Archivi categoria: Municipio IV

Marcigliana

Marcigliana è il nome della terza zona del comune di Roma nell’Agro Romano, indicata con Z.III.
Si trova nell’area nord del comune, a ridosso del confine con i comuni di Riano e Monterotondo.

Storia

Sono numerosi i reperti archeologici dei resti di una città con relativi complessi tombali. Sembra si tratti di Crustumerium, un’antica città del Lazio primitivo, che nella storia è ricordata, per il ratto delle Sabine, in lotta con Roma già al tempo di Romolo.

La città occupava la collina della Marcigliana Vecchia (sulla destra della Via Salaria, appena oltrepassato lo svincolo dell’Autostrada per Firenze) e quella contigua di Campogrande; era perciò in posizione dominante sul Tevere, e a scopo difensivo, sul lato che volge all’entroterra era limitata da un lungo avvallamento artificiale che doveva essere completato da un terrapieno.

Nel 380 a.C., quando l’abitato era stato già sostanzialmente abbandonato, nel territorio di Crustumerium le fonti antiche ricordano la terribile battaglia del fiume Allia (l’odierno fosso della Regina o fosso Maestro), dove i Romani combatterono contro i Galli guidati da Brenno e subirono una rovinosa sconfitta.

Anche in altri punti della collina sono riconoscibili i resti di una fortificazione di forma quadrata. Sulle alture vicine si ritrovano necropoli con tombe a grotticella e a camera, scavate nel periodo che va dall’VIII al V secolo a.C.. Sono inoltre visibili le tracce delle principali strade che univano la città di Crustumerium con le vicine Nomentum, Ficulea e Fidenae.

Successivamente, in epoca medioevale, si svilupparono gli insediamenti a fini agricoli e/o di pastorizia nel territorio, con la distribuzione in grandi ‘Tenute’ dell’Agro Romano comprendenti case padronali e alloggi per coloro che vi lavoravano, oltre che edifici per il ricovero del bestiame.

I nomi assunti dalle Tenute e dalle strade che le collegavano o le attraversavano erano per lo più legati ai possessori.

La Riserva Naturale Marcigliana 

E’un’area naturale protetta sita in provincia di Roma, tra i comuni di Roma, Fonte Nuova, Mentana e Monterotondo, tra via Salaria, via Nomentana, via della Marcigliana e via della Cesarina.
Esteso per oltre 4.000 ettari il paesaggio è rurale e composto da campi coltivati, spallette boscose e filari di alberi lungo le strade private.
In questo parco si trovano i fondi di Torre Madonna, Fonte di Papa, Massa, Ciampiglia Barberini, Ciampiglia Del Bufalo, Santa Colomba, Valle Ornara, Casal della Donna, Capitignano, Olevano, Cesarina, Capobianco, Sant’Agata e Coazzo; di quest’ultimo è visibile il casale presso l’incrocio di via della Cesarina con la Nomentana.
Lungo il tratto settentrionale di via di Tor San Giovanni è il casale di Tor San Giovanni, edificio medievale con torre.
In tutto il territorio considerato sono sparsi resti di età romana, in parte non visitabili perché gran parte del parco è di proprietà privata. Un vasto settore, corrispondente all’antica Tenuta Capitignano (detta poi Tor San Giovanni in quanto divenuta di proprietà dell’Ospedale di San Giovanni) è oggi di proprietà del Comune di Roma e vi ha sede la “Casa del Parco”. Un appezzamento di meno di 60 ettari, lungo Via della Marcigliana, è di proprietà demaniale e corrisponde al principale sepolcreto (Monte Del Bufalo, dalla famiglia Del Bufalo) dell’antica città di Crustumerium, il cui settore insediativo è ancora di proprietà privata (Duca Grazioli). L’abitato antico e il circondario (circa 500 ettari) sono assoggettati ad un provvedimento di stretta tutela archeologica.

Crustumerio

Fu un’antica città del Latium, oggi scomparsa.
Secondo gli storici antichi questa città si trovava a nord di Fidene, non molto distante dalla riva sinistra del Tevere, presso il fiume Allia. Mentre non esiste certezza sulla natura dei suoi abitanti che secondo i diversi autori erano originari dai Sabini o dai Latini o Falisci o addirittura dai Siculi.
La sua necropoli è stata individuata recentemente, negli anni settanta, nella zona a nord di Roma presso via della Marcigliana.
Publio Virgilio Marone ci descrive Crustumerio come una delle 5 città che fabbricarono le armi usate contro Enea. Livio ci da molte notizie sulla città che fu sottomessa da Romolo, e poi Tarquinio Prisco annesse definitivamente il suo territorio detto Agro Crustumino con la formazione della tribù clustumina.
Decadde dopo la distruzione di Veio nel IV secolo a.C.

Villa Spada

E’ una frazione di Roma Capitale, situata in zona Z.II Castel Giubileo, nel territorio del Municipio Roma IV.

Sorge a cavallo della via Salaria, ad est sull’omonimo colle, ad ovest fino alle sponde del vicino fiume Tevere. È separata dalla frazione di Fidene da un ponte del IX secolo sulla via Radicofani.
Nel lato ovest lungo la via Salaria, sorgono edifici quali il palazzo della sede di SKY ITALIA e il circolo “Villa Spada” del centro logistico della guardia di Finanza.

La Villa

Al n°1 di via Giacomo Medici si trova Villa Spada, costruita nel 1639 dall’architetto Francesco Baratta, su commissione di Vincenzo Nobili.
La denominazione Villa Spada comparve per la prima volta sulla pianta del Nolli nel 1748, nella quale si può osservare la proprietà attraversata longitudinalmente da due vialetti rettilinei e la palazzina con i giardini, appartenente al principe don Giuseppe Spada Varalli.
Nel 1849 l’edificio divenne sede del quartier generale di Garibaldi, dopo la rovina di Villa Savorelli (oggi Villa Aurelia). Villa Spada era tenuta dal battaglione dei Bersaglieri Lombardi, comandati dal colonnello Luciano Manara, di 24 anni, eroe delle Cinque Giornate di Milano e poi Capo di Stato Maggiore di Garibaldi.
La villa fu squassata dalle cannonate e crivellata dal violento fuoco di fucileria. Manara fu ucciso da un colpo di carabina, ma i suoi bersaglieri continuarono a resistere. Era il 30 giugno 1849 e la sera stessa l’Assemblea della Repubblica decretava la cessazione della resistenza.
Attualmente Villa Spada è sede dell’Ambasciata d’Irlanda presso la Santa Sede.

Fidene

Fidene (in latino Fidenae) è una frazione di Roma Capitale, situata in zona Z.II Castel Giubileo, nel territorio del Municipio Roma IV.
Il toponimo indica anche la zona urbanistica 4d del IV Municipio. 

Storia

Fidene (o Fidenae) era un’antica città del Lazio, situata a circa8 chilometri a nord di Roma sulla Via Salaria, nel punto in cui questa correva lungo il Tevere. Sorse, in base alle testimonianze archeologiche, nel sec. XI a.C. La città, sul colle di Villa Spada, era posta in una posizione strategica, in quanto poteva controllare le vie commerciali con i Sabini, quelle tra l’Etruria e le città greche della Campania, nonché i traffici fluviali che avvenivano lungo il Tevere.Era nota inoltre per la fertilità del territorio, dovuta anche alla vicinanza con il Tevere.

La città era cinta da mura e nell’ambito del suo territorio di influenza rientrava anche la zona di Montesacro .La lotta tra Fidene e Roma durò per oltre quattro secoli, inserendosi più volte in quella combattuta dai romani contro la città etrusca di Veio.

I Romani attaccarono più volte la città con Romolo, Numa Pompilio, Tullio Ostilio e con i Tarquini al fine di imporre il predominio romano in una zona che costituiva un punto nevralgico dal punto di vista economico-strategico.La città fu occupata una prima volta dai romani nel474 a.C., che qui vi posero una loro guarnigione. Nel438 a.C. i Fidenati cacciarono la guarnigione romana e si allearono ai Falisci e agli Etruschi per contrastare i romani; la guerra fu cruenta e si risolse definitivamente nel435 a.C., con la distruzione e il saccheggio della città operata dai romani, che trassero in schiavitù tutti i suoi abitanti.

Per molto tempo rappresentò il confine settentrionale del territorio romano e spesso fu sottoposta al governo di Veio. Probabilmente finì definitivamente nell’orbita romana con la caduta della città etrusca e alcuni autori antichi ci raccontano che a quei tempi era quasi del tutto deserta. Conservò però a lungo la funzione di stazione di cambio per i cavalli.

Il luogo dove sorgeva l’acropoli di Fidene probabilmente si può identificare con la collina dove attualmente sorge Villa Spada, anche se non sono presenti tracce di edifici o opere difensive che lo provino con certezza; tombe di epoca pre-romana sono state ritrovate sulle pendici nord della collina.

Successivamente il villaggio fu ricostruito sulle pendici orientali della collina, lungola via Salaria, e la sua curia, con un’iscrizione dedicata dal Senato di Fidene a M. Aurelius, fu qui scoperta nel 1889, insieme a resti di alcuni edifici.

In particolare con la presa di Cenina (Ponte Mammolo lungola via Tiburtina), del territorio di Ficulea (tra la Nomentana e il Grande Raccordo Anulare), di Crusterium (nel settore N-E della Salaria) e con le assegnazioni di territori dell’agro di Fidene ai clienti della gens Claudia, – nonché con la battaglia sul fiume Cremera si era cercato , di isolare e accerchiare la città di Fidene da Veio e dalle importanti vie di comunicazione fluviali (Tevere) e terrestri (Via Salaria). Per contrastare i Romani la città di Fidene si era alleata con l’etrusca Veio, ma nel474 aseguito dell’armistizio quarantennale tra Roma e Veio la città di Fidene era stata occupata da una guarnigione romana. Nel 438 il pericolo per Roma fu grande perché i Fidenati dopo aver cacciato la guarnigione romana avevano stipulato una coalizione con Veieti e Falisci al fine di formare un esercito in comune per contrastare la potenza romana in ascesa. Con queste truppe, infatti, si erano spinti fin sotto le mura di Roma. I Romani, tuttavia, non erano rimasti inoperosi: nel 438 venne inviato contro Veio il console A.C. Cosso. Il generale romano dopo aver battuto l’esercito etrusco issò la testa del re di Veio (Tolumnio) su una lancia e i combattenti veienti e fidenati visto ciò si diedero alla fuga. Nell’anno successivo i nuovi consoli, Malungineuse e Crasso, depredarono l’agro di Fidene ed entrarono nel territorio di Falerii. Di li a poco, però, la città di Fidene fu conquistata, saccheggiata e data alle fiamme dai romani (436-435 a.C.). La città divenne un “municipium” di Roma e parte degli abitanti cadde in schiavitù. Per ricostruire le mura ed alcuni edifici che erano stati distrutti dopo l’incendio gallico, i Romani fecero affluire da Fidene una grossa quantità di pietre di tufo. Con la caduta di Fidene l’Urbe riuscì a porsi in una posizione favorevole nella lotta contro Veio.

La casa protostorica di Fidene 

E’ la ricostruzione in scala reale di una casa della fine del IX secolo a.C. rinvenuta quasi integra nella borgata Fidene, a Roma, nella zona Castel Giubileo.
La ricostruzione, realizzata con l’ausilio di tecniche costruttive antiche, è situata in un’area recintata di via Quarrata, a non molta distanza dal sito della struttura originale, risalente all’età del ferro.

La Cesarina

Prendendo Via della Cesarina si può arrivare a quello che è ancora conosciuto come il Casale della Cesarina vecchia, oggi sede di una moderna azienda agro-zootecnica. Il complesso è situato in una zona in cui nei secoli scorsi ci furono diversi rinvenimenti archeologici di epoca imperiale, e quella si ipotizzò essere la probabile sede dell’antichissima Ficulea.

Gli stanziamenti abitativi della zona si sono sviluppati in periodi diversi. I primi insediamenti abitati esistenti, come già ricordato, erano fondamentalmente legati alla vita nelle varie ‘Tenute’, sfruttate a fini agricoli e/o di pastorizia.

Tor San Giovanni

Tor San Giovanni è il nome della quinta zona del comune di Roma nell’Agro Romano, indicata con Z.V.
Il toponimo indica anche la zona urbanistica 4o dell’IV Municipio.
Si trova nell’area nord-est del comune, a ridosso del confine con i comuni di Mentana e Fonte Nuova.

La tenuta di Tor San Giovanni, dove si trova la torre omonima sorta sulle rovine di un’antica villa, deve il nome all’essere appartenuta al Capitolo Lateranense, ed è ricordata in vari documenti di affitti che detto Capitolo fece alle famiglie De Rubeis, Astalli, De Leonis; antecedentemente però, in un documento del 1012, è ricordata con il nome di Capitignano, ed assunse il nome di Torre di San Giovanni dopo il 1564 quando fu acquistata dall’Ospedale omonimo.

Proseguendo sulla Via di Tor San Giovanni, all’incrocio con Via della Marcigliana e Via della Cesarina, subito dopo il bel viale di eucalipti si incontra sulla destra un casale abitato di epoca ottocentesca, con un motivo ad arco sul muro che dà accesso al cortile interno. Fino a non molti anni fa appartenne al Pio Istituto di S. Spirito, del quale si vede, sul portale di ingresso del casale, lo stemma con la croce a doppio braccio.

Casal Boccone

Casal Boccone è il nome della quarta zona del comune di Roma nell’Agro Romano, indicata con Z.IV.
Il toponimo indica anche la zona urbanistica 4f del IV Municipio.
Si trova nell’area nord del comune, a ridosso ed internamente al Grande Raccordo Anulare.

Il nucleo centrale è rappresentato dalla borgata inizialmente denominata Bufalotta, poi detta di Casalboccone ed attualmente di S. Maria delle Grazie, costruita ai lati di Via della Bufalotta e a ridosso di Via di Settebagni e Via di Casalboccone.

Storia

La formazione di questo insediamento iniziò subito dopo la seconda guerra mondiale con la lottizzazione dei terreni di proprietà dei fratelli Brandizzi.

Inizialmente lo sviluppo fu piuttosto lento, infatti nel 1956 solo poche decine di lotti erano stati edificati, poi sempre più velocemente, con la realizzazione di altri insediamenti: Ville, Cinquina, Strade bianche (poi Strade Australiane).

Le caratteristiche erano quasi esclusivamente residenziali, in modo sincrono con lo sviluppo economico che in tutta Italia stava verificandosi.Infatti, in pochi anni migliaia di persone abbandonarono paesi e campagne per raggiungere Roma, attratte dalla speranza di migliori condizioni di vita e di trovare un lavoro.

Il nome che assunse la borgata che era stata il nucleo iniziale, S. Maria delle Grazie, sarebbe stato legato ad una piccola edicola ricavata su una colonna del cancello di ingresso alla casa della famiglia Rocchi, una delle prime ad essere costruita, antecedentemente agli anni ’50, e sede della prima attività commerciale della zona.

L’edicola originaria ormai è andata distrutta, ma è stata sostituita con quella attualmente presente, che riporta la medesima immagine in fotoceramica.

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Bufalotta

Bufalotta è il nome della zona urbanistica 4n del IV Municipio del comune di Roma. Si estende sulla zona Z.III Marcigliana.

A rigore il nome Bufalotta spetta ad un terreno di oltre 300 ettari ancora non urbanizzato (è compreso nella Riserva Naturale Marcigliana), corrispondente all’antica tenuta “Ciampiglia dei Del Bufalo” (nel 1200 passò a detta nobile famiglia di Pistoia trasferitasi a Roma, nel cui stemma figura la testa di un bufalo con un anello alle narici e il motto fra le corna), detta in seguito anche Bufalotta.
La strada che da Roma (dopo Ponte Nomentano) conduceva alla tenuta fu quindi denominata “via della Bufalotta”. Nell’ambito del contemporaneo sistema di riferimento toponomastico, e in spregio all’opportuno mantenimento delle denominazioni tradizionali, le nuove zone residenziali finiscono per usurpare il nome delle originali destinazioni della viabilità radiale, assumendolo a loro volta dalle strade che fiancheggiano: pertanto, come nella periferia romana occidentale si parla di Boccea a proposito di nuove urbanizzazioni che fiancheggiano la via che portava fino alla vera località Boccea, sulla riva sinistra del fiume Arrone, così oggi il nome Bufalotta è indefinitamente attribuito alle nuove aree che costeggiano la via omonima, mentre è quasi perduta la consapevolezza del luogo a cui in origine spettava tale nome.
Appare quindi infondata l’etimologia che fa riferimento alla presenza lungo la strada di pascoli destinati specialmente a bufale da latte.

Ricerche condotte tra il 1980 e il 1986 in una zona della Bufalotta vicino al Grande Raccordo Anulare, hanno consentito il ritrovamento di reperti fossili (elefanti, rinoceronti, ippopotami, cavalli, cervi) risalenti a più di 700.000 anni fa. Gli abitati della zona si sono sviluppati in periodi diversi, ma i primi insediamenti erano fondamentalmente legati alla vita nelle varie ‘Tenute’, sfruttate a fini agricoli e/o di pastorizia.

Sono ancora visibili le torri, edificate su preesistenti ruderi romani, del castello di Redicicoli, sulla sinistra di Via di Settebagni, circa 2 Km. prima di uscire sul Grande Raccordo Anulare nei pressi della Via Salaria, provenendo da Via della Bufalotta e all’incrocio di Via delle Vigne Nuove con Via di Settebagni.
Nel percorso di Via della Marcigliana per raggiungere Via della Bufalotta, è possibile osservare il castello dei Duchi Grazioli.

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Castel Giubileo

Castel Giubileo è il nome della zona del comune di Roma nell’Agro Romano, indicata con Z.II.
Si trova nell’area nord del comune, a ridosso ed internamente al Grande Raccordo Anulare. 

Il borgo, incuneato tra la via Salaria ed il fiume Tevere, è formato da tre nuclei distinti, tutti di estensione ridotta, uno dei quali posto sul piccolo rilievo dove spicca il castello omonimo.
I due nuclei posti piedi del rilievo si articolano, in uno più grande posto a nord, in cui è presente un edificato composto in base ad una sequenza di strade parallele comprese tra due elementi viari, che possono essere qualificati alla stregua di due assi insediative principali (costituite dalle vie Grottazzolina e Montappone). All’estremità ovest, di questo nucleo sono presenti piccole imprese artigiane, due alberghi, dal lato opposto un’altra struttura alberghiera. Il fronte commerciale (di modestissimo rilievo) si estende lungo l’asse posta a sud.
L’altro nucleo abitativo si articola a ridosso dell’argine del fiume Tevere, qui sono presenti la scuola elementare e l’asilo nido. 
La storia dell’attuale Castel Giubileo si collega direttamente con la città di Fidenae che, sulla base di testimonianze archeologiche, sorse intorno all’XI secolo a.C. sulla collina di Villa Spada, dove oggi si trova l’omonima località e la Borgata Fidene, in una importantissima posizione strategica. Infatti, dominava le vie commerciali poste tra l’Etruria, la Sabina e l’Italia meridionale nonché il tratto fluviale, ove avvenivano i traffici commerciali. L’insediamento, circondato da mura, estendeva il suo controllo anche nella zona del Monte Sacro, era fiorente, soprattutto in considerazione della fertilità del terreno (la vicinanza al fiume e la presenza di detriti vulcanici o tufi), già prima della fondazione dell’Urbe. 

Storia

Nel 1280 era di appartenenza del monastero di San Ciriaco e solo in seguito il castrum venne chiamato Castel Giubileo perché forse venne acquistato da Bonifacio VIII con i soldi ricavati dal Giubileo del 1300, ma per altri perché venne posto sotto l’egida della famiglia Giubilei.

Nel 1406 il castello venne assalito e occupato da Paolo Orsini e nel 1484 fu saccheggiato da una banda armata.Dopo essere stato depredato il castello entra in declino e viene progressivamente utilizzato per finalità agricole.

L’insediamento urbano di oggi fu costruito dagli immigrati del secondo dopoguerra, provenienti da molte regioni italiane, a cominciare dai primi braccianti veneti, chiamati da Mussolini per la bonifica dell’agro romano.

La centrale idroelettrica

Fu progettata nel 1948 e portata a compimento nel 1953 dall’architetto Gaetano Minnucci, perla Società Idroelettrica Tevere.Era un simbolo evidente e concreto della ricostruzione del dopoguerra, avveniristica per gli innovativi materiali di costruzione, leggerezza della cabine di comando, passerelle aeree, trasparenza delle pareti in vetrocemento (ove erano custodite le turbine idroelettriche), calcestruzzo armato per i piloni.

Dotata di un punto di “birdwatching” gestito dall’associazione Legambiente, oltre a produrre energia elettrica, fornisce la possibilità di partecipare a visite guidate naturalistiche organizzate, lungo il Sentiero Natura.

Ponte di Castel Giubileo 

E’ un ponte attraversato dall’autostrada A90 (Grande Raccordo Anulare, circonvallazione settentrionale) che collega via Flaminia a via di Castel Giubileo, a Roma, nelle zone  Castel Giubileo, Grottarossa e Labaro
Si tratta del primo ponte sul Tevere in cui ci si imbatte arrivando da nord; in realtà è un viadotto a due carreggiate integrato nel Grande Raccordo Anulare. In questo punto il corso del Tevere è regolamentato da una diga, ben visibile dalla carreggiata esterna del viadotto

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Settebagni

Settebagni è il nome della zona urbanistica 4m del IV Municipio del comune di Roma. Si estende sulla zona Z.III Marcigliana.

La zona prende il nome (dal latino Septem balnea) dalla omonima località sulla via Salaria.

Il suo territorio è sito a cavallo del 42º parallelo.

Si racconta anche che in passato questa zona fosse un possedimento dei duca Grazioli i quali possedevano un bellissimo castello nel cui cortile vi erano sette vasche che la gente poteva usare come piscine pubbliche.

Nata come zona agricola, oggi ampiamente urbanizzata, si sviluppa su una collina dove, nel 2002, sono stati effettuati rilevanti ritrovamenti archeologici (tombe ed altro) tuttora in corso di osservazione.

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Municipio IV

Primo per popolazione con i suoi 203.854 abitanti, compreso tra il Tevere, l’Aniene, la via Nomentana e la via Salaria, il quarto Municipio è vasto 9.781 ettari sesto per estensione (9.781,75 Ha).

Storia

Tra i centri più importanti del Lazio antico dobbiamo citare Crustumerium e Fidenae. Queste città sono state oggetto di scavi negli ultimi anni del secolo scorso portando alla luce numerosi corredi funebri, nonostante le depredazioni dei tombaroli. All’atto della fondazione di Roma (753 a.C), Fidene era un centro già florido che sfruttava le vie di comunicazione fluviali e terrestri. In particolare con la presa di Cenina (ponte Mammolo), del territorio di Ficulea (tra la Nomentana e il Grande Raccordo Anulare), di Crustumerium (nel settore N-E della Salaria) e con le assegnazioni di territori dell’agro di Fidene ai clienti della gens Claudia, – nonché con la battaglia sul fiume Cremera – si era cercato , come ritenne il Sozi , di isolare e accerchiare la città di Fidene da Veio e dalle importanti vie di comunicazione fluviali (Tevere) e terrestri (Via Salaria). Per contrastare i Romani, Fidene si era alleata con l’etrusca Veio ma, nel 474 a seguito dell’armistizio quarantennale tra Roma e Veio, fu prima occupata da una guarnigione romana per poi essere conquistata, saccheggiata e data alle fiamme dai Romani (436-435 a.C.). La città divenne un municipium di Roma e parte degli abitanti cadde in schiavitù. Per ricostruire le mura ed alcuni edifici che erano stati distrutti dopo l’incendio gallico, i Romani fecero affluire da Fidene una grossa quantità di pietre di tufo. Con la caduta di Fidene, l’Urbe riuscì a porsi in una posizione favorevole nella lotta contro Veio. Tuttavia, i Romani impiegarono dieci anni (406-396 a.C.) per conquistare Veio, che venne definita la “Troia etrusca”. Per quanto riguarda Fidene, il Coarelli ha evidenziato che in epoca tardo-repubblicana la città aveva perso gran parte della sua importanza perché da un passo di Strabone si evince che Fidene, insieme a Gabii e a Labici, viene posta come esempio di città ridotta a villaggio. Questo fenomeno va posto in relazione con la crisi della piccola proprietà agricola e con la crescita del latifondo nella zona posta tra l’antica via Ficulea (Nomentana) e la Salaria. In epoca imperiale negli ampi latifondi, al cui centro si collocavano le ville, della zona di Monte Sacro, Fidene, Vigne Nuove, Bufalotta, Prati Fiscali, Serpentara, Tor S. Giovanni, Settebagni, Castel Giubileo e Magliana furono rinvenute delle aziende agricole dove si coltivavano alberi da frutto, fiori, grano, ortaggi, ulivi e viti.

Il periodo imperiale.
In epoca imperiale la zona di Montesacro raggiunse il pieno sviluppo dal punto di vista economico-residenziale, ma i prodomi di questo fenomeno risalgono agli ultimi due secoli della Repubblica. La rete viaria era cresciuta in modo intensivo e lungo i suoi percorsi erano state costruite svariate ville usate per scopi agricoli e come dimore permanenti o temporanee. Tra le numerose ville della zona montesacrina una delle più importanti è quella del liberto Faonte. Nel corso degli scavi condotti nel sito venne alla luce un’urna funeraria con incisa un’iscrizione dedicata a Claudia Egloge. Essa era stata la nutrice di Nerone ed insieme ad Atte aveva raccolto il corpo dell’imperatore per poi trasportarlo nella tomba dei Domizi. Questa villa secondo alcuni studiosi, deve essere identificata con la villa di Faonte. Al riguardo Svetonio ci informa che questo liberto consigliò a Nerone di rifugiarsi nella sua villa per sfuggire all’ira dei partigiani di Galba. Sopraggiunti quest’ultimi l’imperatore decise di suicidarsi ficcandosi un pugnale in gola, aiutato da Epafrodido. Da Svetonio apprendiamo che l’edificio si trovava tra la via Nomentana e la Salaria e con precisione, secondo l’identificazione effettuata dagli archeologi, in via Passo del Turchino, (Svetonio, Vita di Nerone, 48-49). La villa doveva essere di grandi dimensioni ed era suddivisa in due sezioni: una rustica e l’altra abitativa e ad essa era annessa una grande cisterna i cui resti sono ancora visibili. Resti di un’altra grande villa, del I-II sec. d.C, sono visibili in Piazza Monte Torrone, mentre se prendiamo via Lina Cavalieri possiamo vedere un tratto di una antica strada romana.

Il Medioevo
La crescita del latifondo determinò lo spopolamento del territorio del IV Municipio, ma i centri di Capobianco, Fidene e Montesacro non risentirono di questo fenomeno. Nell’ambito del nostro distretto un incremento demografico si verificò intorno all’abitato di Castel Giubileo e lungo la via Nomentana all’altezza del luogo del martirio di S. Alessandro. L’estendersi del tessuto abitativo si sviluppò intorno ai nuclei religiosi di S. Michele Arcangelo, Castel Giubileo, S. Alessandro e poi anche intorno ad altre chiese. La motivazione era di natura logistica, economica, religiosa e politica: con la crescita delle invasioni barbariche le chiese diventarono i centri dove la popolazione, che si dedicava all’agricoltura cercava di aggregarsi. Si tentava di costituire dei piccoli nuclei agricoli indipendenti formati da contadini e da piccole guarnigioni di presidio. Si trattava del sistema delle domuscultae che si sviluppò con papa Zaccaria (741-752) e Adriano I (772-795) e contribuì a rafforzare il dominio della Chiesa a scapito della proprietà privata. In molti casi la popolazione riutilizzava, per gli scopi suddetti, gli edifici di epoca imperiale ancora in buone condizioni. Sui resti delle ville presenti nella zona della Marcigliana, Prati Fiscali e della Serpentara sorsero dei casali, ma anche gli altri monumenti e le tombe seguirono una sorte analoga. Un destino diverso subì, invece, il sepolcro romano posto nelle vicinanze di Ponte Salario che fu riutilizzato come torre di guardia per scopi difensivi e di sorveglianza.

 Il Municipio Roma IV è una delle realtà della capitale che sta vivendo maggiori trasformazioni in quanto il Piano Regolatore della città prevede, proprio nel territorio del Municipio, la realizzazione di nuovi insediamenti, con aree verdi, centri commerciali e moderne abitazioni.

Il suo territorio ospita la “città giardino” di Montesacro, costruita a partire dal 1919, per iniziativa degli impiegati delle Ferrovie dello Stato e dislocato lungo la via Nomentana in direzione dei Prati Fiscali, con l’idea di coniugare i vantaggi del vivere in città con i benefici dell’abitare in campagna. La città giardino fu però poi presto assediata dalle nuove costruzioni.

Il grande sviluppo dell’area ha avuto luogo alla fine del secondo conflitto mondiale, quando, per arginare il fenomeno della disoccupazione dilagante, lo Stato intervenne con piani di sviluppo dell’edilizia mediante una politica di sgravi fiscali per i costruttori e di abolizione delle tasse sulle aree fabbricabili: l’obiettivo era quello di edificare dei nuovi quartieri popolari nelle zone periferiche demolendo le numerose baracche presenti sulle principali arterie di Roma.

Negli anni ’30 e ’40 sorsero le borgate di Valmelaina, Cecchina e Tufello – quest’ultimo di grande valore architettonico – seguite dai quartieri Talenti e Bufalotta e dalla borgata Fidene.

Nel periodo tra gli anni ’50 e ’60 il fenomeno degenera perché gli spazi si riducono ulteriormente in quanto i piani edilizi prevedono la realizzazione di palazzine anche di 6-7 piani con aree esigue per i giardini e i cortili. Il fenomeno dell’edilizia intensiva coinvolge la stessa “garden city”, il quartiere del Tufello, ma anche la Bufalotta, Vigne Nuove. Tra gli anni ’59 e ’62 nasce il quartiere di Montesacro Alto (detto anche quartiere Talenti) nella zona posta tra via Nomentana e via della Bufalotta. La stessa località dell’antica Fidene è interessata da questo fenomeno edilizio nonostante il piano regolatore del 1962 ne prevedesse un’utilizzazione agricola. Nasce la borgata Fidene mentre altri insediamenti sorgono anche nella zona di Castel Giubileo e continua al contempo la crescita del quartiere di via delle Vigne Nuove con la costruzione di case popolari promosse dallo I.A.C.P.

L’edilizia crebbe ancora negli anni ’70 con la costruzione delle case popolari dello Iacp – oggi considerate un pregevole esempio di architettura moderna – lungo via delle Vigne Nuove e nei quartieri Conca D’Oro, Nuovo Salario, Nomentana, la Serpentara sino a Castel Giubileo, il quartiere più a nord della città all’interno del raccordo. Una crescita così intensa e a tratti disordinata ha generato un deficit dei servizi: spazi pubblici e spazi verdi insufficienti all’interno dei quartieri, viabilità locale congestionata, scarsa integrazione tra le diverse aree. Il fenomeno dello sviluppo urbanistico non si è arrestato nel quartiere Talenti; negli anni tra il 1995 e il 1998 i piani edilizi hanno coinvolto le grandi estensioni verdi poste tra via Gaspara Stampa, via Nomentana, e via Casal Boccone. Nei tempi recenti la cresciuta sensibilità verso i problemi ecologici e di salvaguardia del territorio ha posto un freno alla crescita edilizia e vengono portati avanti dei piani di risanamento edilizio, valorizzazione del territorio o di salvaguardia delle “cinture verdi della capitale”.

Nei quartieri di Fidene e Valmelaina alcuni di questi problemi sono stati affrontati con un Programma di recupero urbano (Programma di Recupero Urbano Fidene-Valmelaina), mentre interventi di valorizzazione dei tessuti esistenti investono le centralità locali di Conca d’Oro, Talenti e Serpentara. le zone coinvolte nell’ambito del IV Municipio sono il Parco della Bufalotta, la Riserva Naturale della Marcigliana (IV Municipio), il Parco Regionale Urbano di Aguzzano.

Nuove opportunità di promozione di questo territorio sono poi legate alla realizzazione, già in corso, della centralità metropolitana di Bufalotta, con nuove case, uffici e strutture di ricezione turistica.

Attualmente il trasporto pubblico è garantito nel quarto Municipio dalla Ferrovia Metropolitana Fara Sabina-Fiumicino (FM1), che in futuro sarà integrata dalle nuove linee B1 e D della metropolitana. La via Nomentana, attualmente unico asse di penetrazione nei quartieri dal Gra, verrà affiancata da una “variante” stradale sempre dal Gra verso l’interno, che permetterà di alleggerire gli attuali volumi di traffico.