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Quarto Miglio

Quarto Miglio è il nome della zona urbanistica 10c del X Municipio del comune di Roma. Si estende sul quartiere Q.XXVI Appio Pignatelli e sulla zona Z.XVIII Capannelle.
La zona sorge al IV miglio di via Appia Antica.

Capannelle

Capannelle è il nome della diciottesima zona del comune di Roma nell’Agro Romano, indicata con Z.XVIII.
La zona prese il nome da due capanne situate a cavallo della via Appia Nuova.
Si trova nell’area sud-est della città, a ridosso ed internamente al Grande Raccordo Anulare.

Collegamenti
Fino al 1978 le Capannelle sono state unite a via Amendola, nei pressi della stazione Termini, da una linea tranviaria della STEFER, poi divenuta ACOTRAL. Questa linea era la tratta urbana della tranvia dei Castelli Roma-Albano Laziale-Genzano, soppressa nel percorso extraurbano oltre le Capannelle già nel 1965.

Osteria del Curato

Osteria del Curato è il nome della zona urbanistica 10f del X Municipio del comune di Roma.
Si estende sulla zona Z.XVIII Capannelle.
È situata a sud-est della capitale, internamente e a ridosso del Grande Raccordo Anulare, tra la via Tuscolana e via Lucrezia Romana.
Prende il nome dalla omonima frazione ed insieme alla zona urbanistica di Gregna di Sant’Andrea costituisce la zona “O” 34.

Origine del nome
Nel XVII sec. è documentata la presenza di un casale con un’osteria comunemente detta “del Curato”. Secondo la tradizione un padre curato preparava da mangiare per i contadini della zona.

Storia
L’Osteria che da il nome alla località, era tra le più antiche e famose di Roma. Era posta sulla via percorsa dai carretti che portavano il vino dei Castelli romani fino in città ed era un punto di sosta utile perché isolato nella campagna. Aveva anche una piccola cappella come stesso accadeva, per i viandanti e gli abitanti della campagna intorno. Era proprietà della parrocchia e Prebenda di S. Giovanni in Laterano. Non si hanno notizie certe sulla prima edificazione che deve essere stata assai antica perché posta sulla strada Anagnina molto utilizzata nel periodo medievale.
Durante il fascismo avevano base gruppi partigiani azionisti e di sinistra che godevano dell’appoggio popolare.

Nel territorio ci sono aree di notevole interesse archeologico, soprattutto verso la via di Capannelle, dove si trovano i ruderi della Villa dei Sette Bassi, e lungo via Casale Ferranti.

Lucrezia Romana

Lucrezia Romana è il nome della zona urbanistica 10e del X Municipio del comune di Roma. Si estende sulla zona Z.XVIII Capannelle.
È situata a sud-est della capitale.
Il nome ricorda una patrizia romana del VI secolo a.C.

Gregna-Sant’Andrea

Gregna è il nome della zona urbanistica 10h del X Municipio del comune di Roma. Si estende sulla zona Z.XIX Casal Morena.
È situata a sud-est della capitale, esternamente e a ridosso del Grande Raccordo Anulare, tra la via Anagnina e la via Appia Nuova.
Conosciuta con il nome completo di Gregna di Sant’Andrea, insieme alla zona urbanistica di Osteria del Curato, costituisce la zona “O” 34.

Gregna di Sant’Andrea è l’unione di due borgate distinte: Gregna e San Andrea.

Ciampino

Ciampino è il nome della zona urbanistica 10x del X Municipio del comune di Roma. Si estende sulla zona Z.XX Aeroporto di Ciampino.
È situata a sud-est della capitale.
Prende il nome dal vicino comune di Ciampino.

Aeroporto di Ciampino è il nome della ventesima zona del comune di Roma nell’Agro Romano, indicata con Z.XX.

Confini
Si trova nell’area est della città, a ridosso ed esternamente al Grande Raccordo Anulare e confinante con il comune di Ciampino.

Morena

Morena è il nome della zona urbanistica 10l del X Municipio del comune di Roma. Si estende sulla zona Z.XIX Casal Morena, a sud-est della capitale, esternamente al Grande Raccordo Anulare, a cavallo della via Anagnina e al confine col comune di Ciampino.

Casal Morena è il nome della diciannovesima zona del comune di Roma nell’Agro Romano, indicata con Z.XIX.
Si trova al km 4 della via Anagnina ed era nota già nel X secolo.
E’ rappresentato da un insieme di edifici, circondati da un vasto recinto, probabilmente corrispondente a quello della curtis medievale. E’ costituito da un corpo a tre piani (forse in origine una torre) e da una serie di casali a due piani databili dal XVI al XVII secolo.
Il complesso sorge sulle rovine della villa romana, attribuita a Lucio Licinio Murena, se ne conservano ancora alcuni resti di ambienti: il criptoportico; il settore termale; l’allevamento di pesci.

Storia

La testimonianza di Domenico Romalli,  da lui fornita ad un giornale locale, ci fornisce un ricco ed esauriente quadro di Morena ai primi del novecento. Egli nacque nel 1921, proprio nell’anno in cui suo nonno Domenico acquistò la tenuta “Casal Morena “  dalla duchessa Maria Lavaggi Grazioli.

A quell’epoca Morena era una immensa distesa  di terre a culture prative e cerearicole  che si estendeva sulla destra e sulla sinistra della via Anagnina. Questa era una strada stretta non asfaltata percorsa sul lato destro in uscita da Roma dal tram della STEFER che proprio a Morena aveva una fermata con lo scambio. I pochi abitanti si spostavano anche col carretto con l’asino, utilizzato quest’ultimo specialmente dai piccoli vignaioli di Grottaferrata che scendevano ai combattenti.

Erano queste le prime vigne sorte a Morena, allorché dopo la guerra (1915-1918), le terre appartenenti ai grandi proprietari terrieri (Colonna, Lavaggi e Senni) furono per  buona parte espropriati dallo Stato per essere cedute agli ex combattenti. Così sorsero a Morena i primi vigneti, nella zona compresa tra via della Stazione di Ciampino e via dei Sette Metri ed anche in quella dei Centroni.

Durante questo periodo la tenuta di Morena che aveva una estensione di circa duecentocinquanta ettari, non fu espropriata tutta, ma un quarto del suo territorio fu lasciato a condizione che la proprietaria permettesse la costruzione di efficienti strutture agricole per un possibile insediamento  abitativo. Infatti vennero effettuati i seguenti lavori: dissodamento dei terreni, realizzazione di un reticolo di strade, costruzione  di  una  vaccheria, di un grosso fienile, di un’abitazione per salariati ( il casalotto). Venne mantenuta integra la struttura dei vecchi casali, cui la caratteristica del nucleo aziendale circondato da un vasto recinto (sul modello della Curtis  del Medio Evo). Effettuate le opere di modifica, la contessa ha venduto la tenuta al Romalli.

Intorno a Morena c’erano soltanto la vaccheria di Casalotto ed una dispensa. Verso Roma, il vecchio Casale di Gregna, mentre dall’ altra parte, verso  Grottaferrata, si incontrava qualche casa di campagna. Il punto d’ incontro dei residenti di allora, bovari e vaccari, era costituito dalla dispensa: una specie di emporio dove si poteva acquistare il pane, la ventresca, il pecorino, il vino. Al tempo della fienagione e della mietitura la popolazione cresceva improvvisamente grazie all’arrivo di grossi gruppi provenienti dalla Ciociaria, i quali, giunti con muli carichi di masserizie, si sistemavano alla meglio in fabbricati aziendali. Il loro lavoro veniva ricompensato anche in natura con grano, olio, ventresca, sigarette. La presenza della malaria rendeva obbligatoria, per tutti i residenti, la distribuzione e l’assunzione del chinino di stato. Lavoravano sia uomini che donne, suddivisi in squadre dall’alba al tramonto, dandosi il cambio. Le donne provvedevano anche all’approvvigionament0 dell’acqua e delle vivande. In ogni “squadra” c’era un suonatore che nei momenti di stanchezza rallegrava i compagni cantando stornelli ciociari, accompagnandosi con l’organetto. La preparazione dei terreni per la semina del grano veniva compiuta da aratri in ferro tirati da due o tre coppie di buoi. La funzione del bovaro era per questo tipo di attività importantissima.  In primavera e in autunno, dopo qualche grosso temporale la marrana si gonfiava ed inondava la valle di Morena. Avveniva, allora, la cosiddetta pesca miracolosa, in quanto l’acqua  trasportava a riva grosse anguille che venivano catturate con i bastoni.

Lungo il decennio degli anni Trenta iniziò gradualmente il processo di meccanizzazione e l‘utilizzo di energia elettrica consentì lo scavo dei primi pozzi e permise il conseguente sollevamento dell’acqua. Migliorarono così le coltivazioni e si cominciò ad allevare bestiame da latte, oltre che quello da lavoro. Si arrivò così alla vigilia della seconda guerra mondiale con l’incremento dei residenti e l’inizio di qualche modesta costruzione che venne realizzata principalmente nella zona di via Della Stazione di Ciampino e dei Centroni.

Come zona è sorta negli anni sessanta in lottizzazioni abusive, in aperta campagna romana, con case costruite, in gran parte, da operai occupati nell’edilizia, che a prezzi relativamente bassi, hanno acquistato il lotto di terreno su cui costruire, da soli, la loro prima abitazione.

Morena si è sviluppata poi negli anni settanta, dopo che il Piano Regolatore Generale del Comune di Roma del 1962 aveva previsto l’espansione edilizia anche nell’estrema periferia del territorio comunale, ed è stato adottato il primo piano particolareggiato per la ristrutturazione urbanistica delle zone sorte spontaneamente.

Con il primo piano particolareggiato si è sviluppata un’edilizia residenziale di palazzine e ville realizzate da costruttori professionisti, ma non si è bloccata l’espansione abusiva, ormai non più solo di necessità, anzi, è continuata con più vigore dopo l’approvazione della Legge Bucalossi del 1977, malgrado prevedesse la demolizione di case abusive.

Fino agli ottanta nella maggior parte delle zone di Morena, (Settemetri, Casal Morena, Morena Sud, Centroni), pur abitata da decine di migliaia di persone, mancavano totalmente le opere di urbanizzazione primaria: fogne, acqua, strade asfaltate, illuminazione pubblica.

Solo con l’attuazione del cosiddetto Piano Acea, ideato e avviato dal sindaco Petroselli, è stato possibile dotare la parte più consolidata del quartiere dei servizi essenziali al vivere civile.

La strada statale Anagnina, una delle strade più pericolose d’Italia, taglia e divide nettamente il quartiere, aumentando i disagi agli abitanti, che non possono usufruire facilmente dei servizi, presenti da una parte e l’altra della strada.

Oggi Morena, pur molto richiesta da chi cerca casa, è un quartiere dormitorio che ha la necessità urgente di essere ristrutturato e riqualificato; mancano scuole, piazze , parchi, centri sportivi e sociali. La viabilità è inadeguata e pericolosa.

Molti progetti già finanziati potrebbero essere realizzati, appena rimossi gli impedimenti, spesso solo burocratici, che ritardano per anni l’avvio di un’opera pubblica.

Per altre opere necessarie, occorrerà aspettare ancora molto tempo, data la scarsità di risorse finanziarie a disposizione degli enti locali, aggravata anche per l’attuale politica nazionale che sta privilegiando le grandi opere, che sicuramente toglieranno altre risorse indispensabili al risanamento urbano delle periferie delle grandi città.

L’attuale amministrazione del Comune di Roma sta per adottare il Piano Regolatore Generale, che pur riducendo di milioni di metri cubi l’espansione prevista da quello del1962, inquesto quadrante della città, soprattutto X Municipio, prevede la costruzione di grandi opere direzionali, commerciali e residenziali, che, se non supportate da adeguamenti della viabilità, soprattutto su ferro, aggraveranno il problema della mobilità.

Il Nome

La zona prende il nome dalla Torre Morena, costruita nel XIV secolo, e che a sua volta, probabilmente, lo prende dal console romano Aulus Terentius Varro Murena (23 a.C.), che fu proprietario del terreno e di una villa in questa zona.

Due, tra i membri della famiglia, ad essere ricordati: Lucio Licino Morena padre e figlio.

Il padre fu legato di Silla nella Prima Guerra Mitridica (89-85 a.C.), durante la quale si distinse nell’assedio del Pireo e nella battaglia di Cheronea (86 a.C.).

Rimasto governatore in Asia dopo la pace di Dardano (85 a.C.), desideroso di gloria, provocò di sua iniziativa,la Seconda Guerra Mitridica(83-81 a.C.) e subì una grave sconfitta, tanto che Silla gli ordinò di sospendere le ostilità. Nonostante la sconfitta, ebbe il suo trionfo (81 a.C.).

Il figlio militò, insieme al padre, nella seconda guerra Mitridica, fu legato di Lucullo nella terza guerra Mitridica  (66-63 a.c), pretore nel65 a.c. e console tre anni più tardi (62 a.c). Nelle elezioni per il consolato fu accusato di broglio, ma fu assolto nel processo nel quale ebbe come difensori Crasso, Ortensio e Cicerone. Legò il suo nome alla Lex Licinia Iunia.

Un’altra possibile ipotesi relativa  al nome di Morena  viene rintracciata in altri documenti, i quali trascrivendo il nome con le varianti Morano, Moreni, Morreni, Morene, si collegano alla radice “MAR”  e “MOR” e fanno risalire il vocabolo MARRANA. Questo rivo che ha origine nella valle di Molara scorre perla valle Marcianae Preziosa, vicina a Grottaferrata, entra a Morena, e nella zona del Casalotto, lascia il suo corso naturale presso le rovine di Centroni ed entra a Roma. Nella pianta  Bufalini  del 1951k è detto Acqua Mariana, in quanto la scorreva  sul territorio detto “ager marianus”. Popolarmente il toponimo fu corretto in Marrana, termine finito per identificare i fossati che ancora oggi circolano  sotterranei, a volte riemergendo come risorgive.

L’acqua passava per Morena sulla via Latina, dove fu costruita una torre soprannominata dell’Acqua Sotterra.

Il percorso iniziale utilizzava un fosso preesistente detto dell’acqua Crabia e prendeva le sue acque da Squarciarelli e dalla fonte La Preziosa, tra Marino e Grottaferrata , cioè dalle stesse acque che rifornivano gli antichi acquedotti romani Tepula e Julia.  Il canale seguiva gli antichi acquedotti e scendeva verso Roma. Vicino a Villa dei Centroni, a Morena, tramite una diga, l‘acqua veniva incanalata in un condotto sotterraneo appartenente all’ antico acquedotto Claudio, percorrendo il tratto della Via Latina.

Romanina

Romanina è il nome della zona urbanistica 10g del X Municipio del comune di Roma. Si estende sulla zona Z.XVI Torrenova.
È situata a sud-est della capitale, esternamente e a ridosso del Grande Raccordo Anulare, tra la via Tuscolana e l’A1 Autostrada del Sole, e dal quale è direttamente accessibile tramite uno svincolo.
Collega la città con gli abitati di Vermicino e Frascati.

Nata come zona rurale (zona “O” 60A-B), è oggi caratterizzata da una forte espansione urbanistica residenziale e, soprattutto, direzionale e commerciale, con un’alta concentrazione di centri commerciali.

La zona cominciò ad essere abitata dopo un po’ dalla Delibera del Comune di Frascati del 1946, la quale assegnava a cittadini frascatani Combattenti e Reduci dell’ultima guerra degli appezzamenti di terreno agricolo di 2.500 mq, al fine di promuovere lo sviluppo dei suoi abitanti.

Questi terreni pur essendo nel territorio del Comune di Roma, erano tuttavia, da tempo immemorabile, di proprietà del Comune di Frascati, come d’altronde l’area attuale del parcheggio della metropolitana, tutto Gregna di Sant’Andrea, Passolombardo, Campo Romano ecc.
Con la delibera, Frascati lottizzava quei terreni anche se,a loro dire, erano vincolati da usi civici.
Accadde però che molti beneficiari di quei terreni trovarono scomodo utilizzare il lotto a loro assegnato e così lo vendettero, anche se in modo improprio, ma a prezzi abbordabili, ad immigrati delle varie regioni italiane ed a subentranti romani espulsi dal centro dalle precarie condizioni economiche.

Questo fatto ha aperto un annoso contenzioso con Frascati sulla proprietà dei terreni, che ha spesso frenato lo sviluppo dell’allora borgata e che è stato superato solo recentemente dopo una lunga e dura lotta legale. Insomma, cominciava a popolarsi e formarsi un primo nucleo abusivo con strade di cinque metri in terra battuta, senza luce nelle case, figuriamoci sulle strade, senza scuole, ne fogne, niente di niente: una borgata come altre cento che sorgevano attorno alla cinta della città, che in quegli anni di selvaggia urbanizzazione, aumentava mediamente di 90.000 abitanti all’anno.

Cominciavano gli anni del boom economico, ma anche di sacche di miseria e di emarginazione, come le baracche del Mandrione e di Tor Fiscale; siamo già intorno al 1950, tutti conducevano una vita sobria, difficile, ma con grandi speranze di crescere e di migliorare.
La socialità, di tipo rurale, era serena e gioiosa, i bisogni semplici, i rapporti umani molto solidali.

Così arriviamo agli anni sessanta con una borgata già delineata e abbastanza popolata, ma ancora senza nome.

Di notevole da ricordare: i primi allacci di energia elettrica nel 1953 e la costruzione della prima carreggiata del Grande Raccordo Anulare nel 1954, che divise in due la borgata. Poco dopo l’inizio dell’altra lottizzazione, quella di Parmeggiani, che costituisce l’altra faccia della Romanina.
Infatti i circa 70 ettari della originaria lottizzazione del comune di Frascati erano circondati da latifondi abbastanza importanti, con nomi altisonanti e con grandi proprietà: i Gerini, nella cui area in seguito è sorto il quartiere di Cinecittà Est, quello di Viale Antonio Ciamarra per intenderci; i Parmeggiani appunto; i Picara, che diedero luogo alla lottizzazione di Giardini di Tor di Mezza Via, attorno a Via Gasperina; ed infine gli 80 ettari dell’area Italcable, fino a Ponte Linari, dove fra poco sorgerà la cosiddetta Centralità Romanina, con importanti centri direzionali, commerciali e residenziali con una nuova chiesa e grandi arterie interquartiere.

A cavallo degli anni ’50 ed i primi anni ’60 il nuovo insediamento urbano, sempre più popoloso, cominciava ad assumere un aspetto di borgata (si chiamavano così tutti gli agglomerati di edilizia abusiva e di tipo familiare che cominciarono a sorgere a decine intorno a Roma).

La borgata, le cui strade coincidevano con quelle della lottizzazione agricola di Frascati e poi di Parmeggiani ed erano larghe 5 metri di terra battuta, polverose d’estate, fangose d’inverno; cominciava a reclamare al Comune di Roma una sistemazione urbanistica e soprattutto la fornitura di servizi primari come le fogne e servizi sociali, come la scuola o la farmacia.

Il nome è nato quasi per scherzo ad opera di lavoratori abruzzesi pendolari. Tutti infatti avevano l’abitudine, quando si recavano al lavoro ed a fare la spesa nel nuovo quartiere Tuscolana, di rispondere:“Vado a Roma!” a chi avesse chiesto:“Dove vai?”. Con un pizzico d’orgoglio i pendolari in questione, quando tornavano a casa e pagavano il biglietto della Stefer, dichiaravano al bigliettaio che andavano alla Romanina, cioè alla piccola Roma. E così il nome rimase e fu adottato dal Comune e dall’Anas, che per prima piantò un cartello stradale con su scritto: Borgata Romanina.

Siamo già nel 1962, anno fondamentale per la storia della Romanina, infatti, in quell’anno il Comune di Roma approvò il Nuovo Piano Regolatore della città, che prendeva in considerazione la borgata destinandola ad una ristrutturazione e ad un recupero urbanistico. Nel contempo cominciavano i primi tentativi per il riscatto dei terreni da Frascati.

Un’altra data importante fu l’anno in cui fu promulgata la cosiddetta Legge Ponte, cioè la Legge Mancini, la quale consentiva di mettere in regola le case costruite abusivamente entro l’agosto del 1967: questo fatto diede un poderoso impulso all’edificazione ed al completamento di opere già avviate. La Romanina cominciava a farsi grande e i suoi confini già delineati entro il quadrato formato dal GRA, dall’Autostrada per Napoli, dall’Italcable e dalla Tuscolana.
Anche il 1968 è una pietra miliare per la storia della Romanina. Infatti, il Comune di Roma, anche per merito di pressioni politiche e sociali dei suoi abitanti, adottò il primo Piano Particolareggiato in esecuzione del Piano Regolatore Generale; il primo strumento urbanistico in assoluto che venne approvato in tutta la città e questo è un record di cui vantarci, poiché da quel momento iniziò la trasformazione di Romanina da borgo semi agricolo ad un grande ed importante quartiere (20 anni fa, se dicevi di abitare alla Romanina la faccia dell’interlocutore assumeva un’aria perplessa e interrogativa, oggi conoscono la Romanina anche nella Regione, per via dell’università e per i tanti, forse troppi, Centri Commerciali).

L’unica ex borgata ad avere strade decenti e dotata, per esempio, di tutte le scuole, di ogni ordine e grado, dalla scuola dell’infanzia fino all’università.

Romanina A e B

L’area del Piano Particolareggiato zona “O” n.60 A-B “La Romanina” ricade nel territorio del X Municipio, nel quadrante sud-est della città, a cavallo del G.R.A., tra l’autostrada Roma-Napoli e la Via Tuscolana.

Dati

La borgata ha una superficie complessiva, pari a 29,21 ettari, per una densità territoriale pari a 72,88 ab/ha.