Municipio XII

Il territorio compreso nel Municipio Roma XII del Comune di Roma presenta una superficie sostanzialmente divisa in due parti, una compresa all’interno del G.R.A intensamente urbanizzata, con pochi tratti a verde naturale, ed una esterna allo stesso dove la situazione è rovesciata con pochi tratti urbanizzati e paesaggio dominante naturale.
La morfologia del territorio è quella tipica dell’Agro, sostanzialmente la stessa da 3.000 anni a questa parte: un alternarsi di basse colline e strette valli fluviali solcate da un fitto reticolo di corsi d’acqua che scendono dai Colli Albani. Accurate ricerche geologiche e paleontologiche hanno permesso di ricostruire la genesi di questo paesaggio, a partire da circa 7-800.000 anni fa, quando in conseguenza dell’ultima inversione del campo magnetico terrestre è entrato in eruzione il Vulcano Laziale.

Il Vulcano eruttando grandi quantità di materiali piroclastici (tufi e pozzolane, oggi osservabili un po’ ovunque) ed effusivi (lave basaltiche, oggi visibili sulla via Laurentina all’altezza di Vallerano), ha coperto gran parte del territorio con una coltre spessa decine di metri, successivamente erosa dai corsi d’acqua.
I prodotti vulcanici si interrompono a ridosso dell’antica linea di costa, oggi corrispondente all’incirca con la valle del Fosso di Malafede, dove vengono sostituiti da materiali sedimentari quali sabbie e ghiaie, accumulati lungo le antiche dune e sui terrazzi costieri, oggi attraversati dalla via Colombo all’altezza di Vitinia.
Le colline composte dai suddetti materiali sedimentari sono state sfruttate da cave di sabbia e ghiaia che con la loro attività hanno portato allo scoperto delle pareti in cui è possibile leggere la storia degli ultimi 700.000 anni, anche attraverso la presenza di grandi quantità di fossili e di strumenti litici costruiti dagli antichi abitatori del luogo.
In questo ambiente dominato dalle eruzioni del Vulcano, su di un paesaggio che si stendeva alle foci di un grande fiume, circondato da lagune costiere, si muovevano almeno dal paleolitico medio, bande di cacciatori appartenenti al tipo umano detto di Neanderthal. Delle attività di questi antichi abitatori, qui attirati dall’abbondanza di fauna, ci rimangono quantità enormi di oggetti fabbricati scheggiando le selci, rinvenuti un po’ ovunque ma particolarmente nella valle del Risaro in località Quartaccio.
Molti degli accampamenti vennero frequentati intensamente per migliaia di anni, fino ad essere sostituiti dai villaggi del neolitico, popolati da tipi umani più evoluti che praticavano le prime forme di agricoltura ed allevamento. Nell’età del bronzo la maggior parte degli insediamenti, di cui il nostro territorio è ricco, subisce uno spostamento in luoghi difesi naturalmente, segno evidente che le migrazioni di altri popoli avevano aumentato la conflittualità.
Nell’età del ferro due centri assumono un ruolo egemonico nell’area, quello cosiddetto del Laurentino e quello più grande di Decima.

Sull’attribuzione dei nomi di questi centri ancora non è stata fatta luce, in quanto le fonti storiche (Tito Livio narra di come sotto Re Anco Marcio, Roma si espanse verso il mare assaltando e distruggendo tre centri Tellenae, Politorium e Ficana) non sono state suffragate come è avvenuto altrove, (Ficana oggi corrispondente ad Acilia, dove è stata ritrovata una epigrafe) da conferme archeologiche. Di certo questi centri erano abitati da popoli Latini (Prischi Latini), piuttosto prosperi che praticavano il commercio, l’agricoltura e l’allevamento, non trascurando alcune industrie. Lo scavo parziale delle necropoli di Castel di Decima e del Laurentino ha restituito centinaia di corredi eccezionali, mentre rimangono da scavare gli abitati.
Con il periodo romano il territorio viene intensamente abitato e coltivato, tranne una vasta estensione di foresta, oggi corrispondente alla Tenuta di Castel Porziano ed ai boschi di Decima; di questo lungo periodo emergono i resti ovunque: ville, strade, necropoli, fra le quali spicca quella rinvenuta nel 1993 a Vallerano. In questa località venne scoperta e scavata una tomba di una fanciulla del II sec. d.C. contenente un corredo ricchissimo, oggi esposto al museo nazionale romano di Palazzo Massimo.
Nel medioevo tutto il territorio subisce le sorti comuni al resto della Campagna Romana, e numerose torri e ben quattro castelli (Decima, Olibanum, Leonis, Romano) assicurano il controllo militare.
Due aree protette interessano oggi il Municipio Roma XII., istituite nel 1997 con legge regionale dopo anni di battaglie da parte di cittadini ed associazioni: la Riserva del Laurentino Acqua-Acetosa, che tutela l’area archeologica omonima e frammenti di Agro lungo la via Laurentina all’interno del GRA, e la Riserva Naturale di Decima-Malafede, estesa 6.300 ha compresi fra la Tenuta di Castel Porziano e la Laurentina.
In queste Riserve sono tutelati estesi boschi di querce, aree umide, pascoli e paesaggio agrario; in particolare Decima costituisce lo scrigno della biodiversità della costa tirrenica. Degli studi condotti dal WWF in questa area è stato accertata la presenza di oltre 120 specie di uccelli, 14 rettili, 21 mammiferi, 13 pesci, 8 anfibi, mentre il censimento floristico ancora in corso ha fin qui catalogato oltre 1000 specie vegetali, di cui molte rare od addirittura date per estinte da precedenti studi.
In tutte le località di maggior pregio vengono continuamente svolte visite guidate rivolte ad adulti e scuole ed attività varie di conservazione.