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Casal Bruciato

Casal Bruciato è il nome della zona urbanistica 5b del V Municipio del comune di Roma. Si estende sul quartiere Q.XXII Collatino.

Storia

Negli anni dal 1950 a 1954 fu costruito il quartiere dell’INA-Casa che prese l’omonimo nome di Tiburtino, tra la via Tiburtina km 7, via D. Angeli, Via E. Arbib, via L. Cesana, Via dei Crispolti, via Lucatelli. Questa opera realizzata fu un progetto di un gruppo di architetti; è considerata uno degli interventi più significativi del Razionalismo italiano del dopo guerra, nella sua corrente detta del Neorealismo architettonico, una delle diverse espressioni del Movimento Moderno in Italia.
La zona è sorta negli anni ’60-’70 su terreni lasciati a prato, eccezion fatta per alcuni nuclei preesistenti, ed è oggi compresa tra la via Tiburtina a nord e il tratto urbano dell’autostrada Roma-L’Aquila a sud, e tra le zone di Casal Bertone a ovest e Verderocca a est.
Via di Galla Placidia ne costituisce il confine occidentale, mentre ad est via Filippo Fiorentini lo separa da Verderocca.

La zona gravita intorno a piazza Riccardo Balsamo Crivelli, situata sul punto più elevato dell’area.

Interessanti sono la villa Fassini, oggi sede delle Società Autostrade, il casale della Cacciarella (il “Casale Bruciato”) e gli scavi archeologici romani di via di Casalbruciato.
Interessante la riscoperta di grotte adibite a fungaie durante gli scavi sotto un campetto da calcio per la realizzazione di parcheggi coperti in via Bergamini. La presenza di queste grotte non era comunque mai stata del tutto dimenticata, come dimostrato da racconti circolanti tra i ragazzi del quartiere riguardo a “gallerie segrete” che avrebbero collegato il campo alla villa Fassini (detta “del Barone”).

Podere Rosa

L’area che si chiama Podere Rosa, dal nome dell’omonimo Casale, costruito agli inizi del secolo scorso, sorge intorno agli anni Quaranta come un insieme di case sparse nel quartiere di Ponte Mammolo. È raggiungibili dalla via Nomentana, ma anche percorrendo a piedi il Parco di Aguzzano che gravita intorno ai quadranti di San Basilio e San Cleto.

Dalla via Nomentana possiamo prendere via Diego Fabbri che ci conduce in un sito, posto non lontano dal Casale Podere Rosa, in cui si colloca una villa romana ad uso rustico databile al periodo di età tardo repubblicana, ma con rifacimenti che si protrassero fino al IV-V secolo d.C. Tra le ville menzionate quest’ultima presenta i resti più consistenti. Sono visibili dei tratti murari in opus reticulatum relativi ad ambienti termali ed alcune stanze con pavimentazione a mosaico. Dall’ambiente termale si poteva accedere con una scala ai piani superiori. Le terme erano alimentate da una grande cisterna che si trova nel settore occidentale del complesso. In uno degli ambienti è presente un pavimento a mosaico con motivi geometrici a forma di reticolo ortogonale con tessere di colore bianco su fondo nero La villa fu rinvenuta durante gli scavi compiuti nel 1982. 
Il Casale, immerso nel verde di una piccola collina, è oggi di proprietà del Comune di Roma ed è stato ristrutturato dopo diversi anni di abbandono secondo tecniche bio-compatibili.

Nel 1993, si costituì l’associazione Casale Podere Rosa, nelle vicinanze del Parco regionale urbano di Aguzzano. Ambientalismo radicale, tutela dei diritti sociali e del lavoro, sensibilizzazione verso uno stile di vita meno consumistico sono i concetti fondamentali intorno a cui si è costituita l’Associazione.

Tra i numerosi progetti portati avanti dal Casale Podere Rosa, sono tra i più significativi, oltre alla valorizzazione del Parco di Aguzzano, l’Università, che offre una serie di seminari e dibattiti di approfondimento di diverse tematiche ambientali, proiezione di documentari, eventi teatrali musicali;la “Festa cittadina per l’Ambiente”, che si svolge in estate; il ripristino ambientale, il risparmio energetico e la riqualificazione del territorio; un progetto socio-riabilitativo che comprende la coltivazione di un orto biologico curato da giovani disabili, la realizzazione di un percorso sensoriale per le persone non vedenti e la creazione di un gruppo di falegnameria dedicato alla manutenzione del giardino: il Giardino delle Meraviglie, dove sono stati istituiti un impianto fotovoltaico, una stazione di compostaggio, sistemi per il riutilizzo dell’acqua piovana e collettori solari. Non mancano due locali di ristorazione bio e il commercio di prodotti equo solidali.

San Cleto

Negli anni Cinquanta, la parrocchia di San Cleto, dedicata al terzo papa della chiesa cristiana Anacleto I, dà il nome alla omonima borgata, nata su lottizzazione abusiva (il lottizzatore di queste aree, fu l’avvocato Pace), tra il fosso di San Basilio e la via Nomentana. Senza un piano regolatore, senza strade, senza fogne né scuole, la borgata fu costruita specialmente da emigranti edili umbri e marchsigiani, immigrati
a Roma di recente che, pur non avendo la prescritta licenza edilizia, costruirono le loro case approfittando del tacito assenso dell’amministrazione capitolina.

San Cleto ospita i ruderi della torre del Coazzo e un casale del sec. XIII costruito su resti di un’antica villa romana.

Ruderi di Coazzo
I ruderi di Coazzo sono un sito archeologico con resti di edifici in rovina, presso il chilometro 10,200 della via Nomentana in una zona adibita a parco pubblico lungo la via Bernandini.

Descrizione
I resti di murature visibili sono da ascrivere ad un casale-torre del XIII secolo sorto su una preesistente villa romana. La struttura medioevale è stata realizzata con materiali riutilizzati provenienti da tombe, laterizi e blocchi di travertino, provenienti dalla zona limitrofa alla via Nomentana.
I “ruderi” comprendono un edificio conservato per circa 3 m circa d’altezza con 2 ambienti a volta e due tronconi della torre in opus mixtum.
Storia
La torre permetteva di controllare la via Nomentana all’altezza dell’odierno quartiere di San Basilio e fino a dove oggi sorge il Grande Raccordo Anulare. Nel 1428 era in possesso ai Frangipane, che vendettero metà del casale alla Basilica di San Pietro; quest’ultima, nel XVI secolo vendette la proprietà a Cola Iacobacci. Il toponimo di “Coazzo” potrebbe derivare da una storpiatura del nome della famiglia Iacobacci (scritto talvolta Jacobacci o Jacovazzi).

Rebibbia

Rebibbia è un’area urbana di Roma sita sulla via Tiburtina prima del Casale di San Basilio nella periferia nord-est della città.
Fa parte del quartiere Q.XXIX Ponte Mammolo.
Il nome richiama il casato del cardinale Scipione Rebiba, proprietario di una grande tenuta che costituiva l’attuale quartiere attorno a Ponte Mammolo.

Cominciata a costruire agli inizi del XX secolo, è costituita da case quasi completamente familiari composte principalmente da pochi piani e piccoli giardini, in stile quasi rurale.

Il Carcere
L’omonimo carcere è a forma pressoché quadrangolare con accesso da via Bartolo Longo e dalla via Tiburtina. È stato consegnato nel 1972, si tratta di un vero e proprio complesso, una piccola città. Dalla prima cinta, entro cui si trovano una mensa, un bar, uno spaccio alimentare, uno sportello bancario, un campo sportivo per gli agenti, palazzine di alloggi per il personale e al centro la palazzina centrale per gli uffici, si passa alla seconda cinta, quella dell’area della reclusione.
Rappresenta uno dei principali carceri italiani a livello di sicurezza e di reintegrazione nel sociale dei detenuti, grazie a piani di recupero molto specifici e accurati.

Archeologia

Sepolcri e magazzini di Via Tiburtina. Dei ruderi di un sepolcro sono siti presso un ristorante, mentre al chilometro 10,300 vi sono dei sepolcri di età imperiale al lato settentrionale e dei magazzini di età tardo repubblicana al lato meridionale della via stessa.

Casale di Rebibbia o de la Vannina.

È sito in via di Ponte Mammolo. È documentato dal VI secolo è posto su una rupe alla destra dell’Aniene. È composto di due edifici delimitati da un recinto con un cortile interno su cui si appoggiano degli edifici moderni. Una cornice marcapiano era una separatrice fra il corpo principale ed una torre ora inglobata in una struttura. Al recinto si addossa la cappella di San Giuseppe. Presso il casale vi sono delle cave di tufo sfruttate fino ai primi decenni del XX secolo.
Strutture antiche via Tiburtina. Delle strutture di servizio per la Via Tiburtina sono state trovate a Via Cannizzaro

Torre di Rebibbia

Torre di vedetta medioevale costruita sopra antiche sostruzioni di origine romana. Si trovava posta sulla confluenza del fiume Aniene e di una antica strada che da Ponte Mammolo raccordava la via Tiburtina con la Nomentana.

Colli Aniene

Colli Aniene è un’area urbana del V Municipio compresa fra via Tiburtina e il tratto urbano dell’autostrada A24, a cavallo di viale Palmiro Togliatti.

Si estende nel quartiere Collatino a ovest e nella zona Tor Cervara a est.

È delimitata a ovest dalla vecchia borgata di Tiburtino III, a nord dal nodo di scambio di Ponte Mammolo e dal fiume Aniene, a est dal parco della Cervelletta, a sud dall’autostrada A24 e dalla ferrovia Roma-Pescara.

Storia

La storia del quartiere comincia nel 1970, quando l’Associazione Italiana Case (AIC) usufruendo delle facoltà previste dalla legge 167/1962 sull’edilizia economica e popolare acquista una vasta area nel Piano di zona Tiburtino Sud.

Negli anni ’70 e ’80, l’AIC e altre cooperative urbanizzarono, lasciando largo spazio al verde pubblico, un territorio fino ad allora ondulato (da cui il nome “Colli Aniene”, sebbene oggi il quartiere sia pianeggiante) e in parte paludoso per la vicinanza del fiume.

Nell’ambito del nuovo Piano regolatore generale romano, è ancora da pianificare la centralità urbana prevista nei pressi del nodo di scambio di Ponte Mammolo e del fiume Aniene.

Le realtà storico-archeologiche del territorio sono quindi poche, a causa dell’urbanizzazione recente:

• Resti del vecchio Ponte Mammolo romano, ricostruito più a valle da papa Pio IX nel 1853.
• Casale della Cervelletta, realizzato come fortificazione medievale su rovine romane, costituito da una torre circondata da edifici di tipo residenziale e agricolo, di proprietà della famiglia Borghese dal 1629.
• Casale Bocca di Leone, con torre ghibellina del XVII secolo.
• Casale Nardi, costruito a cavallo del 1900 su strutture di epoca romana, e dalla fine del 2009 sede di una biblioteca del circuito Biblioteche di Roma.

Fontanile di Benedetto XIV lungo la via Collatina antica, alimentato dall’acquedotto dell’Acqua Vergine e restaurato nel 1753.

Tiburtino Sud

Tiburtino Sud è il nome della zona urbanistica 5d del V Municipio del comune di Roma. Si estende sul quartiere Q.XXII Collatino.
La parte edificata del Tiburtino Sud, a nord del tratto urbano della A24, è chiamata “Colli Aniene”.

Casale Caletto

Il quartiere di Casale Caletto, nel territorio del V Municipio e contiguo a La Rustica, è stato edificato all’80% con edilizia popolare (legge 167), ma il piano di zona non è ancora stato completamente realizzato.

Casale del Cavaliere

Il Casale del Cavaliere è situato su un costone tufaceo a picco sull’Aniene. Per la sua posizione elevata e per le caratteristiche architettoniche doveva avere funzioni di osservazione e di difesa, fronteggiando sulla sponda destra del fiume il Castello di Lunghezza.

Storia

Il nome deriva dalla famiglia Cavalieri che costruì il casale probabilmente nei primi anni del XIV secolo. Come “Palazzetto delli Cavalieri” è infatti menzionato nel 1398 di proprietà di Paolo Novelli e successivamente venne in possesso della famiglia Mattuccio da cui prese il nome di “Mattuzzi”.

Nella Carta del Della Volpaia (1547) è infatti indicato come “Mattuzzi” il casale fortificato e con ingresso difeso da una robusta torre.

Nel 1555 apparteneva a “m.s. Jacopo del Cavaliere” e nei primi anni del Seicento a un Ottavio Cavaliere, come risulta dalle liste delle “taxae-viarum”. A quest’ultimo proprietario si devono i probabili lavori di ripristino e abbellimento condotti sull’edificio preesistente, confermati dalla data “1607”.

Nella pianta della “tenuta del Cavaliere” del Catasto Alessandrino del 1659 dei Padri di S. Giovanni Casavita e confinante con la Tiburtina, le tenute di Castellarcione di Agostino Maffei e del Principe Borghese, il Teverone, la tenuta delle monache di Campo Marzio e quella di Casa Rossa, è raffigurato un casale turrito con disposizione a corte degli edifici, nucleo antico di quello che oggi è un lungo complesso.

Nella Carta di Antonio del Grande del 1661 è ricordato come “Casale del Cavaliere de Padri Benfratelli” ai quali rimase fino al 1804 quando la tenuta venne acquistata  dall’Ospedale di S. Spirito, quindi dagli Ospedali Riuniti di Roma  e dal dicembre 1978 è di proprietà del Comune di Roma, insieme ad altri beni del patrimonio del Pio Istituto del Santo Spirito.

Attualmente il complesso, costruito utilizzando molto materiale romano proveniente forse da una ricca villa del luogo, presenta numerosi rifacimenti ed aggiunte sempre su di uno stesso lato che hanno determinato la sua caratteristica planimetria allungata in direzione S.O. lato sud, ove si conserva la muratura in tufetti rossi risalenti ai sec. XII-XIII mentre il corpo originario, al limite nord-est, ha aspetto cinque-seicentesco; sotto l’arcone sud-orientale è inoltre inglobato un colombario romano.

L’edificio isolato nella campagna, ha pianta a forma di U attorno a una corte, chiusa su un quarto  lato da un muro rinforzato da arcate dove si apre l’ ingresso; in asse è un’edicola con affresco della Madonna con Bambino, molto restaurato, e sulla sua destra s’affacciano la cappella e una casa con profferlo. Al primo piano, sopra le porte, erano affreschi, raschiati e poi ridipinti con stemma dei Fatebenefratelli.

Agli inizi del XVIII sec. il casato dovette subire notevoli cambiamenti a seguito della ripresa agricola nell’agro romano che portò alla trasformazione di vecchi castelli in centri di grandi latifondi, come il vicino Castello di Lunghezza.

Al casale è stato addizionato in epoca moderna un corpo longitudinale per abitazione dei contadini ed inoltre del complesso fanno parte edifici a se stanti adibiti a fienile e ricovero attrezzi per il funzionamento dell’attuale Azienda agraria a conduzione diretta.

In via del Casale Cavallari, ha sede San Michele, luogo sussidiario di culto della parrocchia di Santa Maria dell’Olivo. Ma su questa, nel corso dei lavori relativi alle opere di urbanizzazione del Piano di Zona, fu scoperta una cisterna a cunicoli relativa a una villa romana di età repubblicana. Inoltre, presenta un tracciato arcaico-repubblicano incassato nel banco tufaceo che metteva in comunicazione il sito de La Rustica con l’Aniene. La strada, con un cunicolo di drenaggio a essa parallelo, è visibile, tagliata dall’Autostrada Roma-L’Aquila, nell’area di servizio Q8 – La Rustica nord. Da via Mirtillo sono infine raggiungibili antiche latomie di tufo poste sulla riva sinistra dell’Aniene.

Nei pressi di Salone, a poca distanza dall’Aniene, sulla via Collatina, ha origine l’acquedotto Vergine.
Al chilometro 10,5 della Collatina, ci sono ancora una torre medioevale a guardia delle sorgenti e un palazzetto rinascimentale che fu fatto costruire dal cardinal Trivulzio nel 1525.
Concorsero ad affrescarlo con grande eleganza artisti toscani, come Baldassarre Peruzzi. Salone, prima villa dell’Agro romano, fu concepito come diporto per la caccia in una zona sulla destra del fiume Aniene, particolarmente ricca di selvaggina.
Ma fu una residenza poco fortunata, perché nel 1527, appena due anni dopo, subì il saccheggio dei Lanzichenecchi e decadde a casale rustico.

Casal Monastero

Casal Monastero è una frazione (piano di zona D7) del comune di Roma, situata in zona Z.VI Settecamini, nel territorio del Municipio V.
È situato a nord-est della capitale all’esterno del Grande Raccordo Anulare.
Il quartiere, omonimo del Casale che il nome deriva dalla chiesa di S. Maria in Monasterio, presso san Pietro in Vincoli, e proprietaria della zona, collega la Tiburtina alla Nomentana.
È sorto negli ultimi anni del 1900, come nucleo di case costruite in cooperativa e finanziate dalla Regione, nella zona adiacente via di Sant’Alessandro.
Inizialmente pieno di disservizi mancavano strade asfaltate, esercizi commerciali e trasporti pubblici – si è poi ampliato, e l’ampliamento continua ancora.
Essendo di nuovissima progettazione, il quartiere offre oggi una buona vivibilità, le costruzioni non superano i sei piani e non sono addossate le une alle altre. Per la maggior parte si tratta di villette a schiera con un piccolo giardino; e tutti gli edifici sono forniti di parcheggio interno.
Mancano, però, ancora collegamenti, spazi per l’aggregazione sociale, negozi diversi da quelli alimentari, scuole, l’ufficio postale, un posto di polizia e di pronto soccorso, qualche parco pubblico e altro ancora. Senza contare la vicinanza di un elettrodotto.

Monumenti e luoghi d’interesse
• Santuario di Casal Monastero Nuovo. Una stipe votiva di un santuario rustico risalente ad un periodo situato tra la fine del IV e la metà del II secolo a.C. è stata trovata nel 1983.
• Casal Monastero Vecchio. Il casale è in opera listata in tufo e laterizi sul lato ovest, in opera cementizia in tufo e materiale di riciclo sugli altri lati. l’edificio è costruito su un colombario in laterizio con abside terminale e nicchie laterali. Il casale appartenne alla chiesa di Santa Maria in Monasterio. Del casale rimangono una torre quadrata con degli speroni angolari ed alcune strutture edificate su dei ruderi di una villa romana. A sud est si trovano degli altri ruderi in opera listata sempre in tufo e laterizio eretti su una precedente struttura ipogea con volta a crociera.
• Casale Pratolungo. Il casale è sito su di un colle di tufo presso via di Sant’Alessandro. Esso chiude su due lati una annessa torre medioevale che prende il nome dall’omonimo affluente di destra del fiume Aniene, il fosso di Pratolungo., con finestre, risalente al XIII secolo. La torre è coperta da una tettoia in tufelli regolari.
• Ponte medievale. Sono visibili alcuni resti sul Fosso di Pratolungo, lungo la via S. Alessandro.

Tor Cervara

Tor Cervara è il nome della settima zona del comune di Roma nell’Agro Romano, indicata con Z.VII.
Il toponimo indica anche la zona urbanistica 5f del V Municipio. 
Si trova nell’area est del comune, a ridosso ed internamente al Grande Raccordo Anulare.
Il nome del quartiere deriva da “cervaretto” in quanto nella zona, in epoca romana doveva sorgere una tenuta di cervi. Percorrendo la via omonima, in direzione di via Tiburtina e superato il Casale di bonifica di Cosimo, si raggiunge il Casale di Tor Cervara, antico centro della tenuta, con la sua torre del sec. XIII, attualmente definito “Castello della Quiete” e oggi adibito a casa di cura.

Monumenti e luoghi d’interesse
• Cave di tufo rosso. Presso l’Aniene sono state trovate delle cave di tufo rosso utilizzate dall’età tardo repubblicana all’età augustea. L’Aniene veniva utilizzato come “strada” per trasportare i blocchi una volta estratti. In età moderna sono stati molti gli atti vandalici che hanno distrutto parti della cava. In un angolo nella zona orientale della cava si può notare un moderno laghetto sportivo.
• Villa romana di via Antenore. In via Antenore, presso la riva destra dell’Aniene, è stata trovata una villa romana che risalirebbe più o meno allo stesso periodo delle suddette cave di tufo. Alla villa, che si estendeva vino a via dei laghi sportivi, si poteva accedere anche dal fiume stesso.
• Villa romana di via Igino Giordani. Un’altra villa è stata trovata sul colle di via Igino Giordani, tra la via medesima e via Orsogna.
• Casale Cosimo. Trattasi di un casale di bonifica risalente al XX secolo.
• Casale di Tor Cervara. Il casale è sito nella via che dà il nome al quartiere. Consta di una torre del XIII secolo. Attualmente è utilizzato come casa di cura ed è noto come castello della quiete.
• Villa romana presso il Fosso di Tor Sapienza. Una villa è stata trovata sul colle prospiciente il Fosso di Tor Sapienza. La villa risale più o meno allo stesso periodo della Villa romana di via Antenore e delle cave di tufo rosso suddette.
• Chiesa dell’Immacolata. Risale al 1911 Le decorazioni interne sono di Giovanni Battista Conti.
• Casale della Cervelletta. È sito in via della Cervelletta.

Tor Sapienza

Tor Sapienza è il nome dell’ottava zona di Roma nell’Agro Romano, indicata con Z.VIII.
Il toponimo indica anche la zona urbanistica 7c del VII Municipio. Si trova nell’area est del comune, a ridosso ed internamente al Grande Raccordo Anulare, tra la via Prenestina e il tratto urbano dell’Autostrada A24.

Suddivisioni
Il territorio di Tor Sapienza è idealmente diviso in quattro quadranti separati a croce da nord a sud dalla omonima via di Tor Sapienza e da ovest a est dalla via Collatina.
Al suo interno si estendono le zona urbanistiche 7c Tor Sapienza e la 7d La Rustica e i piani di zona B34 Casale Rosso, B46 Casale Rosso 2 e C24 Via Longoni.

Storia
Nel XIII secolo, tra la via Collatina e la via Prenestina sorse una torre quadrata in laterizio, con stipiti in travertino e merlata. Il secolo successivo, la storica famiglia Boccamazzi vi costruì il casale Bucchamatiis. Questo fu successivamente venduto all’Ospedale Santo Spirito.
Il 15 agosto 1457 fu, quindi, acquistato dal cardinale Domenico Pantagati detto Capranica, che lo affidò agli studenti perugini del Collegio di San Girolamo. Questi lo rinominarono in “Sapienza nuova”. Da ciò, la torre del casale fu rinominata in “Tor Sapienza”.
L’attuale nucleo urbano si formò negli anni venti, ad opera di un ferroviere molisano antifascista, Michele Testa, che creò la “Cooperativa Tor Sapienza dell’Agro Romano”, realizzando prima 25 abitazioni economiche, quindi un altro centinaio. Il 20 maggio 1923 è inaugurata la borgata di Tor Sapienza, costruita regolarmente ed attrezzata di una scuola, una farmacia ed una condotta medica.
Durante la seconda guerra mondiale la torre fu utilizzata dall’esercito tedesco come deposito di munizioni. Al momento della ritirata il deposito di munizioni fu fatto brillare e questo causò il crollo totale dell’alta torre centrale. Questa esplosione causò inoltre l’inagibilità di numerose gallerie che si trovavano sotto ed intorno alla torre. Alla fine degli anni novanta il nuovo proprietario della torre, sotto la supervisione dell’Accademia di belle arti, ha eseguito una profonda ristrutturazione della cinta esterna della torre riportandola al suo splendore originale. Purtroppo, nella ristrutturazione sono stati completamente eliminati i merli quadrati in cima alle mura. Da via Francesco Paolo Michetti oggi è possibile ammirare la bellezza delle imponenti mura rivestite nella parte inferiore (parte verticale) con pezzi di pietra lavica e la parte superiore (parte inclinata) con pezzi di travertino. L’interno, ristrutturato per ospitare un locale commerciale, è realizzato in architettura moderna con copertura in vetro.