario che le falde. Di conseguenza l'”Acqua Vergine” può essere utilizzata solo a fini irrigativi o per l’alimentazione di importanti monumenti romani: la Fontana della Barcaccia, la Fontana di Trevi, la Fontana dei Quattro Fiumi e la Fontana del Nicchione, sotto al Pincio, mostra terminale del prolungamento del 1936.

Di proprietà dell’ACEA, l’area verde, recintata, è molto ben tenuta ed è possibile visitare le sorgenti ancora in funzione.

Villaggio Falcone

Villaggio Falcone è una frazione del comune di Roma, situata in zona Z.X Lunghezza, nel territorio del Municipio VIII.

Sorge sul lato nord della via Prenestina, tra le frazioni di Colle del Sole a sud e Villaggio Prenestino a est.

Storia

Sorge come borgata spontanea con il nome Ponte di Nona, dall’omonimo ponte, eretto intorno al II secolo a.C., sito al nono miglio (miglio romano) della via Prenestina (il nome sta per “ponte della nona miglia”).
Già piano di zona 20, l’attuale denominazione, proposta dal sindaco di Roma Walter Veltroni in onore di Giovanni Falcone, è stata assegnata il 23 gennaio 2008 con una risoluzione approvata all’unanimità dal Consiglio dell’VIII Municipio.
Gli abitanti sono comunemente chiamati pontenonini, dal vecchio nome della frazione.

Durante i lavori di edificazione sono stati rinvenuti numerosi
reperti archeologici che testimoniano la presenza di ville di epoca romana.
Nelle vicinanze erano inoltre ubicati un santuario ed un centro abitato di età romana.

Ponte di Nona

Ponte di Nona, conosciuta anche come Nuova Ponte di Nona, è un nuovo agglomerato urbano del comune di Roma, situato nel territorio dell’VIII Municipio. Si estende a ridosso della via del Ponte di Nona a sud di via Collatina.

Storia

Alla parte storica del quartiere, comprendente palazzine e case popolari, si è aggiunta nel 2002 una zona di nuova costruzione, situata tra la vecchia zona e la via Collatina, definita Nuova Ponte di Nona (da alcuni chiamata imprecisamente “quartiere Caltagirone”, dal nome della strada principale del quartiere).
Dove prima c’era solo via Ponte di Nona, stretta stradina di collegamento tra la via Prenestina e la via Collatina, ora è cresciuto un complesso abitativo che conta, al dicembre 2007, circa 20.000 abitanti (previsti 40.000/50.000 al completamento dei lavori).

Ponte di Nona è uno tra i primi quartieri ad essere stati progettati a partire da zero, secondo una nuova tipologia di convenzione tra l’ente locale e i costruttori, stipulata nel 1995, ed entrata nel vivo a partire dal 2002.
Gli edifici sono costruiti da un gruppo di società edilizie consorziate, che hanno acquistato gli appezzamenti di terreno, adibiti ad uso agricolo fino all’inizio degli anni novanta, quindi hanno suddiviso l’area in gruppi di costruzioni. Ogni gruppo è caratteristico per lo stile e l’architettura degli edifici.

Il 31 marzo 2007 è stato inaugurato uno tra i più grandi centri commerciali retail d’Europa, denominato “Roma Est”.
Durante i lavori di edificazione sono stati rinvenuti numerosi reperti archeologici che testimoniano la presenza di ville di epoca romana. Nelle vicinanze erano inoltre ubicati un santuario ed un centro abitato di età romana.

Il 17 marzo 2010 è stata aperta alla viabilità la prima strada di collegamento interno fra Ponte di Nona e la zona di Colle degli Abeti, intitolata informalmente “via Mejo de gnente”.

Villaggio Prenestino

Villaggio Prenestino è una frazione del comune di Roma, situata in zona Z.X Lunghezza, nel territorio del Municipio VIII.

Sorge fra la via Prenestina a sud e la via di Lunghezza (via Collatina) a nord, lungo la dorsale via del Fosso dell’Osa, tra le frazioni di Villaggio Falcone a ovest, Lunghezza a nord, Castelverde a est e Colle del Sole a sud.

Monte Michelangelo

L’area del Piano Particolareggiato zona “O” n.72 “Monte Michelangelo” ricade nel territorio del VIII Municipio, nel quadrante est della città, delimitato a nord ed ad est dall’ansa del fiume Aniene, ad ovest dall’ansa comprendente il Castello di Lunghezza, l’agglomerato urbano di Lunghezza ed il fosso dell’Osa, a sud dalla via di Lunghezza e dell’autostrada degli Abruzzi.
Dati
La borgata ha una superficie complessiva, pari a 8,10 ettari,

Lunghezza

Lunghezza è il nome della decima zona del comune di Roma nell’Agro Romano, indicata con Z.X.

Il toponimo indica anche la zona urbanistica 8e del VIII Municipio.

Si trova nell’area est del comune, esternamente al Grande Raccordo Anulare.

La località di Lunghezza

La località conta circa 4000 abitanti e la si può raggiungere percorrendo la via Collatina o, dalla via Tiburtina, percorrendo via della Tenuta del Cavaliere, che terminano nella piazza di Lunghezza. L’uscita autostradale della A24 Lunghezza/barriera Roma est è a2,6 km dalla piazza di Lunghezza. All’interno del quartiere si trova la stazione ferroviaria FS che collega Lunghezza alla stazione di Roma Tiburtina con la linea FR2.
Tra i monumenti, il più importante è il castello di Lunghezza, mentre nella piazza centrale del quartiere si trova un monumento in ricordo dei caduti della seconda guerra mondiale.

È presente una scuola elementare (F.Martelli) costruita negli anni trenta.

Il Castello di Lunghezza è un castello medievale che dà il nome alla località di Lunghezza, nel comune di Roma. Il castello è classificato “monumento nazionale”.

Storia del Castello

Le fondamenta del Castello di Lunghezza si perdono nella notte dei tempi. I primi insediamenti umani nella zona ove ora sorge il castello risalgono all’età Paleolitica e a quella del Bronzo. Successivamente questa rupe di Tufo divenne sito di una gloriosa cittadella detta Collazia antica città di remote origine etrusche già scomparsa ai tempi della Roma imperiale, è individuata a Lunghezza da studiosi come l’Ashby e Tommasetti.

Nel sottosuolo del castello vi sono ancora, parzialmente visibili, resti dei luoghi in cui si svolsero avvenimenti che determinarono la cacciata di Tarquinio il Superbo da Roma da parte di Bruto Collatino, signore della cittadella e marito della dolce Lucrezia che si uccise dopo essere stata oltraggiata dal vile Sextius, figlio o nipote del superbo. Nacque allora la Repubblica Romana.

Le notizie più antiche del maniero risalgono al 752 d.c.quando Tedone, monaco di San Salvatore in Sabina, vendette alla Badia di Farfa, per venti libbre d’argento il ” Casalem qui dicitur Longitia “. Lentamente la Badia si trasformò in monastero fortificato e abitato da monaci Benedettini che lavoravano la terra (circa 28.000 ettari) per conto dell’Abbazia di S.Paolo.

Questo feudo fu protetto dal 1242 dalla potente famiglia Conti di Poli alleati con la chiesa. Questa alleanza però terminò traumaticamente nel 1297 quando i Conti, alleatisi con i Colonna, decisero di appropriarsi di tutta la terra. Nella disputa si inserì Papa Bonifacio VIII° con il suo alleato Raimondo Orsini. Tutto terminò ad Anagni nel 1303 quando Sciarra Colonna offese il Papa con il famoso schiaffo. La guerra si accese e gli Orsini, insieme al Papa scacciarono i Conti da Lunghezza. Il feudo rimase di loro proprietà fino a quando non fu dato in dote ad Alfonsina Orsini sposa di Piero de’Medici. Nel XVI° secolo il feudo fece parte della dote di Clarice Medici, zia di Caterina, futura regina di Francia, e protettrice del grande Michelangelo Buonarroti, che sposò Filippo Strozzi. La fortezza subì grandi trasformazioni affinché diventasse una lussuosa dimora nobiliare nel cuore della campagna romana. Gli Strozzi ne conservarono la proprietà fino al XIX secolo e a quest’epoca il vecchio maniero era praticamente abbandonato

Nel 1881 si inserì nella storia il giovane medico e scrittore svedese Axel Munthe, il quale, con la sorella dell’ultimo erede del castello Piero Strozzi, trasformò l’ala più medievale del castello in una clinica di convalescenza. In seguito Munthe sposò una nobile scozzese di nome Hilda Pennington Mellor, che dal padre ebbe in dono il castello di Lunghezza. Poco prima della seconda guerra mondiale Hilda dovette abbandonare il castello che divenne Comando Generale dell’esercito tedesco. Dopo la
liberazione fu occupato per dieci anni da 400 sfollati italiani. Dopo questo lungo periodo di tempo Hilda, riavuta la proprietà, iniziò a sue spese il restauro del Castello, e una volta finito ( ci vollero circa vent’anni ), rimise in loco tutti i mobili d’epoca oggi visibili ai visitatori.

Il governo italiano ha dichiarato il castello ” Monumento Storico “.  Sede dellaFondazione Hilda Munthe è lasciato in eredità ai giovani europei a cui sono offerte gratuitamente visite guidate da esperti di storia dell’arte.

Il resto è storia recente; triste pensando al lento, costante degrado della struttura; curiosa ricordando episodi come la festa in onore di Carlo di Inghilterra negli anni novanta; positiva pensando che il vero, grande recupero del castello sta avvenendo grazie all’iniziativa de  IL FANTASTICO MONDO DEL FANTASTICO. . Il castello è stato finalmente riaperto al pubblico e specialmente ai bambini; è tornato a vivere, per tutti, e non per pochi; giorno dopo giorno ritrova il suo antico splendore.