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Municipio XVIII

Il territorio della Municipio Roma 18 è quanto mai esteso e partendo da S. Pietro arriva alla campagna oltre Castel di Guido sino al fiume Arrone, in prossimità del bivio di Fregene.

In questi luoghi si trovano presenze archeologiche che risalgono addirittura al Paleolitico inferiore, medio e superiore.

La sua storia risente prima dell’influenza dei vicini etruschi, essendo un territorio di confine tra il mondo etrusco e quello latino – come testimoniato dai resti di abitati e di necropoli rinvenuti nella zona di Castel di Guido (l’antica Lorium) – e successivamente dell’influenza romana.

Tutto ciò perché la ricchezza di risorse presenti nel territorio a nord del Tevere, tra Roma ed il mare, ha favorito l’insediamento dell’uomo: ricco di acqua e fertile, quindi adatto alla coltivazione ed al pascolo, offriva i materiali da costruzione come il tufo e l’argilla, e le materie prime (la selce, ad esempio) utili alla fabbricazione di utensili essenziali alla difesa e alla caccia. Risorse assai preziose erano costituite dalle “saline”, sottratte con la forza agli Etruschi, da Romolo o forse da Numa. Il sale era indispensabile, in quell’epoca, per la conservazione della carne e per la produzione casearia: i romani stessi definivano “salarium” lo stipendio, forse originariamente corrisposto in sale.

Con l’espansione di Roma la viabilità si spostò in questa direzione con la via Caere’Roma che, ricalcando in parte l’attuale via Boccea, raggiungeva Ceri e proseguiva sino a Cerveteri. E’ probabile che nello stesso periodo si sia sviluppato un altro percorso corrispondente all’attuale via Aurelia per scopi militari e commerciali. La zona quindi, per le sue caratteristiche e per i commerci che vi si erano sviluppati, nonché per le importanti vie di comunicazione, si urbanizzò rapidamente, in particolare lungo la via Aurelia.

Con la caduta dell’Impero Romano e la conseguente crisi che ne seguì, tutta l’area rurale ebbe un forte tracollo demografico ad eccezione di pochi borghi come Lorium, divenuta sede vescovile, S. Rufina, centro religioso di primaria importanza, e forse Malagrotta e Boccea.

Risale a quest’epoca la divisione delle terre tra diversi poli di potere: monasteri, papato, aristocrazia laica, interessi bizantini.

In ogni caso sono comunque presenti segni della storia passata: la toponomastica del nostro Municipio ricorda i nomi e le opere dei papi che si sono susseguiti, la viabilità percorre antichi tracciati, le porte nelle mura indicano tuttora punti di riferimento e di misura del territorio, gli spazi verdi rimandano a nomi di famiglie nobili e di cardinali (villa Veschi e villa Carpegna).

Nel territorio della Municipio Roma 18 sono conservati i resti dell’antico asse viario della Via Cornelia opera forse di un certo Cornelio, esistente, presumibilmente, sin dal secolo IV a.c. La Via nasceva dall’antica Porta Aurelia o Cornelia in prossimità del ponte Elio ora S. Angelo.

Questo tratto di mura, che costeggiava l’argine sinistro del Tevere, fu demolito da Papa Alessandro VI Borgia (1492/1503). La via Cornelia, attraversato il ponte, probabilmente si imbatteva, in prossimità del Mausoleo di Adriano, in una seconda Porta quasi certamente la vera porta Cornelia chiamata poi nel medioevo “Porta Sancti Petri” o “Porta Aurea”. Percorreva poi il territorio Vaticano (ager Vaticanus), l’asse di Piazza S. Pietro e della Basilica inglobando la tomba dell’apostolo Pietro, volgendo poi a sinistra per unire il suo corso a quello della via Aurelia Nuova. Entrambe le strade uscivano da Porta Cavalleggeri per salire le alture sovrastanti il Vaticano, a fianco del seicentesco ramo Paolino dell’acquedotto traianeo, situato a sinistra presso l’attuale cavalcavia dell’Aurelia sull’Olimpica, arrivando poi al bivio dove sorge la chiesa della Madonna del Riposo.

Municipio XV

Il Municipio Roma XV occupa una superficie di 70,87 Kmq.
Per estensione, è un Municipio di media grandezza e comprende le seguenti zone e quartieri: Portuense – Magliana Vecchia – Ponte Galeria – La Pisana – Gianicolense – Marconi – Pian Due Torri – Trullo e Corviale.

Al suo interno convivono quartieri più strutturati e serviti meglio come Marconi, Portuense e Villa Bonelli, quartieri dove le condizioni di vita sono più difficili, come Corviale e Magliana, ed ex-borgate spontanee quali Piana del Sole, Monte delle Capre e altre.

Il territorio del Municipio ospita importanti strutture di servizio: il Centro Direzionale dell’Alitalia e quello della Telecom di Parco de’ Medici nonché gli uffici della Regione Lazio; strutture turistico-ricettive e per il tempo libero come il Warner Village e dell’Uci Cinema.

A ridosso del limitrofo Comune di Fiumicino è stato realizzato il nuovo polo fieristico romano.

La dotazione di verde comprende le riserve naturali della Tenuta dei Massimi e della Valle dei Casali e parte della Riserva del litorale romano.

Il nome Arvalia-Portuense

Il Consiglio Circoscrizionale, avvalendosi dell’art. 3 del Nuovo Regolamento sul Decentramento Amministrativo, nella seduta del 15/5/96 ha deliberato sulla scelta del nome da aggiungere all’indicazione numerica dell’allora Circoscrizione (ora Municipio).

A tale scelta si è pervenuti con il concorso di idee ‘Dai un nome alla Circoscrizione’. Sono state invitate le associazioni culturali e sportive, i centri anziani, i comitati di quartiere, le parrocchie, le scuole, gli utenti della Biblioteca Centro Culturale e tutta la cittadinanza a proporre il nome più adatto a rappresentare questo Municipio, tenuto conto anche dei suoi aspetti storico geografici.

L’iniziativa ha visto un’ampia partecipazione dei cittadini. Tra le numerose proposte pervenute, un’apposita commissione ha scelto il nome ‘Arvalia – Portuense’.

Tale denominazione è stata giudicata la più pertinente in quanto è il risultato della fusione del nome Portuense, inteso non solo come importante accezione territoriale, con il nome di Arvalia, a ricordo dell’antichissimo collegio sacerdotale dei Fratres Arvales. I Fretres Arvales erano sacerdoti addetti al culto degli antichi dei Arvali, divinità che proteggevano l’agricoltura. Pertanto rappresentano la memoria storica più antica e prestigiosa del territorio del Municipio XV.

Municipio XIII

Il XIII Municipio ha una popolazione di 195.021 abitanti ed è suddiviso in 10 zone urbanistiche.
E’ sicuramente sottostimato il dato ufficiale della popolazione se teniamo conto dell’incremento durante il periodo estivo e della popolazione straniera irregolarmente residente.

Il territorio compreso nei confini dell’attuale XIII Municipio ha subito, nel corso dei secoli, enormi mutamenti dal punto di vista ambientale, soprattutto in funzione delle variazioni nel corso del Tevere.

Negli ultimi 2.500 anni la linea di costa in corrispondenza della fascia deltizia del fiume ha subito un avanzamento di oltre 4 km, modificando profondamente l’aspetto geografico ed antropico della zona.

Il Tevere e la valle che esso percorre hanno un enorme valore storico per la presenza di numerosi siti archeologici d’epoca preistorica, romana e medievale, oltre ad un elevato rilievo naturalistico, per l’esistenza d’aree con equilibri geologici molto delicati.

Dai primi del ‘900 ad oggi il delta del fiume ha subito variazioni imputabili quasi esclusivamente all’azione dell’uomo tramite la costruzione di opere murarie, che hanno spesso messo a repentaglio un habitat naturale molto peculiare.

La fauna che popola il delta del Tevere è prettamente costituita da uccelli. Gabbiani comuni e reali, garzette, ghiandaie e aironi cenerini abitano i numerosi canneti. I rapaci diurni sono presenti con gheppi, poiane, sparvieri e nibbi bruni, mentre predatori notturni come allocchi e barbagianni trovano rifugio nei vecchi casali abbandonati.

Molti sono i piccoli mammiferi, come ricci, istrici, donnole e scoiattoli, oltre a vari rettili ed anfibi. Per quanto riguarda la flora locale, nella zona costiera troviamo la tipica macchia mediterranea, con sempreverdi come il leccio, l’alloro e il pungitopo.

Nelle fasce interdunali continuano a formarsi delle “piscine”, dov’è possibile trovare farnie, olmi, pioppi bianchi e frassini, antichi relitti dei vasti boschi impaludati che popolavano la zona prima della bonifica.
Dopo molti anni quest’ultimo tratto di fiume è nuovamente aperto alla navigazione turistica, che dovrà però rispettare sponde, fondali, flora e fauna locale.

In epoca romana, in prossimità della foce lagunare, in seguito all’evaporazione dell’acqua salmastra si venivano a formare numerose saline. Queste erano sfruttate al massimo, visto che nel periodo si faceva largo utilizzo di sale per la conservazione dei cibi.

In epoca medioevale il territorio è stato interessato da una fase erosiva che, soprattutto a causa delle continue piene del fiume, ha determinato un cambiamento della linea di costa sempre più accentuatosi nei secoli.

Solo nell’ottocento il delta del Tevere ha assunto le caratteristiche attuali, creando lungo la costa una fascia sabbiosa e all’interno una zona paludosa, più bassa rispetto al livello del mare, invasa da stagni piccoli e grandi, come quello di Ostia e quello di Maccarese.

Nell’area imperversava la malaria, tanto che, agli inizi del novecento, si dovette procedere ad un’opera di bonifica per prosciugare le paludi mediante la creazione di sistemi d’idrovore e numerosi canali. L’aspetto della zona cambiò così nuovamente.

Negli anni ’50 si ripresentò impellente il problema dell’erosione, dovuto soprattutto alla costruzione di sbarramenti e al prelievo di sabbia nel bacino del Tevere, nonchè alla progressiva scomparsa del tratto di macchia mediterranea dalla duna costiera.

Questo particolare tipo di vegetazione, propria del nostro territorio, è una formidabile difesa naturale contro l’erosione marina. Oggi delle dune (presenti in pochissimi tratti di costa italiana) rimangono tracce solo nella zona di Castel Porziano e Capocotta.
Vari interventi sono stati effettuati per contrastare il fenomeno erosivo, come la costruzione di scogliere artificiali davanti ai nostri litorali.

Bonifica delle zone paludose

Una buona parte delle aree agricole e di quelle urbanizzate del nostro territorio si trova al di sotto del livello del mare e fino ad un centinaio di anni fa era occupata da stagni ed acquitrini. Sui due lati del fiume Tevere erano situati due vasti laghi costieri. Da una parte vi era lo “stagno di Ostia”, che si estendeva dal quartiere Saline fino ad occupare buona parte dell’Infernetto ed aveva il Canale dei Pescatori come emissario, dall’altra invece lo “stagno di Maccarese”, dov’è attualmente collocata la tenuta agricola. In tali zone paludose da secoli imperversava la malaria, particolarmente virulenta, che limitava la popolazione locale a sporadici allevatori di vacche e bufale e carbonai.

Verso la fine del 1800 venne varata dal Governo Italiano una legge di bonifica del territorio, per debellare la malattia dalle zone litoranee della capitale. Un tentativo era già stato effettuato qualche anno prima dallo Stato Pontificio, ma senza alcun esito positivo. A risolvere il problema il 25 novembre del 1884 giunsero dalla Romagna alcune centinaia di braccianti ravennati, specializzati nel settore idraulico. Il loro lavoro fu immane; sperduti nella desolazione dell’agro molti morirono di stenti o contagiati dal morbo. Ma sebbene armati di sole pale riuscirono miracolosamente a prosciugare le paludi, realizzando canali per 94 Km e numerosi impianti di sollevamento delle acque detti “idrovore”, per la prima volta attivate il 16 dicembre 1889. Come veri pionieri i romagnoli riuscirono a popolare un territorio quasi disabitato, portando usi, costumi e tradizioni della loro terra. Ed il primo luglio del 1893 ci fu il primo raccolto frutto dei terreni bonificati.

Municipio XII

Il territorio compreso nel Municipio Roma XII del Comune di Roma presenta una superficie sostanzialmente divisa in due parti, una compresa all’interno del G.R.A intensamente urbanizzata, con pochi tratti a verde naturale, ed una esterna allo stesso dove la situazione è rovesciata con pochi tratti urbanizzati e paesaggio dominante naturale.
La morfologia del territorio è quella tipica dell’Agro, sostanzialmente la stessa da 3.000 anni a questa parte: un alternarsi di basse colline e strette valli fluviali solcate da un fitto reticolo di corsi d’acqua che scendono dai Colli Albani. Accurate ricerche geologiche e paleontologiche hanno permesso di ricostruire la genesi di questo paesaggio, a partire da circa 7-800.000 anni fa, quando in conseguenza dell’ultima inversione del campo magnetico terrestre è entrato in eruzione il Vulcano Laziale.

Il Vulcano eruttando grandi quantità di materiali piroclastici (tufi e pozzolane, oggi osservabili un po’ ovunque) ed effusivi (lave basaltiche, oggi visibili sulla via Laurentina all’altezza di Vallerano), ha coperto gran parte del territorio con una coltre spessa decine di metri, successivamente erosa dai corsi d’acqua.
I prodotti vulcanici si interrompono a ridosso dell’antica linea di costa, oggi corrispondente all’incirca con la valle del Fosso di Malafede, dove vengono sostituiti da materiali sedimentari quali sabbie e ghiaie, accumulati lungo le antiche dune e sui terrazzi costieri, oggi attraversati dalla via Colombo all’altezza di Vitinia.
Le colline composte dai suddetti materiali sedimentari sono state sfruttate da cave di sabbia e ghiaia che con la loro attività hanno portato allo scoperto delle pareti in cui è possibile leggere la storia degli ultimi 700.000 anni, anche attraverso la presenza di grandi quantità di fossili e di strumenti litici costruiti dagli antichi abitatori del luogo.
In questo ambiente dominato dalle eruzioni del Vulcano, su di un paesaggio che si stendeva alle foci di un grande fiume, circondato da lagune costiere, si muovevano almeno dal paleolitico medio, bande di cacciatori appartenenti al tipo umano detto di Neanderthal. Delle attività di questi antichi abitatori, qui attirati dall’abbondanza di fauna, ci rimangono quantità enormi di oggetti fabbricati scheggiando le selci, rinvenuti un po’ ovunque ma particolarmente nella valle del Risaro in località Quartaccio.
Molti degli accampamenti vennero frequentati intensamente per migliaia di anni, fino ad essere sostituiti dai villaggi del neolitico, popolati da tipi umani più evoluti che praticavano le prime forme di agricoltura ed allevamento. Nell’età del bronzo la maggior parte degli insediamenti, di cui il nostro territorio è ricco, subisce uno spostamento in luoghi difesi naturalmente, segno evidente che le migrazioni di altri popoli avevano aumentato la conflittualità.
Nell’età del ferro due centri assumono un ruolo egemonico nell’area, quello cosiddetto del Laurentino e quello più grande di Decima.

Sull’attribuzione dei nomi di questi centri ancora non è stata fatta luce, in quanto le fonti storiche (Tito Livio narra di come sotto Re Anco Marcio, Roma si espanse verso il mare assaltando e distruggendo tre centri Tellenae, Politorium e Ficana) non sono state suffragate come è avvenuto altrove, (Ficana oggi corrispondente ad Acilia, dove è stata ritrovata una epigrafe) da conferme archeologiche. Di certo questi centri erano abitati da popoli Latini (Prischi Latini), piuttosto prosperi che praticavano il commercio, l’agricoltura e l’allevamento, non trascurando alcune industrie. Lo scavo parziale delle necropoli di Castel di Decima e del Laurentino ha restituito centinaia di corredi eccezionali, mentre rimangono da scavare gli abitati.
Con il periodo romano il territorio viene intensamente abitato e coltivato, tranne una vasta estensione di foresta, oggi corrispondente alla Tenuta di Castel Porziano ed ai boschi di Decima; di questo lungo periodo emergono i resti ovunque: ville, strade, necropoli, fra le quali spicca quella rinvenuta nel 1993 a Vallerano. In questa località venne scoperta e scavata una tomba di una fanciulla del II sec. d.C. contenente un corredo ricchissimo, oggi esposto al museo nazionale romano di Palazzo Massimo.
Nel medioevo tutto il territorio subisce le sorti comuni al resto della Campagna Romana, e numerose torri e ben quattro castelli (Decima, Olibanum, Leonis, Romano) assicurano il controllo militare.
Due aree protette interessano oggi il Municipio Roma XII., istituite nel 1997 con legge regionale dopo anni di battaglie da parte di cittadini ed associazioni: la Riserva del Laurentino Acqua-Acetosa, che tutela l’area archeologica omonima e frammenti di Agro lungo la via Laurentina all’interno del GRA, e la Riserva Naturale di Decima-Malafede, estesa 6.300 ha compresi fra la Tenuta di Castel Porziano e la Laurentina.
In queste Riserve sono tutelati estesi boschi di querce, aree umide, pascoli e paesaggio agrario; in particolare Decima costituisce lo scrigno della biodiversità della costa tirrenica. Degli studi condotti dal WWF in questa area è stato accertata la presenza di oltre 120 specie di uccelli, 14 rettili, 21 mammiferi, 13 pesci, 8 anfibi, mentre il censimento floristico ancora in corso ha fin qui catalogato oltre 1000 specie vegetali, di cui molte rare od addirittura date per estinte da precedenti studi.
In tutte le località di maggior pregio vengono continuamente svolte visite guidate rivolte ad adulti e scuole ed attività varie di conservazione.

Municipio VIII

L’ottavo Municipio è uno dei cinque più popolati a Roma. Su una superficie di 11.335,46 ettari risiedono infatti 199.993 persone: la presenza di grandi spazi aperti e in parte coltivati garantisce però una densità abbastanza bassa, pari a 17,6 abitanti per ettaro. Sul territorio, in passato fortemente segnato dall’abusivismo edilizio, si alternano numerose ex-borgate -tra cui Torre Angela, Torre Gaia, Finocchio, Borghesiana- attualmente oggetto di Piani particolareggiati di recupero (Programma di Recupero Urbano Tor Bella Monaca) e di Programmi integrati (Programma Integrato Lunghezzina-Via Donegani)- e quartieri di edilizia residenziale pubblica di recente edificazione, come Tor Vergata e Tor Bella Monaca. Tor Bella Monaca è interessata da un Programma di recupero urbano ed è stata oggetto negli anni scorsi del Programma comunitario Urban, mentre per Borghesiana è stato redatto un Programma di riqualificazione

Tor Vergata è una centralità di livello metropolitano: al suo interno si collocano infattila Seconda Università e numerosi istituti di ricerca, tra cui il CNR, uffici direzionali pubblici e privati, mentre a poca distanza, ma già nel territorio del Comune di Frascati c’è la sede della Banca d’Italia. Attualmente Tor Vergata è raggiungibile su ferro con la Ferrovia metropolitana Roma-Frosinone (FM6), in futuro sarà collegata alla città anche da una diramazione della metro C, il cui prolungamento -costituito da un tratto della Ferrovia Roma Pantano- serve già l’ottavo Municipio. Altre centralità di livello metropolitano sono Torre Spaccata, a ridosso del Parco di Centocelle, per la cui progettazione è stato bandito un concorso di idee e Ponte di Nona, dove verrà rilocalizzato il mercato di Porta Portese.

L’intero territorio è poi costellato di emergenze storico archeologiche, dalle numerose torri al castello medioevale di Torrenova, dalla villa romana di Tor Vergata ai resti di insediamenti latini preromani a Gabi. Dal punto di vista della viabilità si è studiato, con l’obiettivo di scaricare dal traffico la via Casilina e la via Prenestina, un potenziamento mediante la nuova via Gabina, che verrà agganciata al Raccordo Anulare da un nuovo svincolo.