Dragona è una frazione di Roma Capitale (zona “O” 42),
situata in zona Z.XXXII Acilia Nord, nel territorio del Municipio Roma XIII. È compresa tra viale dei Romagnoli, via Donati, via di Dragone ed il fiume Tevere.
Per completare l’opera di difesa del territorio iniziata con la costruzione di Gregoriopoli, il pontefice Gregorio IV (827-844 d.C.) decise di ripopolare la campagna ostiense a ridosso delle alture di Dragoncello, realizzando una delle numerose tenute agricole che fece costruire nella campagna romana. Con generosità non priva di calcolo, assegnò terre e casali a famiglie contadine con molti figli maschi in grado di usare una spada, affermando che soltanto chi possiede ed ama la sua terra è disposto a difenderla con le armi. Sul luogo il pontefice volle anche una splendida villa di campagna, che le cronache dell’epoca ci descrivono come ricca di portici e solari, la quale rappresenta il primo esempio di villa papale della storia.
La zona fu chiamata “Colonia Draconis” da papa Gregorio IV (827-844) per la presenza di molti grossi rettili colubridi chiamati Draconi dagli abitanti della zona.
In zona era molto forte il culto della dea Giunone Regina, simboleggiata appunto dalla dracona. Gregorio IV, per debellare il culto pagano, introdusse nella zona la leggenda di San Giorgio, che sconfisse il drago a cui era stata offerta in sacrificio la figlia del re di Libia.
Il culto di San Giorgio prese piede nella zona, e tutt’oggi ne abbiamo testimonianza nella vicina chiesa di San Giorgio, lo stesso quartiere San Giorgio e il casale edificato nella zona.
Nel corso dei secoli la zona mutò il nome prima in Dragone (nome leggibile ancor oggi su molte cartine topografiche), per poi essere volgarizzato in quello attuale solo negli ultimi decenni del 1900, quando si sviluppò il quartiere.
Villa Rustica di Dragona
Scavi condotti nella zona di Dragona hanno recentemente portato alla luce quanto rimane di una villa rustica dalle notevoli dimensioni (all’incirca 25.000 metri quadrati), la cui costruzione può essere fatta risalire più o meno agli inizi del I sec. a.C. L’intera struttura si dislocava intorno ad un unico cortile centrale, dove era situato un pozzo in origine circondato da un portico di colonne laterizie. I vari ambienti principali avevano inizialmente i muri in opera incerta ed il pavimento in semplice cocciopesto. Nel periodo compreso tra il I secolo e l’età augustea la villa è stata però soggetta ad ampie ristrutturazioni. Sono stati così rinvenuti anche muri in opera reticolata ed in laterizio e resti dei cosiddetti pavimenta scutulata, a testimonianza delle successive fasi di sviluppo attraversate dall’edificio. E’ possibile distinguere due zone della villa differenti per destinazione. Vi è un’ala orientale, dai vani abbastanza ampi caratterizzati da pareti adorne d’affreschi, che era sicuramente adibita a parte residenziale. A nord del cortile è stata invece rinvenuta una zona con tre dolii della capienza di circa mille litri ciascuno, che viene a coincidere con la parte propriamente rustica della villa. Nel settore meridionale sono stati trovati poi due portici, rispettivamente a colonnine di tufo e a grandi pilastri laterizi, ancora da portare completamente alla luce. Il periodo di massima frequentazione della struttura risalirebbe al I sec. d.C.. Tra il III ed il IV sec. d.C. però tale frequentazione si ridusse molto e rimase limitata esclusivamente alla parte rustica. Si assistette poi ad un progressivo abbandono della villa.
Dopo il V sec. d.C. tutta la zona fu disordinatamente occupata da tombe alla cappuccina, che vennero inserite anche in quelli che costituivano i vari ambienti della villa. Per questo tipo di sepolture povere furono utilizzati coppi e tegoloni prelevati da varie aree della casa, che nel frattempo erano state soggette a crolli.