Municipio V

Il Territorio comprende i quartieri di Casal Bruciato, Casal Bertone, Tiburtino (parte), Pietralata, Tor Sapienza (parte), Colli Aniene, Collatino (parte),Ponte Mammolo, Acqua Vergine (parte) Rebibbia, S. Basilio (zone), Tor Cervara (parte), Torraccia, Casal Monastero, Settecamini, Case Rosse, ed ha una superficie di circa Kmq. 49,15.

Storia

Il territorio del V Municipio rappresenta un settore del suburbio di Roma caratterizzato soprattutto dal passaggio dell’antica via Tiburtina, che costituiva la strada principale di collegamento tra Roma e l’Adriatico, e dall’attraversamento del fiume Aniene, antica via d’acqua utilizzata per il trasporto di materiale da costruzione come il tufo e il travertino nonchè, insieme ai suoi affluenti, grande risorsa idrica.

Altre vie antiche come la Nomentana e la Collatina, che deliminano a nord e a sud il territorio il Municipio, insieme alla via Palombarese e alle numerose strade di raccordo, costituivano una viabilità antica piuttosto articolata. Di queste particolare rilevanza doveva assumere, almeno fino al III sec. d.C., la via che si staccava poco oltre il nono miglio della Tiburtina in direzione di Ficulea, per la concentrazione di edifici funerari e di strutture legate al traffico e al commercio di prodotti agricoli.
Soprattutto dal II e I sec. a.C. la regione incomincia a popolarsi di ville rustiche, si ristruttura la viabilità principale e si potenzia l’agricoltura con l’impianto di colture specializzate, e si intensifica l’attività estrattiva lungo l’Aniene come testimonia il fronte di cava tra Pietralata e Salone che raggiunge una lunghezza di oltre 4 km.
A partire dalla prima età imperiale molte ville rustiche si trasformano in lussuose residenze come la villa di Severina presso S. Alessandro, quelle di Aquilio Regolo e di via Carciano pressola via Tiburtina, e lungo l’Aniene, in posizione panoramica a terrazze digradanti e provviste di approdo, quelle di Ripa Mammea e di Tor Cervara.

E’ interessante notare come, in età imperiale, la città si espande nel territorio circostante senza soluzione di continuità. Gli stessi imperatori applicano una politica di decentramento e l’evoluzione della struttura urbana troverà riscontro nel passaggio dalla forma chiusa della città repubblicana a quella aperta della città imperiale dal susseguirsi continuo di ville rustiche e residenziali, di cui alcune particolarmente monumentali con estesi parchi e giardini, necropoli ed edifici funerari.
Soltanto le invasioni barbariche e le guerre gotiche crearono una frattura tra città e campagna provocando un drammatico abbandono del territorio e segnando la fine dell’età antica.
Il primo tentativo di ripopolare il suburbio fu operato dai papi Zaccaria e Adriano I con la creazione nel territorio di domuscultae, centri di produzione autonomi e gestiti da funzionari ecclesiastici, che avevano il compito di assicurare i rifornimenti alimentari alla città e di difesa contro le eventuali incursioni. Il sistema inizia a decadere nel sec. X con l’affermarsi del feudalesimo. La proprietà fondiaria si concentra nelle mani di famiglie nobili o della chiesa che grazie alle continue donazioni vede accrescere il suo patrimonio. Le lotte di potere tra le potenti famiglie romane videro il proliferare di luoghi fortificati, generalmente impiantati su sepolcri o ville romane, lungo le direttrici viarie, a controllo del territorio, che divennero con il tempo il centro di grandi tenute.
Solo con l’unità d’Italia, con l’abolizione dell’asse ecclesiastico le tenute perderanno la loro configurazione; furono edificati nuovi casali e all’inizio di questo secolo realizzate le prime borgate rurali.