Parco della Caffarella

La Valle della Caffarella (339 ha.) è una valle alluvionale creata dal fiume Almone comprende un’area tra le mura Aureliane, la Via Latina e la Via dell’Almone e costituisce la prima parte del Parco dell’Appia Antica esteso per circa 2500 ha.
È ricca d’acqua, che affiora da falde e sorgenti.

Storia

Il toponimo Caffarella, esteso all’intera valle dell’Almone, deriva delle tenute ivi preesistenti unificate nel ‘500 dalla famiglia romana Caffarelli.

Nell’area, che in epoca antica era caratterizzata da residenze extraurbane, si conservano, in un suggestivo paesaggio agricolo, numerosi resti di ninfei, di sepolcri e di un tempio.

La torre inglobata nel casale Gualtieri, la “torre Valca” sull’Almone, la stessa chiesa di S. Urbano e i resti sparsi di impianti idraulici, testimoniano la frequentazione della Valle in età medioevale.

Nel XV sec la valle assistette ad una serie di manovre militari durante i tentativi del Regno di Napoli di controllare la città, mentre il processo di formazione della tenuta, a seguito di aggregazioni successive di singoli appezzamenti sembra concluso nel 1547 quando, sulla mappa di Eufrosino della Volpaia, il casale della tenuta viene indicato come “vigna dei Caffarelli”, al centro della quale edificarono il casale della Vaccareccia.

Dal Catasto Alessandrino (1660) il territorio appare suddiviso in tenute attorno alle quali si sviluppa un sistema di vigne e terreni coltivati e generalmente serviti da casali ancora esistenti.

Il fondo passò poi nel 1695 ai Pallavicini e da questi nel 1816 ai Torlonia che completarono l’impianto idrico.

Nel secolo scorso la Caffarella era sfruttata anche come cava di pozzolana, utilizzata negli edifici della Roma umbertina.

La prima ipotesi di realizzazione di un parco archeologico nel comprensorio dell’Appia Antica, alle cui vicende urbanistiche c strettamente legata la storia della valle della Caffarella, risale agli inizi dell’800 e venne attuata con l’esproprio di  una fascia lungo la via Appia e la sistemazione della passeggiata archeologica ad opera del Canina.

Il Piano Regolatore del 1965, a seguito delle accese battaglie condotte da Italia Nostra e dall’I.N.U. (che si opponevano all’edificazione massiccia prevista dal Piano Paesistico nel 1960) vincola a parco pubblico l’intero comprensorio riconoscendo la vocazione naturale di questa eccezionale porzione dell’Agro Romano. I procedimenti espropriativi avviati dal Consiglio Comunale negli anni ’70 come altri provvedimenti dell’Amministrazione Comunale riguardanti l’acquisizione delle aree e la sistemazione del Parco non ebbero seguito.

Con la Legge Regionale n.66 del 10.11.88, viene istituito il Parco Regionale Suburbano dell’Appia Antica e viene affidata la sua realizzazione e gestione ad un’azienda consortile costituita nel 1992.
Territorio

Il territorio della Caffarella, percorso interamente dal fiume Almone, offre interessanti occasioni per un approccio didattico alla storia geologica di Roma in quanto sono ancora leggibili le vicende geologiche che hanno portato alla deposizione dei terreni sui quali si è sviluppata la città.

I depositi profondi della Valle del fiume Almone sono costituiti da sedimenti marini del Pliocene (argille azzurre), sedimenti marini (sabbie e argille marine) ed alluvionali del Pleistocene (argille, sabbie e ghiaie). Successivamente questi terreni sono stati ricoperti dai prodotti piroclastici del Vulcano Laziale (tufi e pozzolane) derivati da quattro successive eruzioni vulcaniche.

La presenza del tufo litoide lionato, da sempre utilizzato come materiale da costruzione, è testimoniato da numerose cave estrattive.

Appartiene ad una fase distinta la cosiddetta Colata di Campo di Bove che partendo dal Vulcano Laziale, termina alla base della tomba di Cecilia Metella. La morfologia della Valle e stata determinata dalla successiva azione erosiva del fiume Almone sui depositi vulcanici. Nell’area si contano numerose sorgenti d’acqua.

Lasciata in parte al naturale, la Valle della Caffarella si inserisce nella cornice della campagna romana subito a ridosso delle Mura Aureliane, all’interno dell’attuale perimetro cittadino.
Lo stato agricolo, riconducibile alla struttura cinquecentesca è notevolmente rimaneggiato anche a seguito dell’abusivismo agricolo che ha prodotto innumerevoli “orticelli di guerra”.

Nonostante questa ed altre forme di degrado dovute alla mancanza di presa in carico da parte dell’Amministrazione del patrimonio artistico e naturalistico della Caffarella, si può gustare un’atmosfera tipica di campagna romana: animali al pascolo e boschetti, corsi d’acqua inquinati ma ancora recuperabili, grotte di tufo, limpide sorgenti e strette vallette ricche di sottobosco.

Casale della Vaccareccia

Si tratta di un ampio casale agricolo costruito dai Caffarelli, proprietari di questa zona dal XVI secolo,  i quali diedero il loro nome a tutta la vasta tenuta e ricondussero l’ameno complesso di valli, boschi e declivi, ricco di vestigia storiche, ad un’unica e funzionale azienda agricola.

Nel XIII-XIV secolo nel casale venne inclusa una torre costruita con blocchetti di tufo e scaglie di marmo che assunse anche funzione di collegamento tra i due piani.

In origine era molto più alta, per controllare tutta la tenuta fino alla via Latina.

La Vaccareccia, nella parte superiore, presenta una grande ala con un bel portico su colonne antiche; di lì si può entrare nella casa dei contadini, col tetto a spiovente, la loggia del ‘500 e il fienile, in unico corpo rinforzato da robusti muri di sostegno.

Nel 1695 la tenuta della Caffarella fu venduta ai Pallavicini e nel 1816 passò ai Torlonia, che operarono dei piani di ristrutturazione del casale e della zona circostante (aggiungendo la grande stalla lungo uno dei lati dell’aia) e bonificarono il fondovalle per l’ultima volta. Alcuni edifici del casale mostrano lo stemma della casata, raffigurante una corona che sovrasta due comete.

Ancora oggi è abitata da contadini che producono formaggi e ricotte ricavati da pecore lasciate al pascolo nella Valle.
Il complesso della Vaccareccia occupa una superficie coperta di 3200 mq situato amministrativamente nel territorio dell’XI Municipio, è in parte utilizzato per l’allevamento di ovini (3 greggi di pecore perun totale di circa 1000 capi che pascolano nella valle) e la produzione di formaggio pecorino e ricotta.
Il Piano di Utilizzazione della Caffarella destina la Vaccareccia ad “attrezzature per la fruizione del paesaggio agricolo e storico”, individuando in questo casale il punto di vendita dei prodotti dell’agricoltura.

Purtroppo circa 15 anni or sono un incendio ha danneggiato parte del tetto del casale per cui risulta urgente un restauro e la struttura risente dell’assenza pluridecennale di una pur minima manutenzione; solo la stalla è stata invece completamente ristrutturata dagli ex proprietari, Fondazione Gerini, e pertanto può, insieme all’antistante aia, fin d’ora essere utilizzata per una serie di eventi.

Il casale, espropriato nel 2005 con ordinanza del sindaco Veltroni è stato acquisito al patrimonio comunale nel 2007 ed ora è finalmente pubblico.

Torre Valca

Superato il Ninfeo di Egeria proseguendo oltre arriviamo a scorgere la torre Valca posta sulla nostra sinistra.

Dal termine longobardo “walcan” (rotolare), la torre faceva parte di un sistema di mulini ad acqua (le cosiddette valche risalenti all’XI secolo) utilizzati per la lavorazione e il lavaggio di panni.
La torre costruita a blocchetti regolari di tufo, di peperino e di marmo, controllava l’attraversamento del fiume Almone.

E’ proprietà privata.