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Ottavia

Ottavia è il nome della cinquantesima zona del comune di Roma nell’Agro Romano, indicata con Z.L.

Il toponimo indica anche la zona urbanistica 19c del XIX Municipio. È situata a nord-ovest della capitale all’interno del Grande Raccordo Anulare, a est della zona di Selva Candida.

La zona si divide in due parti: la prima, chiamata appunto Ottavia, si snoda attorno la strada principale via di Casal del Marmo per finire nella zona di Palmarola, mentre la seconda, chiamata Ipogeo degli Ottavi, parte dalla stazione del treno per arrivare fino alla strada principale di Ottavia.

Storia

Nata come borgata rurale nel primo dopoguerra, sorse sulle tenute di Casal del Marmo (famiglia Massara) e de La Lucchina (Prospero Colonna).
La borgata Ottavia, si sviluppò alla fine degli anni 50 e gli inizi degli anni ’60 a ridosso della stazione ferroviaria Roma – Viterbo; ai primi nuclei abitativi sorti a partire dal secondo decennio di questo secolo lungo il tracciato dei binari ad ovest della via Trionfale, si andarono aggiungendo altri insediamenti ad est della Trionfale (Monte Arsiccio, Fontanile, Sant’Andrea) a ridosso della tenuta dell’ Insugherata.

Nel 1990 nella zona Ipogeo degli Ottavi furono costruite delle case popolari.
Sempre qui, nel 2007, fu aperta l’uscita del G.R.A chiamata Trionfale-Ottavia.

La costruzione di un centro commerciale e quella, successiva, di un cinema multisala nell’area sud (Palmarola-La Lucchina), ha favorito l’economia della borgata.

La zona si divide in due parti: la prima, chiamata appunto Ottavia, si snoda attorno la strada principale via di Casal del Marmo per finire nella zona di Palmarola, mentre la seconda, chiamata Ipogeo degli Ottavi, parte dalla stazione del treno per arrivare fino alla strada principale di Ottavia.

Antichità

Le radici di questa località (posta tra l’8° e il 9° Km della Trionfale) vennero alla luce nel 1920, quando furono rinvenuti i resti di epoca romana del sepolcro gentilizio degli Ottavi (l’Ipogeo degli Ottavi), da cui prese il nome la zona.
L’importanza di questo suburbio nord-occidentale di Roma, che saldava la città all’Etruria meridionale, è dovuta alla conoscenza ancora non approfondita che si ha della rete stradale romana (nota nelle sue direttrici principali, meno nella sua viabilità secondaria) e dall’indagine sull’incidenza che la frequentazione etrusca ha avuto nello sviluppo delle comunicazioni di questo territorio.
La viabilità principale della zona, era modellata su percorsi preesistenti d’epoca etrusca, come la via Cassia (a nord), la via Clodia (nord-ovest). e la via Triumphalis (più ad est, che assicurò la comunicazione tra Veio e Roma dopo la conquista della città etrusca nel 396 a.c.), il cui impiego in epoca preromana è testimoniato dai ritrovamenti di un pagus etrusco a colle S.Agata (presso M.Mario); infine a sud la via Cornelia, il cui tracciato (quello a noi noto) oggi è ricalcato all’incirca dall’attuale via della Storta, erede della via Caere – Roma di epoca arcaica.
L’interesse per la ricostruzione della rete stradale interna, costituita dai collegamenti tra le suddette vie principali e le tenute e i casali dell’area, è emersa in questi ultimi 15 anni a seguito di importanti ritrovamenti, appartenenti ad una strada di epoca romana, avvenuti nella zona compresa tra la borgata Ottavia e l’area a ridosso del GRA di Selva Candida interna.
Il primo rinvenimento è stato fatto nel 1985 nei pressi del casale della Lucchina, perfettamente conservato grazie all’ interro di 5 metri; altri tre tratti del medesimo tracciato sono stati rinvenuti in direzione nord-est, all’altezza dell’attuale via della stazione Ottavia (il che ha fatto supporre al suo congiungimento con la via Triomphalis); il ritrovamento del quarto tratto nel ’90 durante i lavori per la realizzazione dell’Area di servizio Selva Candida interna, ha permesso la ricostruzione di questo tracciato per circa 2 km dalla via Triumpalis verso ovest: qui durante lo scavo per realizzare l’area di sosta è stata inoltre rinvenuta una piccola necropoli di origine etrusca (con fosse scavate nel banco tufaceo e coperte alla cappuccina), riutilizzata in epoca romana.
Ad ovest, ovvero oltre la necropoli al di là del GRA, la sovraintendenza non è riuscita a ricostruire il percorso del tracciato, in virtù dello sbancamento del terreno, che tuttavia ha fatto affiorare alcuni frammenti di basolati, riconducibili sempre al medesimo percorso.

La scoperta di questa strada (certamente di epoca romana, ma tracciata in epoca etrusca come testimoniano i reperti rinvenuti nelle vicina tenuta Colonna molto simili al materiale del Pagus etrusco rinvenuto al colle S. Agata), ha permesso la ricostruzione di un percorso secondario che dalla via Triumphalis andava verso ovest, tagliando la tenuta dove poi è sorta la borgata Ottavia.
Grazie all’ausilio della cartografia, siamo riusciti a risalire all’uso che di questo tracciato ne fu fatto in epoca cinquecentesca: denominata dalla cartografia di allora come “…la via che da Roma porta a S.Nicola…”, se ne indicava l’inizio con il bivio di epoca romana “tre capanne”.
Il bivio “tre capanne”, costituì un punto di riferimento per la cartografia dell’epoca, con il quale si individuava la località di confine della tenuta S.Andrea e di quella del Lucchese.(questo era il nome del beneficiario della tenuta poi denominata Lucchina): riportato per la prima volta, in modo non chiaro, nella mappa della campagna romana (del 1547) di Eufrosino della Volpaia,veniva descritto così:
“…e lassato tre capanne un puoco si trova doi strade, una a mano manca e l’altra strada a mano dritta; la strada a mano dritta va a sant andrea…la strada di man manca va a mazzalupo… col lassare Lucchese a mano dritta, questa strada va a Santo Nicola.”
Questa descrizione del Volpaia è importantissima, per aver indicato l’uso e la destinazione di questo percorso agli inizi dell’ epoca moderna, anche se non chiarisce se ci fu soluzione di continuità nell’uso di questa strada dall’epoca romana, così come non è sufficientemente chiara per individuare con esattezza la collocazione del bivio “tre capanne”.
Nella piantina del Catasto Alessandrino raffigurante la tenuta del Casale del Marmo (1650), si chiarisce la posizione di questo bivio (il cui nomignolo “tre capanne” però scompare): con un raffronto è facilmente identificabile, con l’incrocio formato dalla via Trionfale (all’altezza dell’attuale Km 8.500), con il tratto di via della stazione Ottavia (dal secolo scorso così chiamata per la stazione ivi costruita, ma che già dal 1660 veniva riportata nella pianta della tenuta del Casale di S.Andrea, come strada di confine sud occidentale della tenuta stessa) che fa angolo con l’odierna via maestre pie filippine (300 metri a sud-est dell’Ipogeo degli Ottavi).
Questo bivio è esistito sino alla fine del secolo scorso, quando a seguito dei lavori di costruzione della linea ferroviaria Roma-Viterbo, venne smantellato. Da allora, l’accesso ad Ottavia venne spostato all’incrocio trala via Casal del Marmo (spostata più avanti e dotata dello storico ponticello – oggi raddoppiato a seguito dei lavori dell’FM3).

La scoperta di questa strada infine, è stata utile anche per fugare ogni dubbio sulla vera origine di via della Lucchina. L’odierna via della Lucchina infatti, non ipotizza un percorso antico, ma, come si evince da una mappa del catasto Gregoriano fu aperta in alternativa a quella romana in un periodo non precisabile, compreso tra la seconda metà del seicento e la prima metà dell’Ottocento: fu un nuovo percorso che dal casale della Lucchina portava sulla via Trionfale, mentre ricalcò il vecchio percorso della strada romana, solo nel tratto (oggi scomparso) che dal casale della Lucchina portava alla ex necropoli etrusca, verso San Nicola.

Palmarola

Palmarola è una frazione di Roma Capitale (zona “O” 10), situata in zona Z.L Ottavia, nel territorio del Municipio Roma XIX.

È situata a nord-ovest della capitale fra il Grande Raccordo Anulare a ovest e via di Casal del Marmo a est.

Selva Candida

Selva Candida è un’area urbana del XIX Municipio di Roma Capitale. Si estende sulla zona Z.XLVIII Casalotti. Si estende sul suburbio S.X Trionfale

È situata a nord-ovest della capitale all’esterno del Grande Raccordo Anulare, a nord della zona di Selva Nera.

Prende il nome dal luogo del martirio delle sante Rufina e Seconda.

Storia

Le sorelle Rufina e Seconda, figlie del senatore Asterio e di Aurelia, furono promesse in sposa rispettivamente ad Armentario e Verino. Questi, però, apostatarono il cristianesimo in seguito alla persecuzione di Valeriano e di Gallieno e chiesero alle due sorelle di abiurare anche loro. Inorridite da tale richiesta, fuggirono in Toscana, ma vennero fatte inseguire dal conte Archesilao, che le fermò al 14º miglio della via Flaminia e le consegnò al praefectus urbis Gaio Giunio Donato. Sottoposte a diverse pressioni, interrogatori e torture, le sorelle si rifiutarono sempre di apostatare, venendo così condannate a morte dal prefetto.

Riportate in prigione, nella cella fu bruciato del letame per farle soffocare dal fumo puzzolente, ma dal fuoco comparve “splendida luce” e si sentì un “soave odore”.
Indispettito, il prefetto le fece immergere in acqua bollente, dal quale però, uscirono illese. Quindi ordinò di gettarle nel Tevere dopo averle legate con delle grosse pietre al collo, ma un angelo le prese, le liberò e le condusse a riva.
Allora Giunio le consegnò di nuovo ad Archesilao perché, a suo arbitrio, le facesse morire o le liberasse. Il conte le condusse in una selva folta e buia, chiamata Selva Nera, nel fondo di Busso o Buxo o Bucea o Boccea, al 10º miglio della via Cornelia, dove decapitò Rufina e bastonò a morte Seconda, lasciando i corpi, come d’uso all’epoca, esposti alle bestie. Le sorelle comparvero in visione alla matrona romana Plautilla, invitandola a convertirsi e a seppellire i loro corpi. Trovati i corpi incorrotti, li seppellì onorevolmente.

Per i miracoli alle due sorelle, la loro venerazione da parte dei fedeli e del successivo martirio subito anche dai Santi Marcellino e Pietro nello stesso luogo, questo fu denominato Silva Candida’. Nel 336 papa Giulio I vi fece costruire una basilica a loro dedicata e vi fece riporre i corpi. La chiesa fu terminata da papa Damaso I nel 367.

Attorno alla Basilica delle Sante Rufina e Seconda o di Selva Candida si formò una vera e propria città poi distrutta. Dopo le vicissitudini medioevali con le devastazioni saracene, dei pirati e l’abbandono delle terre, nel 1153 il Cardinale Conrado, futuro Papa Anastasio IV, rinvenne sotto l’altare della Basilica restaurata i resti delle due Martiri, che fece trasportare nel battistero lateranense dove fu loro dedicata una Cappella.
L’ubicazione dell’antica Cattedrale, pur con qualche difficoltà, è da individuare sul colle della Porcareccina, ove vi è una piccola Cappella restaurata e custodita gelosamente dalla famiglia Marsicola.

Selva Nera

Selva Nera è il nome del piano di zona B16 del XIX Municipio di Roma Capitale. Si estende sulla zona Z.XLVIII Casalotti.

È situata a nord-ovest della capitale all’esterno del Grande Raccordo Anulare, a sud della zona di Selva Candida.

Anticamente era presente nel luogo una fitta boscaglia, talmente buia da darle il nome di Selva Nera. Qui furono martirizzate le sante Rufina e Seconda.