Finocchio

Finocchio, o anche Borgata Finocchio, è una frazione (zona “O” 27) del comune di Roma, situata in zona Z.XIV Borghesiana, nel territorio del Municipio VIII.

Si estende lungo il diciottesimo km della via Casilina, all’incrocio con via di Rocca Cencia, via di Fontana Candida e via di Prataporci. Le ultime due attraversano il territorio di vitivinicoltura del vino Frascati DOC.

Storia

I primi insediamenti territoriali risalgono all’età pre-romana, più precisamente presso l’antica Gabii, (oggi Osteria della Osa); l’area sarebbe stata sulla linea di transumanza tra questa, i Piani di Annibale e il Monte Cavo (Rocca di Papa): quest’ultimo antichissimo luogo di culto e punto di confine con la potente (nel periodo preromanico) Albalonga.

Le misteriose origini del nome possono essere fatte risalire alla stessa età romana, nel territorio sarebbe stata collocata una struttura chiamata foeniculum, nome latino dell’omonimo ortaggio.
Non è escluso che l’attuale conoscenza delle proprietà officinali (per gli uomini e per gli animali) di questa pianta erbacea mediterranea della famiglia delle Apiaceae (Ombrellifere), fosse in qualche maniera nota ai villici locali; e quindi la determinazione a costruire manufatti atti alla celebrazione degli Dei negli stessi luoghi dove questa pianta cresceva spontanea.
Non bisogna dimenticare, infatti, che ancora oggi gli agricoltori sono soliti accatastare le pietre di origine vulcanica (basalto) trovate nelle zone di coltura; addirittura queste stesse pietre delimitano i confini tra le proprietà (macère e non màcere)e servono da sostegno e drenaggio tra terreni posti a differenti quote.

La zona di Foeniculum era sede di Stazioni di Posta e Avvistamento costruite in vari periodi storici, atte al controllo della strada consolare Casilina, da Casilinum l’odierna Capua. L’importanza di questa strada statale (Strada Statale 6 Via Casilina), è sempre stata nota : nell’ultima guerra mondiale fu percorsa dalle truppe americane, dopo la battaglia di Cassino, per arrivare a Roma. Da sempre zona di vitivinicoltura, ebbe un primo popolamento con la distribuzione della terre ai reduci della Prima Guerra Mondiale e la creazione di un piccolo centro commerciale, perché lontano da centri già dotati di servizi come per esempio Grotte Celoni sede dello stabilimento Breda.

La politica di immigrazione tra le due guerre contribuì ad estendere quel piccolo centro: occorre precisare che per diventare cittadino di Roma (centro urbano maggiore di 250.000 abitanti) era proibito per legge (abolita poi nel 1960) a meno di possedere un domicilio e/o un lavoro; quindi gli immigrati (italiani), che solitamente non avevano ne una casa ne tantomeno un lavoro, permanevano ai limiti dei confini comunali.

Il nucleo centrale, composto dalla chiesa e l’attigua antica torre della Posta (ora distrutta), nacque intorno ad attività commerciali di ristorazione e distribuzione (famiglie Cherubini, Colagrossi, Liverotti, Cupellini ed altre) ed anche a seguito della lottizzazione del Prof. Serafini, nel 1955, di un lotto di vigna molto ampio prospiciente la chiesa di Santa Maria della Fiducia.

Di notevole importanza era la cosiddetta Osteria del Finocchio, tra i luoghi più importanti di sosta e ristoro che, a partire dal Rinascimento, popolarono l’Agro Romano. Questo edificio risalente al secolo XVII, l’unico di valenza storica nel quartiere, posto all’incrocio tra la via Casilina, la via Prataporci e la stessa via Osteria del Finocchio, fu sciaguratamente demolito (con la dinamite) nei primi anni ’60 per far posto a nuove costruzioni private.

Altre costruzioni erano già presenti all’epoca ma la vera esplosione demografica avvenne con la vendita della proprietà Fabrizi (1969) (azienda agricola) e la conseguente lottizzazione abusiva per svariati ettari, fino alla Prenestina.
L’area era attraversata dalla linea Roma-Fiuggi detta “Linea Laziali”, costruita durante lo sforzo bellico della I guerra mondiale e nel tempo ridotta alla attuale Roma-Pantano (in parte futura Metro C).

Della vecchia proprietà (azienda agricola) Fabrizi, ancora oggi (2009), esistono la casa padronale, del mezzadro e la stalla: l’area è ora rinominata Collina della Pace. Per svariati lustri svettò anche il palazzo di sei piani fatto costruire abusivamente (per destinarlo ad albergo) da Enrico Nicoletti, noto per essere il cassiere della storica banda della Magliana.
Il palazzo, mai terminato, e confiscato nel 2001 insieme a tutta l’area circostante di 13mila mq, tra via Capaci e via Bompietro, è stato fatto demolire dal comune di Roma il 19 maggio 2004, grazie all’opera di sensibilizzazione svolta tra il 1994 ed il 2002 dall’associazione culturale Contaminazione, composta da alcuni giovani del quartiere, i quali hanno voluto che l’area fosse destinata alla collettività per il verde pubblico e le attività sociali, in ottemperanza alla legge d’iniziativa popolare 109/96 (Disposizioni in materia di gestione e destinazione di beni sequestrati o confiscati) proposta dall’associazione Libera.
Grazie a questa iniziativa la Collina della Pace è oggi l’unica area verde di Finocchio, sfuggita alle lottizzazioni cui la destinava perfino il nuovo Piano Regolatore di Roma, adottato il 20 marzo 2003 dal Consiglio comunale, nella cui fase finale di approvazione (Controdeduzioni) sono state accolte dapprima in Giunta nel dicembre 2005 (presieduta dal sindaco Veltroni) e poi in Consiglio comunale nel marzo 2006, numerose osservazioni di privati che chiedevano cambi di destinazione d’uso da verde e servizi pubblici ad edilizia residenziale privata.

Il 17 dicembre 2007 il sindaco di Roma Veltroni, ha inaugurato il nuovo parco della “Collina della Pace”.Il parco è stato intitolato a Peppino Impastato, vittima della mafia.
La Collina della Pace è stata anche scenografia di un incontro dei cittadini con il comico Beppe Grillo che ha illustrato le difficoltà delle borgate romane.

Il Parco

Il nuovo parco di Collina della Pace si trova nel cuore del quartiere Finocchio. La zona, lungo la via Casilina all’altezza del km 18.00, è stata individuata come una “centralità locale” dove è stato realizzato l’intervento di recupero ambientale e di riqualificazione urbana che ha interessato un insieme di spazi aperti e di edifici in abbandono.

Luogo tra i più significativi del quartiere dal punto di vista delle potenzialità urbanistiche, la Collina della Pace è anche un sito carico di forti valori simbolici e identitari per il territorio in questione: teatro negli Settanta di una manifestazione per la pace (da cui la collina trae il nome), nel 2001 l’intera area è stata confiscata alla malavita organizzata (Banda della Magliana) e, in base alla Legge 109 del 1996 sulla sottrazione dei beni alla mafia, è stata restituita ai cittadini e assegnata al Comune di Roma per usi sociali. Oggi il parco è intitolato alla memoria di Peppino Impastato, uno dei “testimoni” più rappresentativi della lotta contro la mafia.

L’intervento ha ricostruito il paesaggio urbano attraverso il recupero della collina: un’area di 13.000 mq precedentemente divisa in due da una strada di scorrimento e gravemente compromessa dallo sbancamento e dalla presenza di un edificio abusivo in cemento armato (un “ecomostro” demolito nel 2004 dal Comune di Roma nel corso dei lavori di riqualificazione). Il collegamento delle aree verdi ha permesso di realizzare, attraverso una soluzione di terrazzamenti, un cuore di servizi pubblici nel quartiere: la centralità della Borgata Finocchio.

Il rimodellamento e il ricongiungimento della collina e il recupero di alcuni casali rurali in abbandono, infine daranno vita ad un vero e proprio parco urbano, ispirato alla memoria dell’agro, dove saranno introdotte nuove funzioni pubbliche rappresentative delle attività culturali e sociali, quali una biblioteca di quartiere e un centro culturale polivalente: tutti quei servizi che, attraverso il processo di partecipazione e la verifica in pubbliche assemblee, sono stati identificati dai cittadini come necessità o bisogni. La realizzazione di percorsi pedonali e ciclabili, infine, migliora la mobilità attraverso la razionalizzazione dell’attuale assetto del traffico e della mobilità pedonale interna al quartiere.

Percorsi

La moderna borgata Finocchio si è sviluppata nel sito un tempo occupato dall’Osteria di Finocchio, sorta in un importante punto d’incrocio di diverse vie di comunicazione tra la Latina, la Tuscolana e la Prenestina.

A sinistra della borgata, il toponimo di Rocca Cencia conserva il ricordo di una torre del XII secolo, sorta sul luogo di una villa romana.

Poco più a nord, lungo l’attuale via di Rocca Cencia, che conduceva dalla Via Labicana alla Prenestina, presso l’Osteria dell’Osa, si trovava il Torraccio di S. Antonio, definitivamente distrutto alla fine dell’ultima guerra. La costruzione che sorgeva nella località chiamata nell’VIII secolo fundus Grifis (Pantano Borghese), fu detta Turris Mesa o Media nel XIII secolo e acquistò l’attuale nome alla fine del XIV secolo, quando tornò in possesso dell’Ospedale di S.Antonio, che già la ebbe nel XIII.

Prendendo a sinistra della Borgata Finocchio via di Cavona si può giungere all’altezza delle Catacombe di Zotico, che si trovano in corrispondenza del X miglio della via Labicana, come sappiamo da un passo del Martyrologium Hieronymianum (calendario compilato nel V sec. d.C. per la celebrazione dei martiri, erroneamente attribuito a S. Girolamo).

Il complesso difficilmente visitabile, isolato nella campagna, è scavato nel banco tufaceo di una piccola collina. Insieme a Zotico vi furono deposti i suoi compagni Ireneo, Giacinto e Amanzio, le spoglie dei quali furono traslate a S. Prassede da Pasquale I (817-824). Le iscrizioni qui rinvenute datano il complesso al IV e V secolo, poi restaurato nel V e ancora nel IX secolo da Leone III (796-816). Da una bolla di Pasquale II (1099-1118) che nomina una ecclesia S.Zotici et Amantii sappiamo che nel XII secolo s’impiantò un oratorio.

Sul lato opposto della Casilina, svoltando a sinistra per Via Siculiana, si oltrepassa un vecchio ingresso inquadrato da due pilastri sormontati da leoni. Da qui si raggiunge, percorrendo Via Villabate, la località Grotte di Pompeo dove sono conservati i ruderi di una cisterna sotterranea che serviva un’ampia villa. Sullo stesso luogo si impiantò una costruzione databile al XII secolo, forse una torre.

Il nome della località, corrotto in epoca medioevale in Mompeo e poi Monte di Pompeo, sembra derivare da un Quinto Pompeo Falcone, che ebbe dei possedimenti in zona.