Morena

Morena è il nome della zona urbanistica 10l del X Municipio del comune di Roma. Si estende sulla zona Z.XIX Casal Morena, a sud-est della capitale, esternamente al Grande Raccordo Anulare, a cavallo della via Anagnina e al confine col comune di Ciampino.

Casal Morena è il nome della diciannovesima zona del comune di Roma nell’Agro Romano, indicata con Z.XIX.
Si trova al km 4 della via Anagnina ed era nota già nel X secolo.
E’ rappresentato da un insieme di edifici, circondati da un vasto recinto, probabilmente corrispondente a quello della curtis medievale. E’ costituito da un corpo a tre piani (forse in origine una torre) e da una serie di casali a due piani databili dal XVI al XVII secolo.
Il complesso sorge sulle rovine della villa romana, attribuita a Lucio Licinio Murena, se ne conservano ancora alcuni resti di ambienti: il criptoportico; il settore termale; l’allevamento di pesci.

Storia

La testimonianza di Domenico Romalli,  da lui fornita ad un giornale locale, ci fornisce un ricco ed esauriente quadro di Morena ai primi del novecento. Egli nacque nel 1921, proprio nell’anno in cui suo nonno Domenico acquistò la tenuta “Casal Morena “  dalla duchessa Maria Lavaggi Grazioli.

A quell’epoca Morena era una immensa distesa  di terre a culture prative e cerearicole  che si estendeva sulla destra e sulla sinistra della via Anagnina. Questa era una strada stretta non asfaltata percorsa sul lato destro in uscita da Roma dal tram della STEFER che proprio a Morena aveva una fermata con lo scambio. I pochi abitanti si spostavano anche col carretto con l’asino, utilizzato quest’ultimo specialmente dai piccoli vignaioli di Grottaferrata che scendevano ai combattenti.

Erano queste le prime vigne sorte a Morena, allorché dopo la guerra (1915-1918), le terre appartenenti ai grandi proprietari terrieri (Colonna, Lavaggi e Senni) furono per  buona parte espropriati dallo Stato per essere cedute agli ex combattenti. Così sorsero a Morena i primi vigneti, nella zona compresa tra via della Stazione di Ciampino e via dei Sette Metri ed anche in quella dei Centroni.

Durante questo periodo la tenuta di Morena che aveva una estensione di circa duecentocinquanta ettari, non fu espropriata tutta, ma un quarto del suo territorio fu lasciato a condizione che la proprietaria permettesse la costruzione di efficienti strutture agricole per un possibile insediamento  abitativo. Infatti vennero effettuati i seguenti lavori: dissodamento dei terreni, realizzazione di un reticolo di strade, costruzione  di  una  vaccheria, di un grosso fienile, di un’abitazione per salariati ( il casalotto). Venne mantenuta integra la struttura dei vecchi casali, cui la caratteristica del nucleo aziendale circondato da un vasto recinto (sul modello della Curtis  del Medio Evo). Effettuate le opere di modifica, la contessa ha venduto la tenuta al Romalli.

Intorno a Morena c’erano soltanto la vaccheria di Casalotto ed una dispensa. Verso Roma, il vecchio Casale di Gregna, mentre dall’ altra parte, verso  Grottaferrata, si incontrava qualche casa di campagna. Il punto d’ incontro dei residenti di allora, bovari e vaccari, era costituito dalla dispensa: una specie di emporio dove si poteva acquistare il pane, la ventresca, il pecorino, il vino. Al tempo della fienagione e della mietitura la popolazione cresceva improvvisamente grazie all’arrivo di grossi gruppi provenienti dalla Ciociaria, i quali, giunti con muli carichi di masserizie, si sistemavano alla meglio in fabbricati aziendali. Il loro lavoro veniva ricompensato anche in natura con grano, olio, ventresca, sigarette. La presenza della malaria rendeva obbligatoria, per tutti i residenti, la distribuzione e l’assunzione del chinino di stato. Lavoravano sia uomini che donne, suddivisi in squadre dall’alba al tramonto, dandosi il cambio. Le donne provvedevano anche all’approvvigionament0 dell’acqua e delle vivande. In ogni “squadra” c’era un suonatore che nei momenti di stanchezza rallegrava i compagni cantando stornelli ciociari, accompagnandosi con l’organetto. La preparazione dei terreni per la semina del grano veniva compiuta da aratri in ferro tirati da due o tre coppie di buoi. La funzione del bovaro era per questo tipo di attività importantissima.  In primavera e in autunno, dopo qualche grosso temporale la marrana si gonfiava ed inondava la valle di Morena. Avveniva, allora, la cosiddetta pesca miracolosa, in quanto l’acqua  trasportava a riva grosse anguille che venivano catturate con i bastoni.

Lungo il decennio degli anni Trenta iniziò gradualmente il processo di meccanizzazione e l‘utilizzo di energia elettrica consentì lo scavo dei primi pozzi e permise il conseguente sollevamento dell’acqua. Migliorarono così le coltivazioni e si cominciò ad allevare bestiame da latte, oltre che quello da lavoro. Si arrivò così alla vigilia della seconda guerra mondiale con l’incremento dei residenti e l’inizio di qualche modesta costruzione che venne realizzata principalmente nella zona di via Della Stazione di Ciampino e dei Centroni.

Come zona è sorta negli anni sessanta in lottizzazioni abusive, in aperta campagna romana, con case costruite, in gran parte, da operai occupati nell’edilizia, che a prezzi relativamente bassi, hanno acquistato il lotto di terreno su cui costruire, da soli, la loro prima abitazione.

Morena si è sviluppata poi negli anni settanta, dopo che il Piano Regolatore Generale del Comune di Roma del 1962 aveva previsto l’espansione edilizia anche nell’estrema periferia del territorio comunale, ed è stato adottato il primo piano particolareggiato per la ristrutturazione urbanistica delle zone sorte spontaneamente.

Con il primo piano particolareggiato si è sviluppata un’edilizia residenziale di palazzine e ville realizzate da costruttori professionisti, ma non si è bloccata l’espansione abusiva, ormai non più solo di necessità, anzi, è continuata con più vigore dopo l’approvazione della Legge Bucalossi del 1977, malgrado prevedesse la demolizione di case abusive.

Fino agli ottanta nella maggior parte delle zone di Morena, (Settemetri, Casal Morena, Morena Sud, Centroni), pur abitata da decine di migliaia di persone, mancavano totalmente le opere di urbanizzazione primaria: fogne, acqua, strade asfaltate, illuminazione pubblica.

Solo con l’attuazione del cosiddetto Piano Acea, ideato e avviato dal sindaco Petroselli, è stato possibile dotare la parte più consolidata del quartiere dei servizi essenziali al vivere civile.

La strada statale Anagnina, una delle strade più pericolose d’Italia, taglia e divide nettamente il quartiere, aumentando i disagi agli abitanti, che non possono usufruire facilmente dei servizi, presenti da una parte e l’altra della strada.

Oggi Morena, pur molto richiesta da chi cerca casa, è un quartiere dormitorio che ha la necessità urgente di essere ristrutturato e riqualificato; mancano scuole, piazze , parchi, centri sportivi e sociali. La viabilità è inadeguata e pericolosa.

Molti progetti già finanziati potrebbero essere realizzati, appena rimossi gli impedimenti, spesso solo burocratici, che ritardano per anni l’avvio di un’opera pubblica.

Per altre opere necessarie, occorrerà aspettare ancora molto tempo, data la scarsità di risorse finanziarie a disposizione degli enti locali, aggravata anche per l’attuale politica nazionale che sta privilegiando le grandi opere, che sicuramente toglieranno altre risorse indispensabili al risanamento urbano delle periferie delle grandi città.

L’attuale amministrazione del Comune di Roma sta per adottare il Piano Regolatore Generale, che pur riducendo di milioni di metri cubi l’espansione prevista da quello del1962, inquesto quadrante della città, soprattutto X Municipio, prevede la costruzione di grandi opere direzionali, commerciali e residenziali, che, se non supportate da adeguamenti della viabilità, soprattutto su ferro, aggraveranno il problema della mobilità.

Il Nome

La zona prende il nome dalla Torre Morena, costruita nel XIV secolo, e che a sua volta, probabilmente, lo prende dal console romano Aulus Terentius Varro Murena (23 a.C.), che fu proprietario del terreno e di una villa in questa zona.

Due, tra i membri della famiglia, ad essere ricordati: Lucio Licino Morena padre e figlio.

Il padre fu legato di Silla nella Prima Guerra Mitridica (89-85 a.C.), durante la quale si distinse nell’assedio del Pireo e nella battaglia di Cheronea (86 a.C.).

Rimasto governatore in Asia dopo la pace di Dardano (85 a.C.), desideroso di gloria, provocò di sua iniziativa,la Seconda Guerra Mitridica(83-81 a.C.) e subì una grave sconfitta, tanto che Silla gli ordinò di sospendere le ostilità. Nonostante la sconfitta, ebbe il suo trionfo (81 a.C.).

Il figlio militò, insieme al padre, nella seconda guerra Mitridica, fu legato di Lucullo nella terza guerra Mitridica  (66-63 a.c), pretore nel65 a.c. e console tre anni più tardi (62 a.c). Nelle elezioni per il consolato fu accusato di broglio, ma fu assolto nel processo nel quale ebbe come difensori Crasso, Ortensio e Cicerone. Legò il suo nome alla Lex Licinia Iunia.

Un’altra possibile ipotesi relativa  al nome di Morena  viene rintracciata in altri documenti, i quali trascrivendo il nome con le varianti Morano, Moreni, Morreni, Morene, si collegano alla radice “MAR”  e “MOR” e fanno risalire il vocabolo MARRANA. Questo rivo che ha origine nella valle di Molara scorre perla valle Marcianae Preziosa, vicina a Grottaferrata, entra a Morena, e nella zona del Casalotto, lascia il suo corso naturale presso le rovine di Centroni ed entra a Roma. Nella pianta  Bufalini  del 1951k è detto Acqua Mariana, in quanto la scorreva  sul territorio detto “ager marianus”. Popolarmente il toponimo fu corretto in Marrana, termine finito per identificare i fossati che ancora oggi circolano  sotterranei, a volte riemergendo come risorgive.

L’acqua passava per Morena sulla via Latina, dove fu costruita una torre soprannominata dell’Acqua Sotterra.

Il percorso iniziale utilizzava un fosso preesistente detto dell’acqua Crabia e prendeva le sue acque da Squarciarelli e dalla fonte La Preziosa, tra Marino e Grottaferrata , cioè dalle stesse acque che rifornivano gli antichi acquedotti romani Tepula e Julia.  Il canale seguiva gli antichi acquedotti e scendeva verso Roma. Vicino a Villa dei Centroni, a Morena, tramite una diga, l‘acqua veniva incanalata in un condotto sotterraneo appartenente all’ antico acquedotto Claudio, percorrendo il tratto della Via Latina.